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Napoli-Udinese: il signor gelato, gli sponsor, Pin e Catellani

La sfida del 1979 tra azzurri e friulani: scambi di mercato, il signor Sanson e le idee pioneristiche per le divise da gioco. Vinsero gli azzurri per 1-0.

Napoli-Udinese: il signor gelato, gli sponsor, Pin e Catellani

Cominciare in casa propria

Teofilo Sanson, tutto iniziò con lui. Un personaggio d’altri tempi. Cavaliere del Lavoro, appassionato di ciclismo e di calcio, scopritore di Merckx, partì con un chiosco di gelati a Torino nel dopoguerra prima di costruirsi un piccolo impero. Nel 1978 si inventa la prima sponsorizzazione sulle maglie e pensa bene di iniziare in casa, da Udine, con l’Udinese, mettendo in bella evidenza il suo marchio di fabbrica. Gelati Sanson, chi li ricorda?

Ovviamente la pubblicità sulle maglie dei calciatori, quando già il Guerin Sportivo si faceva portavoce di una campagna a favore delle sponsorizzazioni nel calcio, era vietata dalla Figc, ed allora il “signor gelato” che fa? Aggira l’ostacolo e piazza il suo brand sui pantaloncini suscitando comunque polemiche e discussioni che oggi, a vedere le maglie con tre sponsor, sanno un pò di calcio antico. Lo stato del football non ci sta, multa la società ed ordina immediatamente la rimozione della scritta dai pantaloncini. Prima che tutto venga spazzato via, che si metta una pietra tombale sull’idea del Sanson, diventano immagini da ‘atterraggio lunare’ quelle in cui si vedono i giocatori bianconeri schierati in campo al Friuli, tutti belli allineati, tutti in fila a mostrare la rivoluzionaria scritta sui mutandoni.

Venne poi la Ponte

Da allora in poi, infatti, all’Udinese sarà vietato scendere in campo con qualsiasi scritta pubblicitaria. I poveri giocatori l’avrebbero dovuta solo tatuarla sulla pelle, ahimè. Ma una lampadina si era accesa nella mente dei padroni del vapore, qualcosa iniziò a frullare in testa ai presidenti, ai manager e alle grandi industrie che erano dietro alle squadre del campionato di serie A. Lo sponsor sparì dalla mise dei giocatori ma in compenso, sotto la guida di Giacomini, l’Udinese conquistò la Serie A dopo 18 anni di assenza.

Passarono solo pochi mesi, il campionato 1979-80 stava per iniziare e il Perugia, questa volta nel massimo campionato, copiò l’idea di Sanson ed il marchio del pastificio ‘Ponte’ apparve sulle maglie di Salvatore Bagni, Novellino, Vannini, Paolo Rossi e compagnia. Il brand all’inizio fu messo solo sulle tute con cui i giocatori scendevano in campo, successivamente l’azzardo totale, lo stemma del pastificio apparve sulle maglie rosse dei grifoni.

Come il presidente D’Attoma e il general manager Ramaccioni aggirarono l’ostacolo? Dissero che la ditta Ponte era una ‘fornitura tecnica’ e la squadra, nonostante le rimostranze della Figc continuò a giocare con quelle maglie per diverse partite. Si comprese che, forse, certo pionerismo stava per finire, le squadre di serie A erano ormai pronte al grande salto. Infatti, l’anno dopo, la ufficializzazione degli sponsor sulle maglie fu cosa fatta. Anche il Napoli sembrò affrettare i tempi e, prendendo spunto dal Perugia, per il torneo 1980/81 scese in campo con il marchio Snaidero solo sulle tute mentre nel campionato successivo, con la liberalizzazione, potè mettere le sue “cucine” sulle maglie.

Industriarsi

Sanson, un uomo ed un imprenditore con una bella storia alle spalle, una gioventù trascorsa a vendere gelati dovunque. Con un chiosco, un carrettino, nei bar, sulle spiagge di Jesolo. Nell’estate del 1979 arrivò al calciomercato dell’Hilton con la fama dell’ innovatore, del presidente nouvelle vague, di colui che portava idee nuove nel mondo del calcio ed intuiva le potenzialità di soldi che arrivavano da aziende, soprattutto alimentari, per far rifiatare le anemiche casse delle società. Senza pay tv, con il calo degli abbonamenti e di presenze allo stadio (il 1980 fu l’anno del primo scandalo delle scommesse), da dove potevano arrivare i soldi per mantenere le società?

