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La trattativa per Icardi ci spiega a cosa è servita la clausola di Higuain

La clausola rescissoria (che oggi odiamo tutti9 in realtà ha fatto il gioco del Napoli

La trattativa per Icardi ci spiega a cosa è servita la clausola di Higuain

La trattativa per Icardi potrebbe dimostrare a che cosa serve la clausola di rescissione. Quella che già dopo la cessione di Cavani i napoletani non vedevano di buon occhio, e che dopo la vicenda Higuaìn detestano del tutto.

Su Twitter Pierpaolo Marino, il primo ds della gestione De Laurentiis, ha interpretato il pensiero di molti scrivendo: “Le clausole sono divorzi annunciati”, per poi spiegare a Tuttosport che “la clausola non tutela i club, ma è vantaggiosa soltanto per i giocatori”. Sulla prima parte possiamo essere d’accordo, dando al contempo per scontato, però, che quando un giocatore e un club si legano tra di loro non lo fanno “finché morte (o meglio: finché ritiro dall’agonismo) non li separi”, ma per periodi di tempo che in media durano due o tre stagioni. Non si tratta di essere cinici, ma pragmatici. È nelle cose che al momento dell’acquisto si sappia già che ce ne sarà uno per la cessione.

Sulla seconda dichiarazione di Marino, invece, c’è da obiettare. In questi giorni, ad esempio, si è letto che nelle trattative per il rinnovo di Insigne uno dei punti più dibattuti sia proprio la definizione della clausola: Lorenzinho non vorrebbe accettare quella proposta da Castelvolturno, perché troppo alta. La clausola, insomma, ingesserebbe le possibilità di un futuro trasferimento in altri lidi.

In questo senso possiamo dirci certi che, senza clausola, i fratelli Higuaìn sarebbero riusciti a organizzare il trasferimento alla Juve a una cifra ben inferiore ai 90 milioni e passa di cui si discute in queste settimane. Non è vero che a un presidente basti dire «io non vendo» per essere sicuro di non ritrovarsi a farlo. Nè può imporre le cifre che più gli aggradano. Il prezzo lo fa l’incontro tra domanda e offerta, certo, ma nel calcio post-Bosman i giocatori sono il peso che ribalta la stadera. Tra il piegarsi alle loro condizioni e le misure punitive alla Lotito (ricordate i trattamenti riservati a Pandev e Diakitè?) ci sono poche vie di mezzo. La clausola, in questo senso, è allora una boa cui le società possono aggrapparsi mentre sono prese dai marosi.

All’Inter, invece, manca un appiglio. La cessione di Icardi, stando ai primi statement della Pinetina, è impossibile: non lo vendono per nessuna cifra. Lo scenario, però, è più complesso. I nerazzurri non attraversano un buon momento e l’ipotesi di dimissioni di Mancini sta lì a dimostrarlo. C’è bisogno di far cassa e Maurito dà l’idea di essere uno che vuole cambiare aria. Per ovvie ragioni, né Thohir né i nuovi soci cinesi vogliono condire quest’estate con una cessione eccellente, soprattutto non possono permettersi di passare agli occhi dei tifosi per quelli che “svendono” a una club la cui liquidità è sulla bocca di tutti. Se potesse fare affidamento su una clausola, l’Inter, adesso presa da forze centripete, potrebbe star sicura almeno di incassare una cifra congrua alle proprie esigenze. Il club nerazzurro, invece, questa garanzia non ce l’ha e, rifiutandosi di trattare il rinnovo del contratto del proprio capitano, è destinato a tenersi Icardi e la moglie-agente Wanda Nara col broncio, a tutto vantaggio del Napoli.

Ecco, in attesa di vedere che succede, possiamo rasserenarci. La clausola non è un male in sè: come scrive Marco Bellinazzo, al più può essere scritta male, ma è un altro paio di maniche. Se poi De Laurentiis intende, come si legge, inserire una clausola da 100 milioni nel contratto del 23enne Icardi, non lo fa né per mettere inconsapevolmente la testa nella bocca del leone, né per tutelare il giocatore, ma per mettersi al sicuro in vista di future baraonde.

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