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Le famose strutture di proprietà costerebbero al Napoli tre stagioni da settimo posto

Con i capitali dell’attuale proprietà, uno stadio o un centro sportivo nuovi di zecca potrebbero esser finanziati solo con la vendita dei miglior calciatori: il pubblico sarebbe pronto?

Le famose strutture di proprietà costerebbero al Napoli tre stagioni da settimo posto
Uno dei tanti rendering su un fantasioso "nuovo San Paolo" che girano su internet.

Salvo sporadici e isolati casi, nel calcio vince chi ha fatturati alti. Contrariamente a quanto possano pensare in tanti, non sono le vittorie e i calciatori di grido a far aumentare il fatturato (altrimenti non si spiegherebbe come mai squadre come il Crystal Palace e lo Schalke 04, che non hanno mai vinto nulla o che non vincono nulla da quasi 60 e che non annoverano top-player in organico, fatturano più del Napoli e, nel caso dei tedeschi, lo precedono anche nella classiche delle magliette più vendute…) bensì, al massimo, è il contrario, ovvero sono i fatturati alti a portare, nel tempo, campioni e vittorie. Considerato tutto questo, il Napoli – fin quando non vedrà aumentare sensibilmente il proprio fatturato – difficilmente potrà affermarsi a livelli più alti di quelli già raggiunti nell’ultimo decennio e non potrà mai competere con le grandi d’Europa che, invece, possono contare su fatturati ben più consistenti.

Il contesto

Tuttavia, considerato che il Napoli, a differenza di altre società, non può contare su un brand di appeal internazionale, non ha holding finanziarie alle spalle, tantomeno ha la capacità di attirare grossi sponsor di caratura mondiale che, nonostante l’innegabile calore e la passione dei suoi tifosi, non hanno mai manifestato il loro interesse ad investire a Napoli, neanche ai tempi d’oro di Maradona, a causa della non certo florida situazione socio-economica che attanaglia da decenni Napoli, la Campania e tutto il mezzogiorno (non a caso Napoli è una delle metropoli più povere d’Europa, dove, ad esempio, si immatricolano meno auto nuove, dove gli istituti di credito, le compagnie telefoniche e quelle assicuratrici richiedono più garanzie che altrove, visto l’altissimo tasso di morosità dovuta anche a retribuzioni molto basse, tutti motivi questi che tengono ben lontani i grossi brand ad investire a Napoli, dove invece gli unici marchi che hanno dimostrato interesse nel corso degli anni sono solo quelli che operano nel settore alimentare, proprio in virtù del fatto che la maggioranza dei napoletani preferisce spendere i propri –pochi- soldi nel cibo e quindi nei generi di prima necessità piuttosto che in auto, viaggi, polizze e/o prodotti bancari/assicurativi), l’unica possibilità che ha il Napoli per far lievitare negli anni il proprio fatturato in maniera costante e, quindi, svincolata dal raggiungimento o meno di eventuali qualificazioni in Champions, è quella di investire, seriamente, in strutture di proprietà della società, come uno stadio nuovo all’interno del quale creare centri commerciali, palestre, ristoranti, cinema, sale eventi, etc (quindi non una semplice ristrutturazione del vecchio e ormai fatiscente San Paolo da poi prendere in concessione dal Comune) e un centro sportivo all’avanguardia, dotato di piscine, palestre, campi e foresteria per il settore giovanile, centro medico, etc.

A questo punto, tenuto conto che per realizzare uno stadio ex novo occorrerebbero circa 120/150 milioni di euro e che per la costruzione di un centro sportivo come sopra descritto ne servirebbero altri 30/50, la domanda nasce spontanea: in virtù di quanto sopra detto (mancanza di grossi sponsor, etc), considerato che fin quando il Napoli continuerà a chiudere le sessioni di calciomercato col segno meno (dal 2004 ad oggi ha chiuso in attivo -per così dire…- solo in due occasioni: nel 2012/13, per l’irrisoria cifra di +2,75 milioni e, in attesa di gennaio, questa estate, ma solo perchè gli acquisti di Rog e Maksimovic sono ufficialmente dei prestiti con riscatto già fissato, quindi l’acquisto vero e proprio si concretizzerà l’anno venturo se non già a gennaio) e fin quando il monte-ingaggi della società continuerà ad assorbire più del 60% dell’intero fatturato, sarà difficile, per non dire impossibile, riuscire ad accantonare somme sufficienti per la costruzione di uno stadio nuovo di proprietà e di un centro sportivo all’avanguardia, dove e in che modo può reperire il Napoli quei 150/200 milioni circa necessari alla realizzazione di tutto ciò?