Gli altri dirigenti erano fermi alle maglie storiche, rigorosamente senza scritte, mentre lui non ebbe paura di ‘sporcarle’ con un marchio. Si mise un bel pensiero in testa, far rinverdire i fasti dell’Udinese di una volta, dare continuità ad un progetto e tenere la squadra per diversi anni consecutivi in serie A. Certo l’Udinese che dava spettacolo e che arrivò seconda dietro al Milan nel 1954/55 (la squadra fu poi retrocessa per illecito sportivo) era un lontano ricordo ma si poteva provare a fare calcio anche in provincia, lui ci credeva.

Mercato

Ed allora il ‘signor gelataio’ intrecciò contatti un pò con tutti, voleva costruire una squadra che fosse un mix di esperienza e gioventù senza smantellare il telaio che li aveva portati in A. Prese Galli dal Vicenza in porta, Osti dall’Atalanta, un signor terzino, Arrigoni dal Cesena e fece doppietta col Napoli.

Chiese, infatti, a Ferlaino sia Catellani che Pin, due giocatori che non avevano dato il contributo sperato alla squadra, un difensore roccioso ma forse un pò lento che avrebbe dovuto sostituire Vavassori e un classico “10” che doveva far dimenticare Ciccio Esposito e crescere sotto la regia di Juliano. L’ingegnere non pretese contropartite tecniche, volle ed ottenne solo danaro che Sanson gli diede acquisendo i due giocatori del Napoli.

Napoli

L’11 novembre del 1979 l’Udinese delle belle speranze viene a Napoli, è la prima volta per molti di loro in uno stadio così grande. Gente chiamata Leonarduzzi, Fellet, Sgarbossa, Fanesi erano abituati ai campi della C e della B, a supportarli c’era solo l’esperienza di Del Neri in cabina di regia, di Catellani dietro, di Pin in mediana e di Galli in porta. Vriz e Vagheggi, le due punte, fecero il solletico a Ferrario e Vinazzani, schierato terzino nell’occasione per l’assenza di Bruscolotti.

Una pioggia violenta all’inizio della partita rese il San Paolo un acquitrino e solo nella ripresa qualche sprazzo di sole fece capolino su Fuorigrotta. Il botteghino disse “6 mila spettatori paganti più 39000 abbonati”. Oggi 45000 spettatori vanno allo stadio per le partite di cartello, “i tempi stanno cambiando” diceva Bob Dylan, anzi sono cambiati. La gara subì la sua svolta col gol di Speggiorin, l’unico di tutto il campionato, 4 quelli del bomber Damiani, che sfuggì proprio a Sauro Catellani e beffò Galli appena entrato in area.

Una vittoria che sembrò allontanare la crisi di risultati e di gioco che la squadra stava attraversando, il prodotto di un continuo cambiamento di moduli che non portò da nessuna parte. Da ricordare anche un salvataggio miracoloso di Filippi sulla linea di porta che arpionò il pallone sfuggito dalle mani del “Giaguaro” Castellini, salvando i due punti. Un partitone lo fece Nino Musella, al suo esordio stagionale con la squadra della sua città, che replicò la ottima gara fatta in Coppa Uefa contro i belgi dello Standard Liegi.

Ieri e oggi

Oggi Catellani fa l’agente FIFA, gira i campi di Europa a scovare giovani, sopratutto nei paesi del Nord ed è stato il primo a segnalare alle squadre italiane un talento come Milinkovic Savic. Non ha dimenticato le sue origini lombarde, continua a tifare per l’Inter, nel cui vivaio ha giocato prima di spiccare il volo in serie A, e come Pin ha compiuto 64 anni. Col Napoli vinse la Coppa di Lega Italo-Inglese nel 1976 e mise insieme 44 presenze complessive in tre anni di militanza.

Di Livio Pin, scuola Juventus, di cui si ricordano le collanine ed i braccialetti anche in campo, il bel tiro da fuori area, il suo essere fuori dalle regole pur avendo un talento che sfruttò solo a sprazzi, non si hanno notizie recenti. Il suo palmares col Napoli, 45 presenze e 5 gol in due anni, è nullo ma vinse proprio con l’Udinese la Mitropa Cup nel 1979/80 senza, tuttavia, riuscire ad essere decisivo per evitare la retrocessione dei friulani in B.

Fu il Calcioscommesse, che retrocesse d’ufficio il Milan e la Lazio, che diede ai bianconeri di Sanson, che poi cedette la società a Mazza, l’opportunità di fare altri anni di A fino al 1986/87 prima di una mesta ricaduta tra i cadetti. Pin smise nel 1987 col Venezia e, come era prevedibile, uscì dal mondo dorato del calcio. Era troppo anarchico per sottostare ai compromessi e di lui mi piacerebbe, un giorno, leggerne le memorie. Magari scritte di suo pugno.

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