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La festa per i 90 anni del Napoli senza i calciatori che hanno fatto la storia del Napoli

Poteva essere un’occasione per applaudire i tanti calciatori che hanno lottato per il Napoli. Un’occasione sprecata.

La festa per i 90 anni del Napoli senza i calciatori che hanno fatto la storia del Napoli

Un prato rifatto ma non ancora calpestabile al 100% con larghi spazi che somigliano molto alla terra battuta,  sediolini che una volta erano rossi ed oggi appaiono di un colore indefinito, secondo le notizie di questi giorni la prima cosa da sostituire entro dicembre per dare un aspetto migliore al San Paolo, quattro mega schermi posizionati alla meglio per dare la parvenza di raccontare una storia.

Quella del Napoli, quella eterna passione che non morirà mai nonostante i malumori di questi giorni, il mercato che non decolla e il tifoso imbambolato dopo la partenza del Transfugo Innominabile verso Torino. Se Maradona non avesse scaldato lo stadio ‘vuoto’ col suo messaggio, se l’Orchestra del San Carlo non avesse dimostrato che quella performance era validissima ma all’interno di un contesto dove erano previsti altri ‘eventi’ e non quale punta di un iceberg in una serata ‘fredda’ di…agosto, oggi potremmo parlare di una festa flop. I primi dubbi sulla riuscita della manifestazione sono iniziati nel pomeriggio, prima con la faccenda dei biglietti gratis nei Distinti Inferiori, distribuzione poi fermata quando è stato raggiunto il numero di tagliandi da dare, poi con un’intervista che ho visto per caso facendo pigramente zapping (forse mi stavo accertando che il televisore, al rientro dalle ferie, fosse ancora vivo). Sullo sfondo il lungomare, il Vesuvio ed una splendida giornata di sole, l’ex napoletano inquadrato in primo piano è Gianni Improta. Occhialini che gli danno quell’aria da professorino, i capelli da ‘beatle’ lasciati nelle foto degli anni sessanta e settanta, una dialettica precisa e chiara. Non per niente lo chiamano ancora oggi il “baronetto di Posillipo”. Mi è sembrata un’intervista anche a tema col compleanno della nostra squadra, nel senso che ha ripercorso la storia del Napoli dove lui ha giocato e dove non ha giocato in due punti fondamentali. Nel primo caso, alla domanda «quale è stato il più bel Napoli che ricorda?», ha risposto «quello con Zoff, Juliano, Bianchi, Altafini, Sormani, quelli erano campioni. E che campioni!». Nel secondo caso, «è giusto aver ritirato la maglia numero 10 di Maradona?», ha replicato «no, perchè il calcio è fatto di sogni ed io non toglierei mai la possibilità ad un ragazzino di sognare la maglia che fu di Maradona, con tutto il rispetto per l’asso argentino ovviamente».

Adesso non vorrei deviare dal discorso iniziale ma Improta sembrava uno che voleva andare ad una festa ma non era stato invitato. Dall’intervista non è emerso se il Napoli lo avesse ‘chiamato’ o meno, silenzio assordante. E’ come se si stesse preparando ad un grande evento, avesse comprato anche il vestito buono ma nessuno gli aveva detto “Vuoi venire?”. Del resto uno dei punti di forza di questa festa dei 90 anni, dove si poteva e si doveva assolutamente fare di più, doveva essere invitare gli ex, quelli che hanno giocato e dato il sangue ed il cuore per questa maglia. “Chi ama non dimentica”, proprio nell’era De Laurentiis, recitava uno slogan che oggi appare obsoleto. Noi, di colpo, abbiamo dimenticato come si fa, come si ringrazia chi ha giocato per il Napoli e abbiamo messo in un cassetto le ‘parate’ che hanno fatto in passato l’Inter, la Juventus ed il Milan quando hanno festeggiato i loro anniversari importanti facendo sfilare in passerella tutti i giocatori reperibili, a partire dagli anni 50 in poi. Noi questo non l’abbiamo visto, non abbiamo rivisto e battuto le mani agli eroi degli anni che furono, non abbiamo fatto come l’Inter che fece sfilare tutti i giocatori delle sue magnifiche squadre degli anni 60. Questione di mentalità o il calcio sta cambiando anche in questo? Chissà, eppure si celebrava la Storia. Oltre gli inviti ufficiali, partiti con enorme ritardo, intorno al 20 luglio, a Ferlaino, Maradona, Vinicio, Fiore, Bruscolotti, Krol, Iezzo, Sosa, Bagni e Careca e pochi altri, non sappiamo.

Eppure a Napoli vivono ancora giocatori che sul prato di Fuorigrotta hanno giocato, nelle belle e nelle brutte stagioni, da Rivellino a Greco, da Mistone a Abbondanza. Perchè non invitarli? Avremmo scommesso, ad esempio, sulla ‘non partecipazione’ di Antonio Juliano, ultimamente poco propenso ad apparire in pubblico, e di Canè, convinto a ragione di aver dato tanto a Napoli ma di non aver ricevuto lo stesso trattamento. Come sarebbe stato bello vedere questi due ‘colossi’ degli anni 60 e 70 sfilare sul prato del San Paolo, magari insieme al presidente Fiore e, azzardo, Altafini. Sì, l’ex ‘core ‘ngrato’, che oggi appare nettamente riabilitato dopo aver trovato il sostituto in Gerardo Gonzalo l’Innominabile. A questo punto ci chiediamo anche se quelli che si sono visti al San Paolo hanno avuto un invito della società. Il Napoli di oggi si è ricordato di Giuseppe ‘Oscar’ Damiani e non di Speggiorin o Pellegrini? Di Montefusco e non di Bianchi o Orlandini? Di Carannante e non di Pogliana o Marangon? Strano. A noi sembravano tutti come Improta. Sono andati al matrimonio senza la partecipazione. Se lo hanno fatto per prendere parte ad una festa, in modo spassionato, è da apprezzare ed è segno di attaccamento ai colori azzurri, se poi erano lì per altri motivi, a noi sconosciuti, questo non ci è dato sapere. E ci siamo ricordati di una vecchia intervista a Ferlaino il quale disse: «La mia prima partita da presidente fu Napoli-Milan. Pagai il biglietto ed entrai».

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