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Napoli vive nel passato. Una bandiera al San Paolo per Hamsik, e tocchiamola questa dieci

Hamsik ha superato Maradona, eppure il San Paolo sembra il muro della Piazza Rossa. “La dieci si tocca” e pure la nove.

Napoli vive nel passato. Una bandiera al San Paolo per Hamsik, e tocchiamola questa dieci
Marek Hamsik (foto Ciambelli)

Dalle nostre parti, ad ogni matrimonio che si rispetti è ancora necessario prendano parte alcune figure istituzionali. Una di quelle storiche è di certo il sofferente che dispensa buoni consigli agli invitati. Tipicamente è lo zio che tua madre chiama sfortunato perché da giovane le ragazze non l’hanno mai capito e ora che scavalla il suo primo mezzo secolo soffre ancora le patenze d’amore ma ha tanto da offrire al prossimo; o la zia che è stata lasciata quand’era ancora tra i banchi del liceo da un farabutto e non s’è mai ripresa dal colpo e ora che ne ha appena compiuti cinquantacinque svela alle nipoti adolescenti, seduta al tavolo dei figli di fratelli sorelle e cognati, tutti i segreti per un duraturo rapporto di coppia.

Questo è grosso modo lo stato di una fetta importante della tifoseria napoletana di questi giorni. Una tavolata di scapoli e zitelle distrutti dalle scorribande dell’amore. Il Napoli fa una media di tre goal a partita, con qualche arbitraggio un filino più accorto sarebbe a pieni punti, domani torna in Champions e non ha ancora mostrato neppure la metà della meglio gioventù acquistata in estate, eppure i cuori lagrimevoli sono rivolti a colui che un dì difendeva la città sul golfo e ora difende Torino, e che spiana addirittura il Sassuolo. Che fa, esulta? Ma proprio come faceva con noi? L’ha portata proprio a quel ristorante sul mare dove mi diede il primo bacio? Le ha messo la mano sulla coscia? Come fanno le zie ai matrimoni, quando dicono di godersi una seconda giovinezza tra disillusione e maturità e poi usano il cellulare delle nipoti per sbirciare sulle pagine Facebook delle sgualdrine che hanno rubato loro l’osso.

Tra l’altro, tanto per gradire, sabato sera un certo Marek Hamsik ha superato Maradona nel numero di goal fatti al Napoli. Finalmente, possiamo cassare un altro nome del passato, e ripensare al fatto che il nostro stadio, davanti a schiere di giovani prodi che si fanno il mazzo in campo con l’unico scopo di farci divertire, non sa sventolare altro che bandiere di giocatori del tempo che fu, il più giovane dei quali avrà indossato la maglia azzurra l’ultima volta quando esistevano ancora i telefoni a gettoni. A giudicare dai visi sulle bandiere esposte, le gradinate di Fuorigrotta più che il tempio di un sano delirio collettivo ricordano il muro della piazza rossa durante la Parata della Vittoria, ricoperto dalle foto della nomenclatura mummificata dal Partito.

Ragion per cui, in onore del nuovo, della dedizione che questi uomini ci mettono, e per sottrarci alle lagne degli scapoli e le zitelle di professione, propongo un movimento “La dieci si tocca”. Come si tocca la nove – che forse quest’anno anche un po’ di zitellismo di maniera da parte della società ha contribuito a non assegnare. Come si tocca tutto, perché la vita è fatta per toccare più che toccarsi. Cantor, nel tentativo di contare i numeri, di “toccarli”, scoprì un nuovo anfratto della matematica, rigoroso e visionario: il mondo dei transfiniti. I numeri le logiche micragnose delle fissazioni umane non le soffrono proprio. Le maglie sono fatte per essere sporcate, non per marcire nelle bacheche, come i numeri per essere contati e reinventati e le passioni per cambiare sangue.

Nel frattempo, grazie di tutto Capitano. Lavoreremo per avere una tua bandiera al San Paolo, magari prima che scocchi il 2046.

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