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Dal Draft al Salary Cap, se la serie A copiasse il modello americano

Dal Draft al Salary Cap, se la serie A copiasse il modello americano

In questi giorni si è svolto il draft della NFL, ovvero le scelte dei giovani universitari tra le varie squadre della lega di Football Americano. E’ stata l’occasione per me di fare qualche paragone tra le due leghe che rappresentano due modi diversi di sport che amo: NFL e Lega Seria A.

Prima di tutto nella NFL non c’è la retrocessione, ma per un concetto molto avanzato di business, solo la possibilità che la squadra venga proprio eliminata (o trasferita in altra città) nel caso i suoi incassi siano troppo bassi. Sono belle scene quelle che sono arrivate da Frosinone, di una squadra applaudita nonostante la retrocessione, ma quanta ingiustizia nel vedere una tifoseria che deve essere contenta di non avere avuto mai speranze se non quella di prendere all’ultimo momento la possibilità di vedere di nuovo la sua squadra sconfitta per quasi tutto il prossimo campionato. Saltano inoltre agli occhi il paragone tra gli incassi di Carpi,  Sassuolo ed Empoli in confronto a quelli di Bari e di Cagliari. Immaginiamo una serie A di sole 16 squadre con una squadra per regione tranne le “piccole” regioni (Basilicata, Molise, Valle D’Aosta e Trentino Alto Adige), senza l’assillo della Serie B e con il solo impegno di assicurare incassi di almeno 30mila spettatori in ogni partita e con contatti superiori ai 50mila in televisione.

Nella NFL si verifica inoltre che non ci sono squadre che “dominano” per diversi anni (o per sempre, o che creano “sudditanza agli arbitri”), mentre altre hanno il solo obiettivo di salvarsi, con il risultato di vedere partite imbarazzanti come quelle delle ultime giornate di campionato. L’obiettivo di fare incassi obbliga tutte le squadre a fare del proprio meglio, inoltre tutte le squadre devono “sperare” di poter vincere se non quest’anno almeno nei prossimi. Anche l’attuale Serie B è quindi un problema: squadre vincentissime (lasciatemi passare il termine) in Serie B poi in Serie A devono essere presenti solo per prendere sconfitte, quasi ogni anno le squadre salite dalla B sono le stesse che vi retrocedono. Qualcuna nel tentativo di rimanere in Serie A si indebita e dopo qualche anno deve essere anche sciolta e ricominciare dai Dilettanti. Anche la Serie B, quindi, dovrebbe essere ristrutturata per dare un senso alla speranza di vittoria, ci potrebbero giocare 24 capoluoghi di provincia con l’obiettivo di avere un campionato delle “medie” città, anche qui senza “discesa agli inferi” e con lo scopo “solo” di vincere il campionato e di fornire un bello spettacolo. Eventualmente si potrebbe dare un premio come i preliminari di Europa League od una partitissima con la squadra che ha vinto il campionato di Serie A da giocare in casa di quella di Serie B.

In questi giorni poi si parla tanto delle seconde squadre da “piazzare” in Serie C, ma quanto è nettamente meglio il concetto di Draft NFL? Diamo un campionato ai ragazzi fino a 21 anni con lo scopo di mettersi in mostra e di essere scelti dalle squadre di Serie A e di Serie B. La Serie C sarebbe composta così da oltre 100 squadre solo per lanciare nuovi giovani. E’ sempre difficile far emergere nuovi talenti, ogni squadra deve avere il proprio business: Serie A vincere il campionato e Serie C lanciare giovani. Mettere insieme le due necessità crea sempre problemi. Il concetto tanto decantato della Cantera del Barcellona è un poco sovrastimato, alla fine si sono comprati Suarez, Neymar, cambiano un portiere ogni anno. Ci giocano migliaia di ragazzi nella loro Cantera e non tutte le società se lo possono permetter. Hanno la propria squadra in Serie B, inoltre per un problema economico quasi tutte le squadre del campionato spagnolo “devono” prendersi qualche ragazzo del Barcellona o del Real Madrid per far quadrare gli asfittici bilanci dovuti ad un contratto TV capestro che vede Barcellona e Real Madrid guadagnare circa 100 milioni in più delle altre squadre che fanno la Liga. I ragazzi si potrebbero fare le ossa per 2/3 anni, ci sarebbe un congruo indennizzo alla squadra che li ha fatti crescere quando vengono scelti dalle squadre delle serie superiori, il tutto però alla luce del sole senza squadre che arraffano ed altre che non possono scegliere. Ricordo che prima nella NBA e poi nella NFL hanno in seguito aperto il concetto ad un più generale “non ha mai giocato come professionista nella nostra lega”, quindi ci sarebbe sempre la possibilità di scegliere giocatori da altre nazioni, ma con tante valide alternative provenire dai nostri vivai in Serie C la nazionale italiana ne guadagnerebbe sicuramente.

C’è poi un concetto ancora più interessante per rendere il campionato veramente interessante: il Salary Cap. Tutte le squadre hanno lo stesso budget per i loro contratti, in pratica quello che fanno tutti quelli che giocano al Fantacalcio. Hai 100 milioni per fare tutti i contratti, se scegli uno che ne prende 45 con i rimanenti 55 devi pagare tutta la squadra. Inoltre basta con le comproprietà, i giocatori che già sanno che giocheranno l’anno prossimo in una squadra che poi devono affrontare in campionato. Con queste logiche avremmo sempre un campionato senza problemi di budget, dove si può davvero fare programmazione e quindi dopo qualche anno le cifre potrebbero essere aumentate con una vendita dei diritti TV molto più vantaggiosa, poiché tutte le partite sarebbero avvincenti. Ci sarebbero problemi con le corazzate spagnole in campo europeo? Certo nei primi anni, ma si potrebbero mettere dei leggeri correttivi, ricordo che nel basket una volta c’era lo straniero di coppa, qui si potrebbe dare un budget aggiuntivo solo per coprire giocatori per le partite in campo europeo, inoltre già adesso lo schema calcio italiano non è vincente (una squadra fa 500 punti in 5 campionati e continua a parlare della finale persa col Barcellona come di un risultato straordinario).

Dimenticavo poi la cosa più bella: gli arbitri. Gli arbitri della NFL sono perfetti, difficilmente sbagliano, e dichiarano sempre a tutto lo stadio quale fallo o quale azione hanno visto. Nonostante ciò gli allenatori hanno la possibilità di mandare l’azione Under Review ovvero chiedere all’arbitro di rivederla alla moviola, a volte addirittura lo fanno spontaneamente gli stessi arbitri nelle azioni veramente complesse e fondamentali. Niente di eccezionale fin qui, l’eccezionale è il fatto che poi l’arbitro non solo conferma o meno la chiamata, ma come in tutte le azioni spiega “all’intero stadio” il fallo che ha chiamato e, l’anno scorso è successo a Seattle, eventualmente spiega la regola a cui fa riferimento visto che non è chiara a tutti gli spettatori. Questo significa la perfezione, del resto con i soldi che girano nella NFL, la perfezione è il minimo che si pretenda, altro che fallo di confusione oppure discussioni infinite sul fuorigioco “difficile da vedere”.

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