Un’unica strada

La risposta è semplice: nell’unico bene reale che attualmente possiede la società, ossia nel suo parco-calciatori; in pratica, in assenza di altre risorse, il Napoli dovrebbe trovare il coraggio di finanziare la costruzione delle strutture necessarie, attraverso la cessione dei suoi calciatori più importanti, sposando così la logica del “fare un passo indietro oggi per poi poterne fare due in avanti domani”. Insomma accettare l’idea di un momentaneo ridimensionamento tecnico (2/3/4 stagioni da settimo/ottavo posto) per poi essere fortemente competitivi in futuro, grazie agli enormi introiti derivanti dalle strutture di proprietà.

Del resto, secondo quanto riporta il noto sito tedesco transfermarkt.com, il Napoli attualmente possiede un organico dal valore complessivo stimato intorno ai 320 milioni di euro (il terzo in Italia, dopo quello dell’Inter e sopra quello della Roma);  per cui, se anche dovesse realmente decidere di “attingere” i 200 milioni necessari per realizzare le strutture interamente dal proprio organico, il Napoli comunque si presenterebbe ai nastri di partenza con un organico dal valore complessivo di 100/120 milioni, il che gli dovrebbe consentire, appunto, un campionato da settima/ottava posizione, visto che attualmente solo sette squadre di A hanno un organico che supera i 150 milioni di valore complessivo.

Champions o Europa League?

Ergo, se anche il suo parco-calciatori venisse “depauperato” dal mercato di 200 milioni, in termini di valori assoluti il Napoli verrebbe comunque subito dopo le tre strisciate, le due romane e la Fiorentina, lottando con Torino e Sassuolo (i cui organici nella stagione in corso valgono rispettivamente 100 e 95 milioni) per l’ultimo posto utile per qualificarsi all’Europa League, dal momento che, dal prossimo anno, la Serie A dovrebbe avere quattro squadre direttamente in Champions’ e tre in Europa League. Tre/quattro anni in cui l’obiettivo dichiarato sia quello di lottare per qualificarsi all’Europa League (che poi, a ben pensarci, se si escludono gli anni d’oro dell’epopea maradoniana -in cui il Napoli lottava stabilmente per lo scudetto- e le ultime 6/7 stagioni -in cui il Napoli ha lottato stabilmente per un posto in Champions’- non sarebbe un obiettivo che si distacca troppo dalla storia e dalla tradizione del club…) in cambio di uno stadio e un centro sportivo ex-novo e di proprietà esclusiva della società che potrebbero davvero far schizzare il fatturato del Napoli in modo tale da poter essere a lungo protagonista in Italia e in Europa e poter lottare per obiettivi importanti con maggior probabilità di successo di quelle attuali.

Ovviamente un’ipotesi del genere (finanziare la costruzione di stadio e centro sportivo tramite cessioni illustri) non sarebbe assolutamente praticabile in caso di qualificazione alla Champions’ League, dal momento che affrontare la suddetta competizione con un organico da 100/120 milioni significherebbe andare incontro a figuracce certe in giro per l’Europa; nel caso in cui, invece, il Napoli non dovesse centrare la qualificazione alla Champions, allora non sarebbe un’idea così peregrina da scartare a priori.

Saremmo pronti?

Resta, però, da porsi un ultimo interrogativo: sarà disposta la sempre più esigente platea partenopea, per cui anche una “semplice” qualificazione diretta ai gironi di Champions (traguardo inimmaginabile appena 8 anni fa!) viene vissuta con superficialità e vista quasi come un “contentino”, ad accettare una sfida simile?

Francamente, credo proprio di no. E allora, se non si è disposti a vivere alcune stagioni “al ribasso” per poi poter lanciare prepotentemente la propria candidatura ai vertici del calcio nazionale e non solo, non resta che “rassegnarci” alla situazione attuale, ossia ad avere una squadra che lotta stabilmente per le prime posizioni, ma senza poter avere grosse velleità, essendo consapevoli che questo Napoli, con questo fatturato, questo bacino di utenza, questo monte-ingaggi e per tutta una serie di motivi ampiamente trattati, più di quanto sta già ottenendo in questi anni non può obiettivamente andare (salvo le eccezioni di cui si parlava in apertura); e, si badi bene, con l’eventuale ritorno delle due “cino-milanesi” ai vertici (che hanno brand che fatturano troppo per rimanere nelle posizioni attuali…), non è detto che questo periodo duri in eterno, pur cui il rischio di “perdere a Filippo e a ‘o panaro” , ossia di non creare la famose strutture ma di perdere ugualmente le attuali posizioni di classifica, non è del tutto esclusa…

Tanto varrebbe, quindi, realizzare le strutture ma, ne sono convinto, ci vorrebbe più tempo a convincere la gente della bontà di un programma simile, che a tirare su uno stadio e un centro sportivo nuovi di zecca.

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