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L’altro top player del Napoli è lo staff medico (ecco come lavora)

Lo staff medico del Napoli, diretto da De Nicola, è un’eccellenza. Gli studi innovativi per il recupero degli infortunati

L’altro top player del Napoli è lo staff medico (ecco come lavora)
Lo staff medico delNapoli

Higuain, certo. Ci mancherebbe. Sarri. De Laurentiis. Hamsik. E tanti altri. Ma una delle eccellenze di questo Napoli è senza dubbio lo staff medico diretto da Alfonso De Nicola, coadiuvato dai dottori Enrico D’Andrea e Raffaele Canonico: un terzetto che è al Napoli dal 2005 e ci è invidiato dal resto della serie A.

Come al solito, è nel ritiro che si pongono le basi per affrontare al meglio una stagione ricca di impegni. Come spesso accade – tocchiamo ferro – anche lo scorso anno il Napoli è stata la squadra che ha offerto i risultati migliori dal punto di vista della prevenzione. Le performance positive dello staff medico segnano un trend in crescita nel corso degli anni, hanno puntato su competenza, ricerca e innovazione. Un gruppo consolidato che comprende anche 5 terapisti: Massimo Buono, Fabio Sannino, Giovanni D’Avino, Marco Romano e Marco Di Lullo.

A Dimaro, come al solito,  è stato stilato un programma approfondito e dettagliato, allenamenti personalizzati e differenziati per i singoli atleti.

Nel malaugurato caso di infortuni, il dottor De Nicola applicando la teoria dei ‘neuroni mirror’ –  scoperta dal professor Giacomo Rizzolatti dell’Università di Parma agli inizi degli anni ’90 in ambito neuroscientifico – anche per la riabilitazione degli atletiPer De Nicola l’atleta infortunato va riabilitato nello stesso posto in cui i compagni di squadra lavorano quotidianamente perché secondo la teoria dei “neuroni specchio”, che si basa sull’empatia, c’è la possibilità di attivare quelle aree motorie responsabili del gesto tecnico che entrano in azione solo guardando il compagni che effettuano quel tipo di movimento.

il dr. Alfonso De Nicola

Senza dimenticare la sperimentazione legata al primo studio al mondo sul Dna degli atleti avviata due anni fa in partnership con la Temple University di Philadelphia ed il professor Antonio Giordano, per individuare eventuali punti deboli fisici e a prevenire gli infortuni muscolari. Dopo due anni di esperimenti sui primi 40 atleti sarà pronta nell’arco circa tre mesi la pubblicazione scientifica con l’analisi dei primi dati: sarà illustrato il test predittivo che aiuterà finalmente a comprendere come personalizzare anche gli allenamenti a seconda delle caratteristiche genetiche di ogni sportivo.

De Nicola, e quindi il Napoli, si avvale anche di un sistema medico-ingegneristico di ricostruzione 3D che consente, in caso di infortunio, di aumentare l’accuratezza delle diagnosi e migliorare l’indicazione terapeutica. Tutto ciò grazie alla collaborazione con la Torus srl – una startup innovativa che opera alla Città della Scienza di Napoli – impegnata nello sviluppo di applicazioni nel settore biomedicale che si avvale dell’utilizzo di nuove tecnologie in ambito ortopedico e traumatologico. Dalla Tac o da una Risonanza Magnetica di un calciatore in fase di acquisto o di infortunio è possibile oggi realizzare un modello tridimensionale con dati oggettivi e reali del soggetto che non lasciano spazio all’interpretazione o a dubbi, anche per coloro che non sono propriamente addetti ai lavori. Una vera novità rivoluzionaria nel settore sportivo che può risultare determinante anche ai fini medico-legali.

«Un esame diagnostico di questo tipo effettuato in caso di infortunio di ossa, articolazioni, tendini e muscoli – riferisce De Nicola – consegnandoci la ricostruzione dell’oggetto tridimensionale e tangibile dalla semplice immagine è estremamente importante ai fini della ricerca, della prevenzione, per l’impostazione del programma terapeutico, riabilitativo e per avere un quadro della situazione più accurato sia nel pre che nel post intervento».

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