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Così Giampaolo ha superato Sarri senza snaturare l’Empoli

Così Giampaolo ha superato Sarri senza snaturare l’Empoli

Il 16 giugno del 2015, Marco Giampaolo viene presentato come nuovo allenatore dell’Empoli. Dice una frase molto significativa, in conferenza stampa: «È una grande occasione per me, mi sento come se un giudice mi avesse appena liberato da un ergastolo. Magari con la condizionale». 

Abbiamo già scritto di Giampaolo (qui, giusto prima di Napoli-Empoli), narrandone la storia controcorrente e raccontando aneddoti gustosi e significativi del personaggio. Oggi, però, vogliamo celebrarlo (come merita) per quanto riuscito a fare e concludere sul campo. Ovvero, lasciare al suo successore sulla panchina dell’Empoli (probabilmente il deb, attuale secondo, Giovanni Martusciello) una squara ancora migliore rispetto a quella ereditata da Sarri giusto dodici mesi prima, all’abbrivio dell’estate 2015.

La forza di questo nuovo Empoli è la consapevolezza. La consapevolezza nella politica da (continuare a) perseguire e quella del gioco. Separiamo, analizziamo, spieghiamo. La consapevolezza nella politica da perseguire fa ovviamente riferimento al mercato e alla valorizzazione dei calciatori giovani. Era riuscito benissimo a Sarri, è riuscito alla grande anche a Giampaolo. L’allenatore abruzzese, giusto un anno fa, approcciava al suo ritorno in Serie A, dopo quattro anni, con le cessioni di Sepe, Valdifiori, Hysaj, Rugani, Verdi e Vecino. Più Ciccio Tavano. Uno smembramento assoluto, una smobilitazione che sarebbe stata fatale per chiunque. Tranne che per l’Empoli, che ha deciso di ripercorrere pedissequamente le sue stesse orme: e di acquistare, in prestito e non, Skorupski, Livaja, Paredes, Costa, Buchel, Diousse e Zambelli. Non abbiamo fatto il confronto ruolo per ruolo, ma a occhio ci sembrano tuttti acquisti sostitutivi delle cessioni. Affari integrativi rispetto alla valorizzazione dei calciatori già in rosa (Mario Rui, Saponara, Laurini, Pucciarelli e il futuro napoletano Tonelli). Insomma, l’Empoli non ha modificato la propria strategia di reclutamento: calciatori giovani o tendenzialmente giovani, da valorizzare per sé e/o per gli altri club.

Da questo punto, partiamo e ci intersechiamo con la seconda grande consapevolezza: quella del gioco. Perché, se tutti gli acquisti di cui sopra sono sostitutivi e integrativi di quello che c’era stato o c’era ancora, il resto ce l’ha messo Marco Giampaolo. Che, proseguendo sulla stessa strada del predecessore, ha voluto impostare un Empoli predisposto alla creazione del gioco. Nonostante calciatori meno dotati (sulla carta, e inizialmente), soprattutto dal punto di vista tecnico e dell’esperienza, il tecnico non ha voluto mutare l’atteggiamento della squadra. Che ha sorpreso tutti per vivacità, automatismi e capacità di stare al passo con la mera classifica e con l’aspettativa della qualità. L’Empoli ha sempre, veramente sempre, cercato di giocare al calcio. Che, per una squadra da lotta salvezza o giù di lì, è già qualcosa di diverso rispetto al solito. Nessuna strategia conservativa, nessun tentativo di speculazione. Persino contro il Napoli, una squadra-clone solamente più forte e con un tasso di qualità decisamente maggiore, l’Empoli è venuto a giocarsi la partita. Il miglior periodo del Napoli, il migliore anche dell’Empoli. È finita giustamente 5-1 per gli azzurri. Quindi ok, il risultato è stato negativo e pure pesante. Però, al di là della freddezza del tabellino, qualcuno ricorderà sicuramente una partita complicata nei primi minuti, con l’Empoli capace, oltreché di tenere difensivamente, pure di venire a rompere qualche volta le scatole nella metà campo del Napoli. Il vantaggio fu casuale, una punizione deviata, ma la squadra di Giampaolo non demeritava assolutamente il risultato di 0-0. Poi fece gol, e a quel punto solleticò troppo il can che dormiva. Pareggio di Higuain, punizione telecomandata di Insigne. Qualità maggiore, puoi farci poco. Ma almeno te la sei giocata. Come il Sassuolo, idem, giusto nella partita casalinga precedente. Grandi applausi ad ambedue le squadre, da parte di tutti. Altro che il pullman di Garcia (Napoli-Roma) o Mihajlovic (Napoli-Milan). Alla faccia delle grandi. 

Questa pratica calcistica, di gioco e mercato, ha portato anche a rivedere il giudizio su certi calciatori. Complice anche l’annata buia a Napoli, ma siete sicuri che il Paredes visto quest’anno a Empoli valga meno del Valdifiori edizione 2015? O che Skorupski sia così più scarso di Sepe? Oppure, infine, che Diousse valga in prospettiva meno di Vecino? 

Domande retoriche, ovviamente. Anche perché senza una risposta oggettiva possibile, che solo il tempo o i gusti personali potranno in qualche modo fornire. La certezza, però, è che il gioco valga la candela. Anzi, lo diciamo meglio: che scegliere il bel gioco sia redditizio. in campo, ma anche economicamente. Passare da un calcio bello da vedere e apprezzare vuol dire permettere ai giocatori di esprimere meglio le proprie qualità. E di vincere, lo dice la classifica: Giampaolo ha messo insieme 4 punti più di Sarri con un girone di ritorno da soli 16 punti. A salvezza conquistata con anticipo mostruoso, è sopravvenuto ad Empoli un appagamento anche comprensibile. Che però non ha mai modificato approccio e atteggiamento dei toscani. Ricerca del bel gioco, combinazioni centrali, movimenti e schemi mandati a memoria. L’eredità di Sarri, riveduta e corretta da Giampaolo. Che ora saluta e se ne va, lanciandosi (forse) verso club di maggiore livello (il Milan?) e confermando, seppure a dieci anni di distanza, di essere davvero un allenatore di razza. 

L’Empoli, forte delle due consapevolezze lasciate dal suo tecnico (e dal suo predecessore, noblesse oblige), forse sarà affidato a Giovanni Martusciello. L’abbiamo già detto, lo ripetiamo. Perché è una scelta significativa. Di continuità, di fiducia. Nel bello del calcio, nel gioco. Quello redditizio, in classifica e nelle casse. Basta guardare ai rumors e alle notizie vere di mercato: Saponara andrà via, Tonelli è già del Napoli. L’Empoli si sta nuovamente smontando. Ma non c’è problema: loro sanno già in che modo rimetterlo insieme.

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