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La seduta pomeridiana: riecco Reina, c’è anche un gioco in campo. Ma il vero spettacolo è la tattica di Sarri

Il report del terzo allenamento azzurro a Dimaro.

La seduta pomeridiana: riecco Reina, c’è anche un gioco in campo. Ma il vero spettacolo è la tattica di Sarri

Il secondo pomeriggio di lavoro riesce ad essere di sole e cielo coperto, di caldo e vento. Il Napoli si prepara, ed è prima di tutto uno spettacolo di colore, un intero spettro cromatico in campo: Sarri e i preparatori vestono di rosso, i portieri d’azzurro; i calciatori si dividono, metà indossano la maglia nera da allenamento nera, gli altri vi sovrappongono il fratino giallo evidenziatore. E poi ci sono gli aiutanti di campo, vestiti di bianco.

Lo spettacolo, poi, si sposta dai kit di gioco al prato verde. Anzi, prima sulla pista d’atletica: su cui cammina live, per la prima volta dall’inizio del ritiro, l’idolo di Dimaro-Folgarida Pepe Reina. Un saluto al pubblico che l’accoglie con un’ovazione, una breve camminata fino in palestra, a fare compagnia sulle cyclette a Lorenzo Tonelli. Dopo li raggiungerà anche Raul Albiol.

La squadra, dopo essere stata microchippata (a ogni calciatore viene posizionato addosso un rilevatore gps, in uso anche nelle sedute di Castel Volturno) si divide prima in due: esercizi con la palla, scambi di prima a superare i paletti per i calciatori di movimento. Per i portieri, invece, esercizi dedicati: Sepe, Contini e Rafael si allenano sulle prese a terra, sulle uscite.

Poi, è il momento di un gioco. Sì, un gioco. Adattare il precampionato a un villaggio turistico, a un gioco aperitivo di spiaggia. Sarri ci prova, e ci riesce. Squadra divisa in tre gruppi da otto persone, un preparatore e un cesto-canestro per gruppo. L’esercizio è semplice quanto divertente: palla lanciata verso l’alto, bisogna correre dieci metri senza farla cadere. E poi bisogna cercare di fare canestro, possibilmente al volo o al massimo di controbalzo.  Quando succede, la gente applaude e sorride. Poi si ricomincia. Chi fa meno canestri fa flessioni, o almeno ci pare di aver visto questo. E se non è proprio così, immaginarci che sia andata in questo modo è ancor meglio della verità, forse. D’altronde, pure nel gioco aperitivo in spiaggia qualcuno vince. E se c’è qualcuno che vince, c’è anche qualcun’altro che perde.

Subito dopo, lo spettacolo vero. La tattica di Sarri, che incanta gli spalti. Si ragiona sui movimenti di squadra: tre linee strettissime e altissime, che pressano gli avversari e si muovono seguendo il pallone. C’è il riposizionamento, c’è la riconquista virtuale della sfera. Infine, la ripartenza: di prima, al massimo a due tocchi. Un attaccante (Gabbiadini da una parte, Dumitru dall’altra) a fare perno e tenere su il baricentro. Gli inserimenti da dietro, continui, sulle fasce dei terzini e al centro dei mediani. E via, quattro, cinque, dieci volte per ogni squadra. Il recupero palla avviene in diversi punti del campo, ma il principio di contrattacco è sempre lo stesso: armonico, tutti vicini alla palla e poi aperti a occupare tutte le zone del campo, con un uomo vertice alto ad appoggiare i compagni. Che lo servono sui piedi mentre li altri mangiano il campo correndo, e mentre Sarri, cappellino bianco su completo rosso, urla. Mai vista, nemmeno una volta, una palla alzata da terra. Il campo non è da calcio, ma da biliardo.

Subito dopo, partitella a campo ridotto, le porte vengono posizionate sulla linea dell’area dagli stessi calciatori. Undici contro undici, Contini e Rafael in porta mentre Sepe continua il lavoro specifico. Sembra un partitella normale, è un’altra cosa. mentre una squadra attacca, Sarri fischia e il pallone cambia. Viene lanciato in un altro punto dai preparatori, schierati ai lati del campo. E si riparte da lì, due tocchi al massimo e palla bassa. Questa cosa non cambia mai.

Il campo si restringe ancora, subito dopo. Una porta finisce a metà campo, l’altra e sull’area di rigore. Lo spazio è minore,il principio è sempre lo stesso. Sembra acchiapparello, ma forse il bellissimo Napoli di Sarri è nato proprio da queste robe qua, da quasti momenti così. Ah, nel frattempo è cambiato il portiere. Non una, due volte. Prima Rafael, poi Contini sono tornati dai preparatori. Luperto si fa male per uno scontro di gioco, ma non è nulla di grave. La particolarità di questo campo ancora più ristretto è che la squadra che attacca, oltre la linea di fondo avversaria, ha due giocatori che non fanno uscire la palla e la rigiocano subito al  centro: uno alla destra della porta, un altro a sinistra. Pressione sulla difesa e sui portieri, spesso costretti uscire in scivolata laterale ben oltre il proprio palo. Anticipare un avversario che si trova fuori campo, del resto, non deve essere proprio facilissimo.

L’allenamento finisce così, il sole non c’è più e la temperatura si è abbassata. Nessuno se n’è accorto, però. C’era altro da vedere. Sì, anche Cristiano Giuntoli, comparso a bordo campo sul finire della seduta. Tutti sperano sia venuto a portare novità positive.

 

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