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Il Mann di Napoli e il Metropolitan: meno suscettibilità e meno mosche

Il Mann di Napoli e il Metropolitan: meno suscettibilità e meno mosche

Consideriamo il giornalismo informazione. È il motivo per cui riportiamo quanto pubblicato anche da altre redazioni. E sorridiamo di fronte alle contese e alle precisazioni dei giornalisti. Però una cosa – a proposito della polemica sorta in seguito alle considerazioni di un’ex curatrice del Metropolitan Museum, Caroline Howard, e il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) Paolo Giulierini che abbiamo ascoltato non solo per offrire la sua versione ma perché rappresentante di una delle eccellenze artistiche di Napoli. 

Come Napolista, non abbiamo alcun interesse se non quello di tendere al miglioramento dell’offerta culturale (e non solo) della città di Napoli. E quindi incide zero, come leggiamo sulla pagina facebook del direttore Giulierini, una lettera dell’ufficio di comunicazione del Metropolitan Museum di New York che sottolinea come la Howard non lavori più lì e non parli a loro nome. È superfluo, perché – come si desume dall’articolo e anche da quello ripreso dal Corriere del Mezzogiorno – nessuno era caduto in un simile errore. I rilievi della Howard sono personali (ma di un’addetta ai lavori) e non per questo da non prendere in considerazione.  

Può capitare che vengano mosse critiche a Napoli e alla sua gestione (anche di musei), reagire in maniera piccata serve a ben poco. È giusto – come ha sottolineato Giulierini – ricordare che nei musei soffia un vento nuovo e il Napolista osserva con sguardo favorevole questa trasformazione (come dimostrano anche gli articoli che riguardano il Museo di Capodimonte diretto da Bellenger), così come l’oppressione provocata dalla burocrazia, poi però le critiche si incassano e si va avanti. Insomma, meno suscettibilità e meno mosche.

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