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Juventus-Napoli, 1975: Carmignani, Zoff, Juliano e l’amicizia messa da parte

La partita del Core ‘ngrato Altafini fu anche un duello tra due grandi amici, Totonno Juliano e Dino Zoff. Che erano compagni di merenda, ma ricordano un po’ la vicenda Higuain.

Juventus-Napoli, 1975: Carmignani, Zoff, Juliano e l’amicizia messa da parte

Un indizio potrebbe non fare testo, due indizi potrebbero iniziare a farti capire qualcosa ma tre indizi fanno una prova. E se questi suggerimenti ed opinioni ti vengono da autorevoli personaggi che hanno giocato ed allenato a Napoli, allora cominci a crederci sul serio. Nel tempo, lungo incontri con i diretti protagonisti e letture, mi sono pian piano convinto che la famosa sconfitta per 2 a 1 del ’75 non va ascritta di diritto solo ad Altafini “core ‘ngrato” ma anche a quanto successe a ‘5 minuti dalla fine, quando Dino Zoff tolse letteralmente dalla porta un bolide terra-aria di Juliano che poteva dare la vittoria al Napoli. Una parata che ha le sue radici nell’estate del 1972 quando Ferlaino diede Altafini e Zoff alla Juventus in cambio di Carmignani e soldi. Ovviamente l’affare lo fece Allodi, che piantò saldamente un pilastro nella difesa bianconera per dieci anni. Avere un portiere di altissimo affidamento per una decade non è cosa da poco, significa punti in classifica e tranquillità nel reparto difensivo. Per dieci anni.

carmignani

Il Napoli prese “Gedeone” Carmignani solo perchè questi era il titolare della Juventus e non perchè credesse particolarmente nelle sue qualità (vogliamo sperare che sia così). Un portiere forse non malvagio, bravo in acrobazia ma farfallone nelle uscite e facile a scaricarsi. Dovemmo poi aspettare l’arrivo di Castellini, dopo l’infausta parentesi di Mattolini, per essere più tranquilli nel reparto arretrato. Ed allora pensi e ripensi che forse non aveva tutti i torti chi diceva : «Quando Ferlaino ha venduto Zoff alla Juve ho capito che il Napoli non poteva più lottare per la vittoria dello scudetto. Non glielo perdonerò mai». Parole e stilettate firmate Antonio Juliano.

juliano

Juventus

Torino, il clima è mite, la primavera incombe, sul campo corrono angeli azzurri e giocatori con la maglietta a strisce. La lancetta porta il minuto ’85, le due squadre pareggiano, si stanno ancora dando battaglia ma è il Napoli che sembra sul punto di sbloccare la partita. Il secondo tempo, tranne una traversa di Capello, è tutto degli azzurri, alla ricerca del pari se non addirittura del colpaccio che forse non demeriterebbe. La Juve mostra volontà ma le energie iniziano a scemare. Il Napoli anticipa sistematicamente i bianconeri a centrocampo, ormai il pallino del gioco passa tra i piedi di un maestoso Juliano, coadiuvato da Orlandini ed Esposito. Prima un’azione di Massa che manca la rete con un pallonetto a fil di traversa, poi ancora lo scugnizzo della Torretta impensierisce Zoff che respinge col corpo, infine un atterramento di Braglia ad opera di Gentile che Michelotti non sanziona col penalty.

Infine il pareggio. Clerici, dopo un folle slalom di un indiavolato Massa stile Mertens, fa una finta magistrale e sbilancia Morini e tutta la difesa juventina, Juliano, che arriva in corsa, tira con impeto e mette la palla in rete alla sinistra di Zoff. Pari meritato.

Il portierone friulano è, però, ancora una volta freddo e concentrato ed esce alla disperata su Braglia, anticipandolo di piede. Forse quella prestazione del portiere bianconero fu il segnale che la gara doveva andare storta. Si giunge, così, al ’40 del secondo tempo. Vinto di prepotenza un tackle su Altafini, La Palma imposta l’azione su Juliano che vede Zoff fuori dai pali. Come un puledro di razza, che si è caricato la squadra sulle spalle per non dispiacere i 30000 napoletani presenti allo stadio, Juliano spara in corsa. Una staffilata. Il portiere, con le punta delle dita, devia in corner con un prodigio meritandosi la fama eterna del popolo bianconero. Tre minuti più tardi l’altro ex napoletano completa la beffa ponendo fine ai sogni partenopei.

Juventus

Fu questa l’azione che avrebbe potuto cambiare le sorti di una partita e forse di un intero campionato regalando agli azzurri il primo storico scudetto dopo averlo sfiorato nel 1971 (quella volta, almeno, sappiamo di chi fu la colpa…). Zoff, un amico vero di “Totonno” Juliano gli aveva negato il gol del vantaggio del Napoli con una super parata e dato fiato alle speranze juventine di vincere sul filo di lana. E così fu, come andò è scritto nei libri di storia di una passione, nei filmati dove si vede Carmignani che esce fuori dai pali a caccia di farfalle, nella zampata di Altafini, nei volti disperati di una squadra che, con 30000 tifosi al seguito, era andata a giocarsela alla pari nella tana della Vecchia Signora.

Mercoledì scorso, nella gara contro l’Empoli, per un attimo, immediatamente, ho rivisto lo stesso tiro che fece Juliano a Torino il 6 aprile del 1975. Il caso vuole che anche Jorginho indossi la maglia numero 8 e che il suo cognome inizi per “J”, a volte il calcio gioca brutti scherzi. Il paratone di Skorupski mi ha ricordato il volo, con le mani protese, di Zoff che, inarcandosi, andò a togliere la palla dal “sette” smorzando l’urlo di gioia delle migliaia di napoletani presenti sugli spalti del vecchio stadio Comunale.

Concludo questa fetta di amara storia con il racconto di quanto mi accadde in una mite giornata di inizio anni ’80 quando un mio amico di San Giovanni a Teduccio mi condusse nei pressi della salumeria dei genitori di Juliano. Fu una visita di cortesia, giusto il tempo di un saluto. La signora ci raccontò orgogliosamente del figlio e prima che andassimo via ci indicò, nel retro bottega, un tavolo. Lo guardò, con occhi che sprizzavano ancora delusione e disse: «Ho un grande rammarico nella mia vita, quello di un Napoli che non è riuscito a vincere lo scudetto con Antonio in squadra. Lo vedete quel tavolo? Sapete quante volte Zoff è venuto qua e si è seduto lì a mangiare prosciutto e parmigiano con mio figlio? Eppure a Torino, quel giorno, gli negò il gol e mise da parte la loro sana amicizia«. Nel calcio, pensai allora e lo penso ancora, quando cambi squadra dimentichi tutto. Anche se sei stato “compagno di merenda” con un altro atleta. È quello che sta accadendo oggi ai giocatori del Napoli, che vedono Higuain per quello che è. Un avversario da battere.

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