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Bianchi sul caso Totti-Spalletti: «Rispetto per il tecnico, altrimenti un referendum per ogni cambio»

Ottavio Bianchi, ex della Roma (e del Napoli), difende l’autonomia del tecnico giallorosso e dell’allenatore in senso assoluto: «Guai a farsi condizionare».

L’intervista alla Gazzetta

Ottavio Bianchi difende Spalletti. Anzi, difende un’intera categoria dai condizionamenti dei tifosi, dal concetto di cambio obbligato, dall’idea che il rispetto debba essere solo per i giocatori in quanto bandiere. Questo, in sintesi, il pensiero espresso in una breve intervista alla Gazzetta dello Sport sul caso Totti.

Si parte da un precedente simile: il giornalista della rosea, Davide Stoppini, ricorda come «Il 28 novembre 1990, ottavi di Coppa Uefa, Roma-Bordeaux: sul 5-0, al 35’ st, l’allenatore Ottavio Bianchi fa entrare Bruno Conti, con il quale è in cattivi rapporti, su «richiesta» dell’Olimpico. Sarà l’unica presenza stagionale: Conti a fine campionato si ritirerà». Questa la risposta di Bianchi: «Guardi, non è vero che l’Olimpico mi spinse a far entrare Conti. Avevo i miei buoni motivi, non gli mancai di rispetto. Lui può dire quello che vuole, anche a distanza di anni, cosa vuole che me ne importi? La verità è che nessuno come l’allenatore conosce le dinamiche di spogliatoio».

«La cosa che va sottolineata – prosegue Bianchi – è la differenza tra chi fa la dama di compagnia e chi fa l’allenatore. Si dice tanto di rispettare i giocatori, io dico che è giusto rispettare i tecnici. A Milano c’era un risultato da portare a casa e un obiettivo da inseguire, per questo Spalletti ha scelto di non far entrare Totti. Nonostante la passerella, che si concede per la standing ovation, magari sul 4-0 si fa uscire un calciatore. Totti non sarà ricordato come un giocatore banale. Banale invece sarebbe stato concedergli quei 5’. I tifosi possono pensare quello che vogliono, ma guai a farsi condizionare. Altrimenti arriveremo prima o poi a indire un referendum prima di una sostituzione». Poco ci manca, in effetti.

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