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La piccola impresa e i supermercati

Mimmo Carratelli torna sul Napolista per spiegare le sue critiche alla gestione societaria del Napoli di Aurelio De Laurentiis

La piccola impresa e i supermercati

Poiché sono nato nel Novecento, col telegrafo e il tram a cavalli, la nuova e ricca e complessa veste grafica de Il Napolista mi fa scoprire in ritardo l’attenzione che il magnifico sito dedica a due protagonisti dei primi tempi di questo giornale on-line: Benitez e il sottoscritto.

Di Benitez (e perché no anche di Mazzarri?) si seguono le imprese successive alla sua uscita dal Napoli. Del sottoscritto, senza alcun merito, si segnalano alcune articolesse sulla carta stampata successive alla mia uscita (con grande dispiacere) da il Napolista.

Quisquilie.

Amici più agguerriti sulle tastiere del computer, sul cerca e trovi, sul clic e vai, mi hanno segnalato simili quisquilie invitandomi a cliccare sulla voce “news” de Il Napolista mentre io, che seguo il sito con affetto, pigiavo sulla voce “home” restando prigioniero della medesima come un tonno nella tonnara.

Ed ecco che scopro, in ritardo, la suggestiva idea del professor Trombetti (sempre sin troppo affettuoso Guido nei miei confronti) sulla piccola impresa e sulle sue virtù ma, soprattutto, sulla unicità del suo successo in regioni depresse. Il Napoli, cioè, non può che essere una piccola impresa in una regione senza altre chance.

Però piccolo è bello quando è bello. Succede poi che arrivano i supermercati e la piccola impresa chiude non avendone i mezzi preponderanti (la Juventus oggi, l’Inter dei Moratti e il Milan di Berlusconi ieri). Chiude non nel senso che sparisce, ma che trova difficoltà a vincere e, andando fuori di conto per tenere il passo dei … supermercati, rischia il fallimento (è successo, no?).

De Laurentiis in dodici anni ha raggiunto risultati mirabili. Benitez, rifacendo la squadra dopo la partenza di Cavani, fece né più né meno di Allodi quando completò la squadra di Maradona.

Quando mi lamento è perché al Napoli di De Laurentiis, sistematosi sul campo ai vertici del calcio italiano, manca ancora una struttura societaria adeguata e, certamente, una figura di spicco, di prestigio e di capacità come Allodi e Benitez (più manager che allenatore) oltre a un rapporto proficuo con le istituzioni del pallone.

Siamo anche isolati e non graditi a tutti. Il Napoli vinse il secondo scudetto non solo perché c’era ancora Maradona, ma perché il Napoli (Ferlaino) seppe muoversi “in alto”, con gli amici Matarrese (Figc) e Nizzola (Lega), per annullare la pesante discesa in campo (calcistica) di Berlusconi.

È vero poi che siamo alla terza partecipazione alla Champions, ma non reggono i paragoni col passato quando in Coppa dei campioni andava solo la squadra che vinceva lo scudetto. Col regolamento di oggi (le prime tre nell’Europa che conta), il Napoli del passato avrebbe giocato nove volte la Coppa campioni con i secondi posti del 1968, 1975, 1988, 1989 e con i terzi posti del 1966, 1971, 1974, 1981, 1986.

Per confermare le mie critiche, discutibili forse ma mai ispirate a pregiudizio, aggiungo le ultime novità in casa Napoli.

Le curve a 40 euro (alla prima partita in casa!) è una mossa sbagliata e ingiustificata. Non assicurano un superiore incasso, l’aumento è inutile e immotivato. Gli spettatori saranno di meno vanificando la maggiorazione del prezzo del biglietto. Oltretutto, l’incasso al botteghino è ormai irrisorio rispetto ai proventi di pay per view, partecipazioni europee e merchandising. Meglio tenere bassi i prezzi in un momento in cui si segnala da più parti il disamore dei tifosi e la crisi economica non molla.

Le conferenze-stampa ad invito, iniziativa sorprendente per non dire altro, scavano ancora più il solco che divide il Napoli dai media e questo non fa bene alla società e alla squadra. Bisogna saper tenere i rapporti con tutti: di tutti ci sarà bisogno nel momento del medesimo.

Perché non si pensa ad una operazione-simpatia per compattare il tifo e smussare le critiche dei media? L’occasione dei 90 anni è stata una occasione sprecata.

Perché? Ah saperlo, saperlo avrebbe detto il supremo Riccardo Pazzaglia.

In ogni caso, forza Napoli e forza Il Napolista!

A Max Gallo un chicchirichì di affetto.

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