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Il caso-Gabbiadini spiegato dal regolamento: il gol era da assegnare

Il fuorigioco dell’attaccante ex Sampdoria rientra nella casistica regolata nel 2013 e nel 2014 dalla Fifa: la discrezionalità dell’arbitro sta nell’interpretare come “salvataggio” il tocco del difensore.

Il caso-Gabbiadini spiegato dal regolamento: il gol era da assegnare

Il gol non assegnato al Napoli, ieri sera, ha generato un po’ di dibattito regolamentare. Insomma, siamo sul 2-2 (realizzato su rigore da Gabbiadini), il Napoli vuole vincerla e attacca con tutte le sue forze e si ritrova un’occasione enorme, con Callejon sulla destra che crossa al centro per Gabbiadini. Dalla rete, abbiamo scaricato un frame e la gif dell’azione giusto per schiarirci le idee.

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L’animazione del gol annullato e la posizione di partenza di Gabbiadini.

Nel salottino di Mediaset Premium, Graziano Cesari ha sostenuto che la distanza tra Gabbiadini e il centrale turco (che interviene per anticipare l’attaccante e tocca il pallone che poi finisce sulla traversa) è tale che l’attaccante azzurro non acquisisca vantaggio per il prosieguo dell’azione, e quindi il gol è comunque da convalidare.

L’interpretazione dell’ex arbitro è conforme al nuovo regolamento della Fifa, modificato con una circolare Fifa del giugno 2013 che chiarisce la nuova dinamica del fuorigioco. Nella nuova disposizione dell’International Board, un calciatore viene considerato in fuorigioco quando viene coinvolto nel gioco attivo:

• interferendo con il gioco, giocando o toccando il pallone passato o toccato da un compagno oppure
• interferendo con un avversario:

  • impedendogli di giocare o di essere in grado di giocare il pallone, ostruendogli chiaramente la linea di visione, o
  • contendendogli il pallone, o
  • tentando chiaramente di giocare il pallone che gli è vicino quando questa azione impatta sull’avversario, o
  • facendo un’evidente azione che chiaramente impatta sulla capacità dell’avversario di giocare il pallone oppure
  • traendo vantaggio (da tale posizione) interferendo con un avversario o giocando il pallone quando:
    • è rimbalzato o è stato deviato dal palo o dalla traversa o da un avversario
    • è stato effettuato intenzionalmente un “salvataggio” da un avversario.

Un calciatore in posizione di fuorigioco che riceve il pallone da un avversario, il quale lo gioca intenzionalmente (ad eccezione di un salvataggio intenzionale di un qualsiasi avversario), non è considerato aver tratto vantaggio. 

Un “salvataggio” si ha quando un calciatore interrompe la traiettoria di un pallone che sta andando dentro o molto vicino alla porta, con qualsiasi parte del corpo tranne le mani (ad eccezione del portiere all’interno dell’area di rigore).

Il caso di Gabbiadini è da ricondurre all’ultimissima parte della regola: il difensore del Besiktas non compie un “salvataggio”, la palla non è molto vicina alla porta, né sta andando verso la porta; poi impatta sulla traversa e subito dopo viene giocata dallo stesso Gabbiadini, che quindi è in fuorigioco “sanato”.

Una successiva modifica al regolamento, nel 2014, potrebbe in qualche modo inficiare questa decisione: «Nel 2014 la FIFA precisato che la CONTESA non viene determinata dalla distanza fisica di un attaccante da un difensore, ma dalla manifesta volontà che l’attaccante dimostra di voler contendere (“to challange”) il pallone al difensore». In questo modo, la teoria di Cesari decadrebbe, ma al tempo stesso il concetto che sta alla base di tutta la discussione (il tocco volontario non “salvataggio” dell’avversario) dà ancora ragione all’ex arbitro di Parma, che ha interpretato bene la regola partendo però da un concetto superato. 

Ovviamente, la discrezionalità interpretativa dell’arbitro, in casi come questo, è molto elevata. L’intervento del difensore può essere interpretato come salvataggio, anche se poi alla fine non lo è. Come dire: è molto più scandaloso non aver fischiato (visto) il fuorigioco di Aboubakar piuttosto che questo. Però, come al solito, noi abbiamo voluto cercare di chiarire i punti regolamentari della faccenda.

 

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