La storia del calcio è piena di simili passi falsi. Assurdo discutere le scelte dell’allenatore, così come contestare l’attacco. Ma Sarri non si rifugi in quegli alibi che credevamo acqua passata.

È la storia del calcio
Si può pareggiare in casa col Palermo penultimo in classifica? Cero che si può. È la storia del calcio. Dello sport. Che, per fortuna, non segue tabelle e non asseconda il falso storico che vince sempre il più forte. Altrimenti non lo seguirebbe più nessuno. Potremmo dilungarci in un elenco infinito che spazi da Roma-Lecce a Juventus-Perugia a Inter-Atalanta, giusto per ricordare i casi più clamorosi. Ma quest’anno basterebbe limitarsi a Real Madrid-Eibar 1-1 o alla sconfitta casalinga dei blancos in Coppa Del re subita dal Celta Vigo. O ancora il ko interno in campionato del Barcellona contro l’Alaves, in questa stagione.
Venti punti nelle ultime otto partite
Poi che il pareggio casalingo contro il Palermo sia un passo falso è un’altra storia. È fuori discussione. Ma non è la fine del mondo. Il Napoli, nelle ultime otto partite di campionato, ne ha vinte sei e pareggiate due. Soltanto l’Inter (e forse la Juve se batte il Crotone) ha fatto meglio, ne ha vinte sette e persa una (a Napoli) per un totale di ventuno punti. Nel 2017 il Napoli aveva fin qui soltanto vinto: contro Sampdoria, Spezia, Pescara, Milan, Fiorentina. Sapete quanto battiamo sulla mentalità vincente, sul carattere. Ma francamente questa volta non riusciamo ad accodarci a chi dal pareggio contro il Palermo trae conclusioni sull’immaturità della squadra.
Le serate in cui non trovi il bandolo della matassa
Il Napoli ha giocato senza la solita convinzione, questo sì. Ha subito gol dopo pochi minuti e non è riuscito subito a raddrizzare la partita. A quel punto, un po’ il Palermo ha preso coraggio e un po’ il Napoli si è intestardito sulle stesse soluzioni senza peraltro trovare il guizzo vincente. Non ci appelliamo alla sfortuna, non lo abbiamo mai fatto, ma capitano serate in cui non trovi il bandolo della matassa e in cui i muscoli non rispondono come altre volte. Oppure il portiere avversario para tanto (commettendo anche una papera) e tu sbagli altrettanto. Il Napoli era reduce anche da due vittorie importanti, contro Milan e Fiorentina. Non è il pareggio contro il Palermo che ci chiude le porte della lotta scudetto (se mai fossero state aperte) né riapre quelle della lotta Champions (l’Inter sarebbe stata in corsa anche a meno cinque). È semplicemente il calcio, o se preferite lo sport.
Bizzarro discutere le scelte di Sarri
Anche delle scelte di Sarri è bizzarro discutere. Non amo Jorginho, gli preferirei sempre Diawara. Ma se abbiamo sei centrocampisti, o comunque cinque considerati titolari, è giusto farli ruotare. E poi Jorginho ieri sera, nel primo tempo, ha servito i suoi palloni. Lo stesso discorso vale per Allan e Zielinski. E per l’attacco. Basta una mezza partita in cui non segniamo più di un gol e si apre il dibattito. Discutiamo la squadra che ha segnato più di tutti in Serie A (48 gol contro i 44 di Juventus e Roma) e che ha in Mertens il quinto miglior cannoniere del campionato con 13 gol. Davanti a lui ci sono Dzeko, Icardi e Higuain con 15 e Belotti con 14.
L’elogio del tridente basso
Ha fatto bene Sarri a ricordare che è stato il tridente basso a regalare il Napoli del primato del miglior attacco. La memoria corta e i giudizi frettolosi non sono mai buoni consiglieri. Tridente che è nato, dal primo minuto contro l’Empoli (e che non fu schierato contro il Sassuolo) ha fruttato al Napoli trentuno reti in tredici partite: quasi due gol e mezzo a partita. Un’enormità. Discuterlo perché non abbiamo battuto il Palermo è semplicemente follia. Così come giudicare Pavoletti dopo due spezzoni di partita.
Fuori luogo quelle frasi sul Napoli giovane
L’unico aspetto che è piaciuto meno è stata quella considerazione di Sarri nel post-partita sul Napoli giovane. Come se l’allenatore volesse al primo intoppo nuovamente rifugiarsi nel consueto alibi. Francamente fuori luogo. Un po’ perché tanti giovani, come detto, sono rimasti fuori. E su questo non c’è nulla da dire. Un po’ perché non è incoraggiante che alla prima difficoltà ricompaiano gli stessi difetti comunicativi. Non abbiamo pareggiato perché giovani. Abbiamo pareggiato perché poco brillanti e perché non siamo robot. Il Napoli giovane è lo stesso che ci ha portato al terzo posto in classifica, in semifinale di Coppa Italia e agli ottavi di Champions League. Partite così fanno parte del calcio, Sarri lo sa meglio di chiunque altro.