Ibrahimovic al Napoli è utopia. Ma riporterebbe il risultato e l’agonismo al centro del villaggio

Il principale punto debole del Napoli di Sarri è la lettura agonistica della partita. Ibrahimovic ce l'ha dentro proprio come Obelix che da piccolo è caduto nella pozione magica.

Sabatini:

Lo sappiamo che non verrà

Zlatan Ibrahimovic. Trentasei anni ad ottobre. Quasi cinquecento reti nella sua carriera, per limitarci alle partite ufficiali. Quindici gol in questa stagione in Premier con la maglia del Manchester United che è sesto in classifica a 17 punti dal Chelsea di Conte. Ibra è quinto nella classifica cannonieri. In testa ci sono Harry Kane e Lukaku con 19. Altri cinque gol li ha segnati in Europa League e altri cinque nelle Coppa d’Inghilterra. In tutto fanno 25. Per ora.

Zlatan Ibrahimovic è stato da qualche giorno accostato al Napoli. Accade ogni anno. Accadde anche nell’estate 2013, il primo anno di Rafa Benitez, quando poi arrivò Gonzalo Higuain. Ha sempre espresso il desiderio di giocare a Napoli, al San Paolo. Ovviamente Zlatan Ibrahimovic non verrà, come non è venuto tre anni fa. È l’investimento tipico del Napoli di quarant’anni fa e oltre. Non quello del Napoli di De Laurentiis.

Non ha un buon feeling con la sconfitta

Eppure Zlatan Ibrahimovic farebbe bene al Napoli. Non tanto in campo, per quanto uno come lui non è che abbasserebbe il livello tecnico della squadra. Ma soprattutto fuori. Soprattutto nella narrazione del Napoli. Zlatan Ibrahimovic, pur avendo perso tanto soprattutto in Europa, non ha un buon feeling con la sconfitta. Ha una discreta percezione di sé, per usare un eufemismo. Ha perso abbastanza. Per dirne qualcuna, il Barcellona con lui perse la Champions proprio contro quell’Inter che lo aveva venduto a peso d’oro per realizzare l’accoppiata Milito-Eto’O. Il Barcellona con lui perse anche perché lui in quella squadra era come l’acqua con l’olio. Parlavano due lingue diverse lui e Guardiola, il calcio di Zlatan e quello di Messi Iniesta Xavi.

Il deficit del Napoli nella lettura agonistica della partita

Zlatan Ibrahimovic, però, ancorerebbe la narrazione calcistica napoletana a un concetto che in questo periodo ogni tanto è parso passare in secondo piano: il risultato. Il Napoli – e l’ambiente Napoli – ha nella lettura agonistica della partita il proprio tallone d’achille. Fatica a introiettare i momenti del match. Quando scalare. Quando frenare. Quando accelerare. Quando spingere a tutta. Quando sorpassare. Quando non far passare l’avversario pure con le brutte. È il principale limite del Napoli.

Il Real Madrid

Qui ci siamo beati del primo tempo contro il Real Madrid – squadra contro cui non avremmo potuto mai vincere per il divario in campo – senza soffermarci su quale fosse stato il loro approccio, quale il loro obiettivo. Che magari non è mai stato quello di dare spettacolo, ma solo di portare a casa il risultato magari alla prima accelerazione. E così è stato. Hanno segnato alla seconda sgasata – alla prima hanno colpito il palo con Cristiano Ronaldo – e alla seconda hanno raddoppiato.

Il cambio di ritmo

Il Napoli, a partire da Sarri che pure terminato l’ardore agonistico rilascia dichiarazioni che vanno in questa direzione, deve imparare a giocare la partita. C’è un motivo se il ciclista vincente non scatta a ottanta chilometri in arrivo, e si riserva per il finale. Non si può giocare sempre allo stesso livello. E soprattutto non serve a niente. Se l’obiettivo è il risultato. Poi l’obiettivo può essere lo spettacolo e vale il discorso fatto oggi per la Premier, ma la Serie A non ha la managerialità del calcio inglese. Il Napoli ha da sempre nella incapacità di variare il ritmo, nell’addormentare la partita il suo punto debole. A Torino contro la Juventus, in Coppa Italia, al di là degli episodi arbitrali, abbiamo giocato male sia sull’1-1 sul 2-1 due risultati che ci sarebbero andati più che bene.

Zlatan Ibrahimovic a Napoli riporterebbe il risultato al centro del villaggio. Contribuirebbe a riportare la gerarchia dei valori al vecchio standard italico: vincere è meglio che pareggiare. Potrebbe aiutare Sarri nella conversione del Napoli a una lettura agonistica della partita. Zlatan nella pozione della lettura agonistica è caduto da piccolo, proprio come Obelix in quella magica.

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