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Lo stadio della Roma sempre più lontano: «Rischio esondazione»

Il progetto di Pallotta si sta impantanando nella palude burocratico-politica. Il parere contrario della conferenza dei servizi. E c’è l’ostilità dei 5 stelle.

Lo stadio della Roma sempre più lontano: «Rischio esondazione»
Il (possibile) nuovo stadio della Roma

L’inizio dei lavori era previsto a fine 2015

C’era una volta lo stadio della Roma. Il progetto che avrebbe sancito la svolta della società giallorossa. L’americanizzazione messa a sistema. Pallotta integrato col sistema Italia, anzi Pallotta che traina il sistema Italia. E invece pare che non andrà proprio così. La palude, non solo quella di Tor di Valle, burocratico-politica sta decisamente rallentando la nascita dello stadio annunciato in pompa magna a giugno 2015. I lavori sarebbero dovuti partire entro la fine di quell’anno. Utopia, ovviamente.

L’ostilità dei cinque stelle

Anche perché, nel frattempo, Roma ha cambiato sindaco. Non più Ignazio Marino che aveva firmato l’accordo per la costruzione dello stadio in cambio della risistemazione dell’area, con il prolungamento della linea B della metropolitana. La presa del Campidoglio da parte del movimento 5 stelle e di Virginia Raggi ha inferto un duro colpo a Pallotta e al costruttore Parnasi. Prima ancora di essere nominato assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini fece chiaramente capire il suo pensiero: «Lo stadio della Roma non serve». Era il giugno 2016. Un anno dopo la presentazione.

Il no della conferenza dei servizi

Sei mesi ed ecco la lettera della conferenza dei servizi, e la sua conclusione. «Stante quanto sopra, si ritiene che la conferenza dei servizi non possa concludersi con esito favorevole». La lettera, indirizzata alla Regione e all’Autorità di bacino del Tevere, è firmata dalla dirigente e dall’ingegnere del dipartimento Urbanistica del Comune di Roma. Tor di Valle è a rischio idrogeologico e quindi

è evidente che in tale condizione nessuna variante urbanistica comportante aumento del carico antropico sulle aree a rischio per fenomeni idraulici (tipo R3 e R4) potrà essere adottata da Roma Capitale.

Meno cubature o progetto da abbandonare?

Il rischio è quello di esondazione del Tevere tra l’Eur e il Grande raccordo anulare. Adesso bisogna capire se ci sarà una riduzione del progetto. Addio alle tre torri disegnate da Liebeskind e riduzione delle cubature del venti per cento, oppure lo stop totale? Nel frattempo, il costruttore Parnasi ipotizza il ricorso al Tar per chiedere la nomina di un commissario, oppure l’appello ai poteri sostitutivi della Presidenza del Consiglio. Nutrendo ancor di più la palude politico-burocratica da cui molto difficilmente emergerà il nuovo stadio della Roma.

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