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Quando cominciano i lavori allo stadio San Paolo?

A Roma lo stadio Olimpico è stato gestito bene dal Coni. A Napoli, invece, lo stato è disastroso e i lavori sono puntualmente rinviati.

Quando cominciano i lavori allo stadio San Paolo?

Manutenzione straordinaria. Questo è il topolino partorito dall’amministrazione comunale di Napoli per un importo finanziato dal Credito Sportivo di circa 25 milioni di euro, soldi che andranno ad ingrossare la massa debitoria del Comune e che sono tutto sommato equivalenti all’investimento prospettato dal presidente De Laurentiis con il suo progetto poi respinto.

È ormai consuetudine da qualche anno a questa parte che il Calcio Napoli indichi nella sua domanda di partecipazione alle coppe europee un altro stadio (di solito quello di Palermo) come campo di gioco, perché una volta mancano le certificazioni di agibilità, una volta i bagni sono insufficienti, e via discorrendo. C’è ormai una certa abitudine diffusa che ha fatto forse diventare quasi normale ciò che normale non è affatto.

Come per qualsiasi rapporto di locazione, le opere di manutenzione straordinaria sono a carico del proprietario dell’immobile e a quanto risulta dal 1990 (anno di consegna del San Paolo ristrutturato) al 2016 mai nessuna Amministrazione di Napoli ha provveduto a realizzare una regolare manutenzione dell’impianto, si è preferito andare avanti con una manutenzione “a guasto” e talvolta neanche quella. Dunque oggi lo stadio principale della città sconta una duplice arretratezza: la prima legata alla conformazione di un impianto con pista di atletica (quanti eventi internazionali della Iaaf sono stati ospitati?) ed alle scelte fatte per Italia ’90 (terzo anello, copertura, parcheggio interrato), e la seconda dovuta al normale degrado di una struttura sostanzialmente abbandonata.

La sola regolare manutenzione avrebbe conservato il San Paolo ad un livello equivalente a quello dello Stadio Olimpico di Roma, i due impianti hanno quasi la medesima età (1953 l’impianto romano, 1959 quello napoletano) ed entrambi hanno subito una profonda ristrutturazione tra il 1987 e il 1990. Ma cosa è successo dopo? Nei successivi 26 anni, lo stadio di Roma (la cui proprietà è del Coni), è stato oggetto di una manutenzione regolare e di un intervento di restyling cin occasione della finale di Champions League nel 2009, per un importo di circa 17 milioni pagato dal Coni in partnership con alcuni sponsor.

E come ha finanziato invece la manutenzione nel corso dei 25 anni il Coni proprietario? In parte con il budget del Coni stesso e in parte mettendo a frutto l’impianto con il canone d’affitto delle squadre che vi giocano (Roma e Lazio), ospitando concerti ed eventi durante l’anno ed altre manifestazioni sportive come il Golden Gala di atletica leggera o le partite della nazionale di rugby (negli anni più recenti). Se si è dimostrato dunque possibile per un ente pubblico gestire uno stadio in una grande città e mantenerlo ad uno standard di livello elevato (l’Olimpico è categoria élite della Uefa) viene da chiedersi: perché a Roma si e a Napoli no?

Pur considerando le debite differenze tra un ente comunale ed il Coni, che ha certamente lo sport come unica mission, non sarebbe sbagliato chiedere ad un ente pubblico quale il Comune di Napoli una eguale capacità d’impegno e gestione per il più grande impianto sportivo non solo della città, ma dell’intera regione ed anzi dell’intero Sud Italia. Qualora il Comune non fosse in grado di farsi carico dell’impresa, dovrebbe naturalmente promuovere nella massima trasparenza un bando pubblico per la gestione completa ed esclusiva dell’impianto al fine di attrarre investitori privati che possano adeguare lo stadio a standard moderni con la finalità di renderlo pienamente funzionale e naturalmente redditizio dal punto di vista economico.

Lo stesso Comune, secondo una pratica diffusa in tutta Europa, potrebbe chiedere oltre al canone annuale come parziale contropartita per la concessione esclusiva dell’impianto, la realizzazione in altro luogo del quartiere delle palestre e della pista attualmente a disposizione dei cittadini, senza quindi che si verifichi una perdita di servizi per la collettività. A tal fine ci sono aree pubbliche disponibili dove realizzarli ad esempio nell’area del Polifunzionale di Soccavo o in quella del costruendo Parco dello Sport a Bagnoli o ancora nella ex Base Nato per citarne alcuni).

La strada scelta è invece già vecchia prima ancora di essere intrapresa, con un prestito del Credito Sportivo al fine di dare una semplice rinfrescata ad un impianto che necessiterebbe di ben altro, senza alcuna possibilità di creare spazi commerciali né tanto meno spazi a servizio del quartiere. Per dirne un’altra non è neanche previsto il recupero e la messa a norma del parcheggio interrato che consentirebbe di ridurre una grande criticità nei giorni di gara, quando le auto s’impadroniscono di ogni spazio libero di Fuorigrotta e dintorni con un’occupazione selvaggia persino dei marciapiedi. Un parcheggio che sarebbe redditizio anche nei giorni in cui non ci sia un evento particolare, visto che a ridosso dello Stadio sono ubicati la Mostra d’Oltremare e la Scuola Politecnica (ex Facoltà di Ingegneria) che movimentano ogni giorno migliaia di persone.

Quello del parcheggio è un mero esempio di un potenziale inespresso, che si andrà a sommare al potenziale castrato di un impianto che pur rinnovato resterà fermo nella concezione agli anni ’50 del secolo scorso. Nel frattempo la città evolve, la metropolitana avanza, si recuperano spazi e vengono attratti grandi eventi (ultimo in ordine di tempo è quello di D&G, ma pensiamo anche alle Universiadi del 2019) eppure sullo stadio si sceglie di restare ingessati, rifiutandosi di volgere lo sguardo non solo al futuro ma finanche al presente.

Piccola nota a margine. L’Uefa ha da tempo richiesto almeno per alcuni aspetti (bagni, sediolini, luci, audio, tribuna stampa, spogliatoi, etc) l’adeguamento ad uno standard da paese che si presume se non diciamo civile ma almeno moderno, eppure ormai sembra che i lavori non cominceranno prima della fine dell’anno, a stagione in corso, per finire quando non si sa. L’attuale amministrazione comunale di Napoli che per molti aspetti ha dei meriti indubbi, sullo stadio San Paolo ha invece troppo a lungo temporeggiato, tuttavia nel 2016 è impossibile credere che ciò che si promette possa essere dimenticato come parole che si perdono nel vento e così possiamo annotare che l’assessore Borriello a KissKiss Napoli ha dapprima annunciato l’inizio dei lavori tra giugno e luglio, poi ha spostato l’orizzonte a settembre/ottobre per finire poi spiaggiato sul mese di novembre. Mannaggia a internet.

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