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Sarri, il maniaco della tattica, è il nuovo top player dei tifosi del Napoli

Nono giorno di allenamenti a Dimaro per il Napoli di Sarri. Il tecnico insiste sul lavoro in campo mentre il pubblico l’ha eletto nuovo idolo assoluto.

Sarri, il maniaco della tattica, è il nuovo top player dei tifosi del Napoli

Il Napoli è in ritardo, stamattina a Dimaro: il primo scattino di riscaldamento, blando anziché no, è delle 9.52. Si gira intorno ai cinesini, si corre in gruppo e poi si alzano le gambe a tempo. Ci sono tutti, meno gli infortunati Tonelli e Reina. Il difensore ex Empoli è passato sotto la tribuna poco prima dell’inizio dell’allenamento. Saluta, ha i capelli ancora biondo platino. L’azzurro a cui i tifosi avevano cercato di convertirlo ieri è ancora un’ipotesi lontana. Il portiere spagnolo, invece, è vittima di un fastidio muscolare. Subito dopo, una sfilata per Tommaso Starace. Il pubblico lo vede, lo saluta con una piccola ovazione. Per una piccola star.

10.01, ci si riscalda ancora. Ed è una differenza rispetto ai primi giorni, perché i ritmi fisici sono oggettivamente più alti. È indicativo come Sarri, dopo nove giorni di lavoro, abbia in qualche modo aumentato il carico fisico. Il pallone compare qualche minuto dopo rispetto a una settimana fa. Resta sempre al centro del lavoro, questo sì. Però, è cambiato qualcosina. Questo va detto.

Sedici minuti dopo, si parte con la tattica. Il lavoro è particolare, la palla parte dall’esterno. Tutto a destra, dopo lo slalom tra i cinesini e uno scambio tra due calciatori. Tutto a sinistra, dopo che Jorginho ha fatto slalom tra i cinesini e basta. Dopo, i soliti principi offensivi che Sarri ha già mostrato a Dimaro. Palla sul centravanti che viene indietro a fare perno, inserimento laterale degli esterni offensivi e dei mediani. Sempre molti uomini ad attaccare la porta, sempre i soliti incroci tra i calciatori nelle varie posizioni. Ci sono delle sagome rosse a rappresentare i difensori avversari, e la linea è a tre. Forse è una rappresentazione della Juventus, forse è solo calcio e basta. Anzi, è sicuramente così. Chiederlo ai tifosi, però, vorrebbe dire avere una risposta certa. Quelli sono Barzagli, Bonucci e Chiellini. Benatia non è ancora entrato nella narrazione. Si segna spesso perché è facile, si arriva in porta praticamente sempre. Dire che gli schemi funzionino è un azzardo, anche perché le sagome sono ferme. Quando arriva il gol, il pubblico applaude; oppure fa “Oooohhh” quando invece la conclusione è sbagliata. Come se si stesse giocando davvero a calcio.

Vanno via le sagome, il drone è sempre alto. E la temperatura è gradevolissima, finalmente estiva. Anche a Dimaro, oggi, è 17 luglio. Persino a Dimaro. Dopo, esercizio sulla fase difensiva. Palla aperta da centrocampo sulla fascia, l’esterno scende fino sul fondo col terzino che l’accompagna. Non affonda il pressing, lo lascia passare in modo da “muovere” la linea difensiva. Secondo i soliti principi, of course: il fuorigioco è il primo obiettivo, nel senso di tenere innanzitutto l’attacco lontano dall’area di rigore. Mentre i compagni continuano in questa simulazione, Hysaj si concede una passerella sotto la tribunetta. Corre insieme a un angelo custode vestito di rosso, un preparatore. Sembra sereno, tranquillo, sorridente.

L’esercizio si evolve, come al solito. Stavolta, gli esterni che attaccano la fascia sono due. Il primo arriva sul fondo, il secondo riceve il passaggio basso e poi tenta il cross. Una situazione diversa da fronteggiare, ed è questa la caratteristica principale di questi giorni di ritiro e allenamenti e prove tattiche: tutti gli automatismi, soprattutto quelli difensivi, vengono ripetuti all’infinito e in opposizioni a situazioni sempre diverse. Ogni possibilità viene calcolata, ogni eventualità viene preparata. È attenzione per il dettaglio, è maniacalità. Sarri la esprime soprattutto nella cura della fase difensiva, che definire come “il suo chiodo fisso” non è esagerato.

L’allenamento si esaurisce così, i tifosi iniziano il rituale dei cori. C’è il chi non salta è juventino, c’è un giorno all’improvviso. Qualche grida di contestazione verso Edo De Laurentiis, che si fa vedere sul campo. I tifosi gli chiedono chiarezza. Poi, esce Sarri. Ed è un’emozione, perché la tribunetta applaude tutta. In maniera convinta, compatta. Per un top player che forse va via, eccone un altro eletto dal popolo azzurro. L’atteggiamento dei tifosi è proprio questo qui. Lui ringrazia, alza le mani ricambiando l’applauso. È toccante anche per chi guarda dalla tribuna stampa e mantiene (dovrebbe mantenere) l’oggettività e il distacco della professione. Ci sono appartenenza e attaccamento, anche se solo di e per interesse condiviso. Come quello che c’è (c’era?) con Higuain, del resto. Ecco perché rimanerci male, quando poi succede “il tradimento”, non ha molto senso.

È toccante anche l’immagine di fine allenamento, con Gabbiadini che lascia il campo e sorride. Ci siamo emozionati. Non ce l’aspettavamo.

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