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Capello: «I manichini di Roma non sono goliardia, in Italia si tifa per mestiere»

L’intervista al Corriere della Sera dell’ex tecnico di Milan, Juve e Roma: «Anche per le società è arrivato il momento di esporsi per condannare certi gesti».

Capello: «I manichini di Roma non sono goliardia, in Italia si tifa per mestiere»

L’intervista al Corriere della Sera

Fabio Capello, ex tecnico di Juventus, Milan e Roma, è stato intervistato dal Corriere della Sera in merito ai manichini e agli striscioni post-derby apparsi in zona Colosseo. Il suo attuale lavoro come commentatore tecnico (a Fox Sports) apre il dibattito sul primo tema, quello dell’educazione sportiva: «Dieci giorni fa ero al Bernabeu, lo stadio del Real Madrid. Messi ha segnato il gol della vittoria del Barcellona all’ultimo minuto, si è tolto la maglietta, ha esultato davanti a tutti e il pubblico è rimasto in silenzio: ha rispettato un grande. Questa è educazione sportiva, non la nostra. Negli altri paesi si divertono alla partita, ci vanno tranquilli, con un panino in mano; da noi si va allo stadio solo per offendere. In Inghilterra applaudono la loro squadra quando retrocede, perché riconoscono ai giocatori l’impegno, l’applicazione: da noi quando succede? In Italia ho visto solo i tifosi del Frosinone applaudire la squadra nonostante la retrocessione».

Da sempre, Capello è un oppositore del mondo ultras. Sua la frase sul calcio italiano ostaggio dei gruppi organizzati: «Ho sempre detto che c’è chi fa il tifoso di mestiere: non è normale, è una sottocultura. Poi commettono gesti esecrabili come quello di Roma: dov’è lo sport in certi episodi?».

Goliardia

Il controgiudizio di Capello sul giudizio della Lazio, che ha derubricato a “goliardia” i fatti di ieri: «Sì, goliardia: ciao… La goliardia è provocazione, appartiene agli artisti. Come Maurizio Cattelan quando appese i bambini all’albero in un parco di Milano. Scoppiò la polemica, ma era un modo per provocare, arte. Che facciamo ora definiamo gli ultrà artisti? Si fa un gran parlare poi viene fuori il caso Muntari e c’è chi lo giustifica dicendo che solo l’1% dei tifosi ha fatto cori razzisti. Ci mettiamo a discutere sulle percentuali e perdiamo di vista il problema».

Come ripartire: «Bisognerebbe far rispettare le regole, ma c’è troppo lassismo. La soluzione la trovi chi ha il timone del calcio. L’atteggiamento dei calciatori è sbagliato quando buttano la palla fuori se un avversario prende una minima botta in campo. E che quando vincono vanno a festeggiare sotto la curva, la stessa curva che non accetta la sconfitta e pretende che si tolgano la maglia. Perché vanno sempre e solo dagli ultrà a ricambiare gli applausi? Rimangano al centro del campo e si rivolgano a tutti, non solo alla curva, perché tutti sono partecipi dell’evento».

Il ruolo delle società

«È arrivato il momento di esporsi, anche per loro. Non si può continuare a giustificare, inventarsi parole e aggettivi per attenuare anziché condannare in modo fermo certi episodi». È la crociata di un professionista del calcio coerente con la sua linea, questa linea. Da sempre. È Fabio Capello.

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