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Il miglior Sarri possibile, anche in conferenza stampa

Una delle migliori conferenze stampa di Sarri, che ha caricato il Napoli senza farlo sentire un imbucato al gran ballo (come a Torino l’anno scorso). Persino il richiamo al fuorigioco col Besiktas, purché non ci si appigli nel caso andasse male, non è stata eccessivo.

Il miglior Sarri possibile, anche in conferenza stampa
Sarri in un’illustrazione di Fubi

Clap!, clap!

La conferenza stampa di ieri ci è piaciuta. Bravo Sarri. Il tecnico azzurro, dopo qualche zoppia comunicativa, sembra aver segnato un nuovo confine tra il se stesso di ieri e un nuovo modo di interagire col mondo esterno. Certo, in realtà la sua letteratura non è cambiata. Nel senso: modo di parlare, modo di utilizzare termini, di formulare frasi e idee. Ci riferiamo alla parole, alle parolacce, a tutto. Tutto fa Sarri.

Quello che, però, ci sta colpendo – in positivo – è il contenuto delle sue dichiarazioni. I concetti che stanno dietro determinate affermazioni. Che, ieri sera – ma anche contro il Sassuolo e contro l’Inter – fanno bene al Napoli. Perché spiegano il calcio, lo fanno capire. Già una volta abbiamo scritto un pezzo in cui prendemmo coscienza di un turnaround comunicativo da parte di Sarri, con il lamento messo da parte e la dissertazione tattica in primis. Dopo, venne Napoli-Dinamo Kiev. Con quelle dichiarazioni post-partita, francamente, era difficile andare d’accordo.

La svolta (dialettica)

Poi, come detto, ecco Sassuolo e Inter. Ecco un Sarri misurato nel parlare, che alterna la traduzione in verbo comune del suo lavoro tecnico al caricamento emotivo della squadra. Che parte sempre dalla tecnica, però. Della serie, ieri al Da Luz. C’è stato il riferimento a un fuorigioco non rilevato – che sarebbe stato decisivo ai fini della qualificazione, ndr -, ma «non ci dobbiamo pensare». Perché «meritiamo questo passaggio del turno» e quindi «dobbiamo avere la personalità di venire qui e cercare di imporre il nostro gioco». Consapevoli, però, che «ci saranno partite nella partita, in alcuni momenti potremmo essere in difficoltà rispetto al loro predominio». Difficile non essere d’accordo. Difficile non pensare che abbia detto la cosa giusta, quella di cui c’era bisogno. A patto che, se le cose dovessero andare male, non ci si appigli a quel fuorigioco.

Sarri ha dalla sua un notevole credito nella tifoseria del Napoli. Ha fatto giocare benissimo la squadra, è un maestro di campo. Spesso, non ci ha convinto dal punto di vista comunicativo, ma sta facendo passi in avanti in questo senso. Ieri, in uno degli stadi più importanti d’Europa, ha saputo portare avanti il Napoli in tutti i sensi. Ha saputo portare avanti una squadra che dimostrava di sentire tecnicamente ed emotivamente sua. Ha dato la spinta che serviva, l’iniezione giusta d’entusiasmo dopo una prima overdose venerdì sera, un 3-0 contro l’Inter che fa sempre bene. Anche allora, nel senso di venerdì, fu perfetto: «Meglio col Sassuolo, abbiamo concesso di meno». Vero. Verificato.

La distanza con Torino, febbraio 201

Stasera sarà anche la sua partita, in cui potrà dire qualcosa sul suo futuro. Anche questo, ieri, gli è stato chiesto. «La partita più importante della carriera? Ho la faccia di cazzo per poter pensare e dire di farne altre». Difficile immaginarsi un Sarri migliore. Difficile immaginarsi un Sarri tanto migliorato rispetto all’anno scorso, quando alla prova del nove (la trasferta di Torino, febbraio 2016) si presentò con una conferenza stampa particolare, la storia del popolo, quasi come a considerare (e quindi far considerare) il Napoli come un imbucato al gran ballo, piuttosto che una squadra con le credenziali per poter essere arrivata là.

Ieri no, era un Sarri consapevole. Era un Sarri bello a sentirlo parlare, perché convinto di quello che la sua squadra può essere. E sottolineiamo “un Sarri”, coi suoi pregi e i suoi difetti. Smussati, sistemati, adattati al ruolo di allenatore del Napoli. Svolto al meglio, questa volta, e dopo il campo, anche ai microfoni.

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