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Payet, i legamenti e il «bullismo da calciomercato»

Il Marsiglia “tenta” l’esterno francese con un’offerta faraonica, lui spinge per il trasferimento. Avrebbe dichiarato di rompersi entrambi i legamenti, ma queste parole non trovano verifica.

Payet, i legamenti e il «bullismo da calciomercato»

Un esempio del calciomercato di oggi

Stanno succedendo delle cose strane, in Inghilterra. Dimitri Payet del West Ham, durante la scorsa Premier League, è stato uno dei calciatori più decisivi. Più belli da vedere, più forti in senso assoluto. Tanto da guadagnarsi il posto da titolare nella Francia agli Europei di casa, mica bruscolini. Eppure, a Payet è bastata una sola stagione. Per chiedere la cessione, per forzare le dinamiche di calciomercato. Secondo le notizie circolate ieri, il calciatore avrebbe addirittura minacciato di «rompersi entrambi i legamenti» da solo nel caso il club non l’avesse ceduto al Marsiglia.

Questa dichiarazione, ripresa ieri (soprattutto in Italia) da molti giornali e in particolare da As, non trova più verifica. Anche sullo stesso As, quindi potrebbe anche non essere attribuibile a Payet. Eppure, non c’è bisogno di questa (incredibile, clamorosa) promessa di autolesionismo per modificare la reale situazione. Che descrive la realtà del calciomercato di oggi: decidono i calciatori, sempre e comunque. Nonostante i club cerchino di imporre i propri diritti, come sta facendo ora il West Ham. 

Bullismo

Anche se “bullied” non è letteralmente traducibile con “bullismo”, il senso dell’articolo del Guardian è proprio questo. Il club londinese, si legge, non ha alcuna necessità economica di vendere Payet. E quindi, esige un pagamento commisurato alla propria valutazione del calciatore, senza discussioni. Sullivan, presidente del club, avrebbe già rifiutato le prime offerte del Marsiglia. Vuole 35 milioni, l’OM arriva fino a 22. La squadra di Garcia ha “causato” questa disputa di mercato, offrendo a Payet un contratto da mille e una notte (si parla di uno stipendio netto di 8 milioni di euro l’anno). Per l’esterno offensivo, si tratterebbe di un ritorno in Provenza: due stagioni, dal 2013 al 2015, e 15 reti segnate.

In ogni caso, tutto resta da vedere. Si legge sempre sul Guardian della multa comminata al calciatore per «essersi rifiutato di giocare contro il Crystal Palace». Inoltre, ci sono anche le parole del capitano del West Ham, Mark Noble. Che si è detto «arrabbiato e deluso» dal comportamento del compagno, con cui non parla da una settimana. E che sta continuando a spingere per tornare in Francia.

Legamenti o meno, è una storia tipica del nostro tempo. Che deve far riflettere i tifosi sui reali poteri delle società nei confronti dei calciatori. Poteri contrattuali iniziali, poteri di risposta a grandi offerte che arrivano da altre società. Insomma, decidono loro. Siamo alla libera candidatura, all’autodeterminazione assoluta. L’esatto contrario del vincolo che esisteva in Italia fino a quando l’Assocalciatori riuscì a liberalizzare la contrattazione, a trasformarla in una scadenza temporale. Una scelta sacrosanta che ora, però, disegna uno scenario in cui i club non hanno più alcuna voce in capitolo. È il mercato di oggi, che funziona così. Può piacere o meno. Al West Ham, sicuramente non piace. E non ha proprio tutti i torti. Vediamo il club inglese fin dove riuscirà a spingersi. Potrebbe rappresentare un precedente importante.

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