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Se il Napoli cambiasse modulo? Tutte le soluzioni a disposizione di Sarri

Anche grazie a Zielinski, il Napoli può e deve conoscere diversi modi di stare in campo. Duttile come la Juventus.

Se il Napoli cambiasse modulo? Tutte le soluzioni a disposizione di Sarri

La tentazione del trequartista. Potremmo definire così il tarlo che ci è entrato nella testa ieri, dopo che abbiamo deciso di profilare Zielinski e di scrivere così: «La “nuova” mancanza di un attaccante accentratore assoluto come Higuain e il passaggio (annunciato già dal lavoro tattico in ritiro) a un gioco meno nuevecentrico (dove nueve sta per centravanti, non identifica strettamente e necessariamente Gonzalo), potrebbe portare Sarri a rivalutare anche il passaggio a un modulo diverso. A modificare il “3” finale, che vuol dire Callejon, Insigne (o Mertens) e un altro con un “1-2” che vorrebbe dire un trequartista e due attaccanti. Zielinski potrebbe tranquillamente giostrare in posizione da “1”, magari dandosi il cambio con Hamsik in un vero e proprio tourbillon offensivo».

Da qui sono partite le nostre fantasticherie tattiche su una possibilità che Sarri ha provato a implementare l’anno scorso con scarsi risultati. Era l’inizio, era un Napoli in costruzione e quindi pure poco consapevole della sua forza, delle sue possibilità. Ed era un Napoli che non giocò nemmeno male, in attacco: un gol a Sassuolo, due gol in casa con la Doria e altri due a Empoli. Il problema era dietro, e più che dietro in una copertura sugli esterni non “doppia” come quella che ti assicura un 4-3-3. O meglio, diciamola tutta: senza il lavoro in ripiegamento di Callejon a destra, soprattutto, e di Insigne a sinistra in seconda battuta. Da lì nasce il Napoli che ha poi dominato il campionato del bel gioco. Da questa intuizione, dal comprensibile innamoramento per le doti dei due esterni offensivi, nasce una squadra che ha permesso pure al suo miglior calciatore, ovviamente Gonzalo Higuain, di venir fuori alla grande e ricordarsi di essere il miglior attaccante del campionato.

Tutto bene, dunque. Il 4-3-3 era il modulo per questa squadra e per Higuain, di Callejon e per Hamsik. Perfetto. Nel pezzo di ieri, come potrete leggere anche nei commenti, si parlava però anche di una progressiva crescita della prevedibilità del Napoli. Che arrivava al primo posto, contendeva lo scudetto alla Juventus e diventava quindi una squadra da affrontare coltello tra i denti, elmetto e tutti in difesa. In alcune partite, il Napoli ha fatto più fatica del solito a far breccia nelle difese avversarie, che è una cosa ben diversa dalla “prevedibilità”. Ma che comunque può rimandarsi a una reale, questa sì, mancanza di alternative pure momentanee per poter spaccare la partita. Per cambiarla.

Ecco che allora ritorniamo al tarlo, all’inizio del discorso. A quel 4-3-1-2 che la mancanza di un trequartista vero in organico e la paura di rinunciare a Callejon (e al modulo che aveva portato la squadra a quei livelli) aveva letteralmente cancellato. Ora cambiano due cose: il trequartista c’è, esiste ed è pure bravo. E poi, non c’è più Higuain. Non c’è più un attaccante esclusivista assoluto della conclusione, cannibale per (giustificata) eccellenza dell’area di rigore. E allora, perché non pensare a un modulo alternativo, “zoppo”, in grado di cambiare durante le partite o durante una stessa partita?

Con Zielinski (e Giaccherini, che pure ha tra le sue doti la versatilità tattica in ruoli diversi), il Napoli ha la possibilità di cambiare qualcosina. Di inserire una seconda punta, per esempio, lasciando fuori (questa volta sì) Callejon e Insigne. Tranquilli, non sempre. Qualche volta, diciamo. Il dinamismo del ragazzino polacco, schierato davanti al trio di centrocampo e dietro un’ipotetica coppia d’attacco Milik-Gabbiadini permetterebbe di superare gli scompensi difensivi. Una roba che l’Insigne visto (pure bene) in quel ruolo lo scorso anno non può garantire per mancanza di necessarie qualità fisiche. Sarebbe 4-3-1-2 classico, e gioverebbe anche a Gabbiadini, finalmente in grado di esprimersi al meglio e nel suo ruolo, come seconda punta di movimento accanto a un cuneo offensivo. Non a caso, nell’unica partita da titolare giocata dall’ex doriano in quel ruolo, sono arrivati entrambi gli assist per i gol del Napoli.

Un’altra soluzione potrebbe essere un 4-4-2 stile Juventus contro il Napoli, per capirci. Con Zielinski a destra, in un modulo asimmetrico che lascerebbe il Napoli “giocare” a sinistra e permettergli il ribaltamento dell’azione dall’altro lato. In questo modo, i bianconeri hanno bloccato l’anno scorso lo sviluppo del gioco azzurro ed esaltato la loro coppia d’esterni. Il compagno del centravanti, a quel punto, potrebbe essere una seconda punta “leggera” alla Insigne (oppure anche gli stessi Mertens e Callejon) o Gabbiadini in una versione più offensiva, da sfruttare magari in partite sulla carta più semplici, contro squadre più chiuse.

L’ultima alternativa potrebbe essere l’utilizzo di Zielinski come esterno, magari a sinistra, in una versione più difensiva del 4-3-1-2 o del 4-3-3. In questo modo, Napoli potrebbe schierarsi facilmente con un 4-1-3-2, o anche con un 4-1-4-1 che in realtà il Napoli già pratica in fase difensiva, ma sempre con calciatori bravi nei movimenti esterni ma non adatti a un lavoro di cucitura centrale.

Insomma, Zielinski e lo stesso Giaccherini sono una variabile impazzita e bella, anche per Sarri. Che, come già detto nel pezzo, potrebbe prendere spunto dalla Juventus. E non solo per un particolare tipo di schieramento, ma per una duttilità di fondo che nasce soprattutto dalla versatilità dei giocatori in rosa. Anche perché l’atteggiamento non muterebbe: il Napoli ha un’identità di gioco così definita che i moduli diventano solo variabili di uno stesso tema.  Dare i numeri vuol dire identificare un qualcosa di diverso, ma non così tanto da stravolgere completamente l’impianto di squadra. L’esperimento fallito l’anno scorso con il trequartista non è fallito perché il Napoli non era in grado di portarlo avanti, ma perché si era a inizio stagione e all’inizio di un nuovo progetto tattico, e quindi si è giustamente preferito battere la strada più sicura in base al meglio che c’era in organico. Ora c’è qualcosa di più, qualcosa di meno (la mancanza di Higuain, ovviamente pesante), ma la squadra è e resta certa e consapevole di avere nelle sue corde una determinata mentalità, che va ben al di là del modulo in campo. E che non porterebbe nemmeno il Napoli a sconfessarsi: non si tratterebbe di adattamento all’avversario, ma alla partita. Alle partite. A una contingenza. Uno step che si può provare a fare, ora che anche gli interpreti lo permettono.

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