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Perché Napoli ha risparmiato al questore il consueto orwelliano minuto d’odio

Napoli dà il meglio di sé contro lo straniero reo di lesa napoletanità: da Bargiggia a Mughini. Col questore pare butto (e ne abbiamo paura). Ma anche il questore è stato reticente.

Perché Napoli ha risparmiato al questore il consueto orwelliano minuto d’odio
Il questore di Napoli Guido Marino

Da Bargiggia a Nina Moric a Mughini

Il questore di Napoli Guido Marino ha definito l’intera cittadinanza reticente e carente di senso civico. Un j’accuse terribile, in risposta alla tesi dello “stato assente”, che viene da uno dei più altri rappresentanti dello Stato in città.

Reazioni? Praticamente nulle, come fa notare Massimiliano Gallo, specialmente se paragonate alle levate di scudi recentissime contro Mughini (Mughini!), reo di aver negato una identità napoletana al di fuori del calcio. Negazione, tra l’altro, che è avvenuta non in un saggio né in una solenne intervista a tutta pagina, ma con un commento da salotto, durante una trasmissione tv, durato una manciata di secondi (e mentre si parlava di Maradona).

Nemmeno un tweet di de Magistris

Il sindaco de Magistris non ha dedicato al questore nemmeno un tweet con invito all’emozionofagia, non si si è parlato di sputtanapoli, nessuna traccia di indignazione popolare e diffusa, non sono pervenute storie del bidet e della prima ferrovia d’Italia, Erri De Luca non ha sentito il bisogno di farci sapere che considera valore il vento e il sole, come fa quando i quotidiani pubblicano le loro classifiche sulla qualità della vita in cui siamo perennemente agli ultimi posti.

Napoli se la prende solo con lo “straniero”

Perché? Una possibile risposta è proprio la smentita di quello che ha affermato Mughini: Napoli una sua identità, oltre a quella calcistica, ce l’ha. È una identità in contrapposizione e, precisamente, in contrapposizione allo “straniero”. I nostri panni sporchi vanno lavati rigorosamente entro le mura. Se una critica, una battuta, un insulto provengono dai barbari (dove lo straniero, il barbaro, non è colui che non ha natali napoletani, basta che non viva qui): apriti cielo.
Così, periodicamente, abbiamo il nostro orwelliano minuto d’odio. Nell’invettiva contro Nina Moric e Bargiggia, Saviano e Giletti, lo sconosciuto giornalista del tg Piemonte (leggete in questo pezzo che levata di scudi) e Godina (un triestino assaggiatore di caffè), le redazioni di Report e L’Espresso, nella retorica dello “sputtanapoli” i napoletani (rectius: i residenti a Napoli) trovano la loro identità. Una identità comoda, perché non prevede il confronto.

Del questore abbiamo paura e poi pare brutto

Con il non residente non ti capita di avere a che fare, di prendere il caffè. Non rischi di trovartelo davanti. In fondo le ragioni per le quali nessuno risponde al questore sono le stesse per cui non si denuncia il parcheggiatore abusivo che sta sotto casa nostra da vent’anni: un po’ pare brutto e un po’ abbiamo paura.
Il questore ha pure attaccato Scarciello, il salumiere che ha rilasciato un’intervista “scomoda” ma che, a quanto pare, con la squadra mobile non ha voluto parlare.

Quello che il questore, però, non ha detto

Quello che non ha fatto, nella lunga intervista, è rispondere alle domande che Scarciello poneva: perché accanto al suo negozio (e a pochi metri dalla stazione di polizia) è tutto abusivo, dal parcheggio, al mercato, al cantiere? E non ci ha nemmeno spiegato perché, noi cittadini disarmati, non dovremmo aver paura di (parole sue) “quei quattro smidollati che vanno sparando” e ci dovremmo invece fidare di quelli (smidollati pure loro?) che non riescono nemmeno a farci parcheggiare l’auto in santa pace. Il senso civico o la sua assenza non sono dati genetici, sono comportamenti sociali determinati dal contesto. La teoria delle finestre rotte si appresta a compiere 35 anni, ma a Napoli, a sentire il Questore, pare non abbia fatto breccia.
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