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Cavani al Napoli: suggestione, boutade. Ma anche un affare economicamente sostenibile

Non ci crediamo, ma le possibilità per un ritorno del Matador ci sono. L’ingaggio sarebbe spalmato su più anni.

Cavani al Napoli: suggestione, boutade. Ma anche un affare economicamente sostenibile

C’è un qualcosa, sui social, che striscia e serpeggia. Che viaggia sottoterra e sottotraccia, che nessuno vuole scrivere perché poi c’è la paura che non si avveri. Alcuni, forse, nemmeno la vogliono confessare. Cavani al Napoli è una follia. Per noi, è una boutade. Lo crediamo ancora, anzi ne siamo certi. Tanto da farci una storiella su, attraverso la penna e l’immaginazione di H.G. Esposito. Qui, qualche giorno fa, provammo a scrivere della «Presentazione del nuovo attaccante del Napoli». Era lui, l’amico Edinson. Il cavallo di ritorno. Il puntero di Salto. Il Matador.

Detto questo, analizziamo i motivi per cui non crediamo che l’ipotesi sia praticabile. Anzi, il solo motivo. Determinante, grande quanto una montagna: è troppo tardi. È troppo tardi per mettere in piedi una trattativa così importante, è troppo tardi (per il Psg, anche per il Psg) andare a trovare un reale sostituto per l’attaccante uruguagio. Che è l’unico centravanti vero, di alto livello, rimasto nell’organico di Emery. L’addio di Ibrahimovic e il primo mercato fatto pensando al campo, e non a riempire l’album delle figurine, hanno paradossalmente lasciato scoperto l’attacco: oltre il Matador, infatti, c’è il nulla. L’unico uomo davvero offensivo acquistato durante questa sessione di mercato è l’ex madridista Jesé. Che è tutto, tranne che una prima punta. Cedendo Cavani, il Paris andrebbe incontro allo stesso problema vissuto dal Napoli fino ad ora: l’assenza di grandi attaccanti sul mercato. Piazzatisi Higuain e Ibrahimovic, l’ultimo uomo che forse avrebbe pensato a un trasferimento, l’ultimo grande nome, era (ed è) Maurito Icardi. Sappiamo bene com’è andata a finire.

Quindi, come dire: è bello sognare, è sbagliato illudersi. Sopra, però, non vi sarà sfuggita una frase: il solo motivo. L’ipotesi non è praticabile solo per questo maledetto malinteso col tempo e con un mercato privo di grandi nomi. Il resto del puzzle, altrimenti, sarebbe completo. Perché l’altro grande “motivo” alla base di un possibile rifiuto di Cavani all’ipotesi di un ritorno al Napoli sarebbe di natura economica. Vero, certo. Cavani ha lasciato l’Italia nel 2013 per andare a guadagnare una cifra immensa, in Francia. Secondo internet, addirittura 10 milioni di euro annui. D’altra parte, però, vanno considerati anche altri fattori. Tipo la scadenza del contratto, fissata per il 2018. Solo altre due stagioni a Parigi per l’uruguagio, per un totale di 20 milioni di euro al netto di un rinnovo che a questo punto diventa complicato da ipotizzare. Soprattutto vista l’età, 30 anni il prossimo 14 febbraio.

Cavani rientra in quella shortlist di calciatori che devono pensare all’ultimo grande contratto della carriera (una cosa à la Lavezzi o Pellé in Cina, per intendersi) ma che comunque hanno ancora un impatto e un censo tecnico troppo elevato per pensare di abbandonare il grande calcio. Ecco che allora, Napoli diventa un’ipotesi anche finanziariamente percorribile. I 6 milioni netti che, secondo i media, De Laurentiis avrebbe garantito a Icardi potrebbero essere girati verso Cavani. Un contratto triennale, scadenza 2019, permetterebbe all’ex di Danubio e Palermo di guadagnare la stessa cifra che gli garantisce il Psg. Quante volte abbiamo sentito la locuzione “spalmare lo stipendio”? Bene, ecco un caso perfetto. Il costo a bilancio per il Napoli, poi, considerando anche la politica degli ammortamenti a scalare, sarebbe elevato solo per il primo anno. E sarebbe in qualche modo “coperto” dalla (a quel punto) necessaria cessione di Gabbiadini e dalle riserve annuali. Certo, l’acquisto di un quasi trentenne non rientra nella politica del club. Nessuna plusvalenza all’orizzonte. Ma anche, e forse, l’unico modo per riaccendere la piazza una volta tramontata la pista Icardi.

La componente sentimentale e di sceneggiatura interverrebbe subito dopo. Tornare a Napoli nell’anno del tradimento di Higuain, sfidarlo occhi negli occhi per uno scudetto difficile, ma sicuramente più fattibile rispetto a quello del 2013 con Campagnaro, Gamberini, Inler. Il Napoli è cresciuto mentre Cavani è rimasto quasi fermo: nonostante un buon numero di gol (81 in 149 partite), tanti trofei nazionali e un conto in banca gonfiato a dismisura, il Matador non è riuscito ad avere in Francia il riconoscimento a top player internazionale. Inoltre, vive un momento di estrema difficoltà: l’eredità di Ibra è pesante, i gol mangiati contro il Metz e i fischi del Parco dei Principi incorniciano un rapporto al momento complicato con l’ambiente. Un peccato, certo. Soprattutto per chi, come noi, ha (ri)scoperto di volergli bene dopo il tradimento del suo successore. Ma anche una possibile manna dal cielo: quale modo e luogo migliore per rilanciarsi se non un club in cui la gente ti ama? Un club che, tra l’altro, ha la disponibilità economica per acquistare il tuo cartellino (50 milioni di euro sarebbero giusti per l’attuale valore di mercato di Cavani) e per offrirti l’ultimo grande contratto della carriera. Pensaci, Edinson. Pensaci, Napoli. Abbiamo provato a giocare con una boutade, abbiamo dimostrato che è una cosa fattibile. Potrebbe diventare possibile, chissà.

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