Il Napoli fu accusato di non aver voluto chiudere l’affare: pressapochismo o braccino corto. Dopo venti giorni, la verità: il problema è di Santon.
Davide Santon al Napoli era un’operazione fatta e conclusa. Visite mediche, poi firma sui contratti. Un calciatore che sarebbe servito agli azzurri, in grado di coprire entrambe i lati della difesa a quattro di Sarri. Età ancora verde, una storia dietro le spalle di promessa non mantenuta. Andò a finire male, e ovviamente fu colpa del pressapochismo del Napoli. Durante i controlli di rito a Villa Stuart, ecco venir fuori un problema al ginocchio per il terzino dell’Inter. Chiesto un supplemento di test, risultato ancora negativo. Trasferimento saltato, e dagli al Napoli perché qualche giorno dopo, lo stesso Santon, miracolosamente guarisce e gioca un’amichevole con l’Inter. Figurarsi se De Laurentiis spendeva dei soldi per un calciatore che non gli dava certezze mediche. Peccato poi che questo calciatore, subito dopo, entri in campo con l’Inter dimostrandosi integro. Colpa, aggravata, sempre del Napoli.
Fin qui, tutto giusto e tutto chiaro. Solo che l’Inter non si è arresa, e dopo quello con gli azzurri ecco un altro tentativo di cessione. In Inghilterra, al West Ham. Prestito con diritto di riscatto, affare concluso, via ai test fisici. Risultato: trasferimento saltato, neanche il West Ham vuole avventurarsi in un acquisto che, evidentemente, non offre adeguate garanzie fisiche. Santon torna all’Inter, con un ginocchio evidentemente malandato dopo un intervento chirurgico.
E la colpa del pressapochismo o del braccino tirato del Napoli? Lavata via, con l’acqua e il sapone della verità. Che, ovviamente, dice tutt’altro. Mentre nell’ambiente di stampa e tifoseria azzurra qualcuno, giustamente, storce un po’ il naso per le condizioni di Tonelli. Si chiama coerenza. Anzi, si chiamerebbe.
