L’arbitro Minelli dovrebbe tornare a scuola a imparare la storia. Il ministro Lotti dovrebbe fare qualcosa. L’esempio del dirigente della squadra veneta del Dolo
L’arbitro Minelli dovrebbe tornare a scuola
Ho rivisto solo ieri sera le immagini della collera e della mortificazione di Sullay Muntari, il giocatore del Pescara bersagliato da ululati razzisti dei tifosi del Cagliari. Che tristezza l’arbitro Minelli che prima che a Coverciano andrebbe mandato a scuola. Scuola e punto. A imparare la storia. Del colonialismo e del nazifascismo. E quel cartellino giallo vibrato come una coltellata nei confronti della vittima della bestialità razzista, è una cattiva immagine che andrebbe censurata. Non contento, l’arbitro di fronte all’abbandono del campo ha espulso il povero Muntari.
Che fa il ministro Lotti?
C’è qualcosa che non funziona e il ministro dello Sport Lotti e gli organismi federali dovrebbero correre ai ripari. Se fossi stato io a dover decidere lì per lì sul campo, avrei chiesto al Pescara (ma anche al Cagliari per solidarietà) di sospendere la partita. Di tornare negli spogliatoi perché il problema non è solo di Muntari. Anzi non è di Muntari che ha esercitato una forma di lotta non violenta che andrebbe premiato. Il problema è l’indifferenza è il cinismo delle società, della Federcalcio, degli arbitri, dei tifosi.
Il dirigente del Dolo
Io sto dalla parte di Muntari e del dirigente del Dolo (Venezia), una squadra di calcio della Promozione che, questo inverno, ha preso per le orecchie un tifoso del Dolo gli ha risarcito il prezzo del biglietto e lo ha cacciato. Il predetto aveva rivolto ingiurie razziste contro il giocatore Gansane del Vedelago.
Due forme estreme di lotta non violenta al razzismo. Da diffondere, estendere.