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La Juventus ricorda a Dybala che De Coubertin non c’entra col calcio.

La Juventus ricorda a Dybala che De Coubertin non c’entra col calcio.

Sul giornale in edicola oggi, e pure sul sito della Gazzetta dello Sport è uscita un’intervista di Paulo Dybala. Non è una vera e propria intervista, ma dentro c’è un virgolettato dell’argentino. Che dice la sua sul no del suo club, ovviamente la Juventus, alla convocazione dell’ex Palermo per il torneo di calcio dei Giochi Olimpici, in programma a Rio dal 5 al 21 agosto. 

«Non andrò all’Olimpiade. Non è una scelta personale, ma della società che non mi ha dato il permesso. Mi spiace perché ci tengo molto a giocare in nazionale. Se avessi potuto decidere io, sarei andato a Rio». Queste le parole dell’attaccante appena dopo la vittoria in Coppa Italia. 

Dal punto di vista regolamentare, la scelta della Juventus è ineccepibile. Un club, secondo i regolamenti, ha la facoltà di rifiutare di concedere uno o più dei suoi calciatori per il torneo calcistico dei Giochi Olimpici. Diversamente sarebbe andata per la Copa America, competizione che comincerà tra pochi giorni e sulla convocazione per la quale, la Juventus non avrebbe avuto diritto di veto.

Quindi, tutto giusto e regolare. Anche se, come dire, c’è un retrogusto amaro per questa vicenda. Ne abbiamo già parlato tempo fa, quando definimmo come un pericoloso precedente quello riferito all’altro affaire Neymar-Barça, con i catalani che imposero al Brasile di convocare il calciatore per uno solo dei due tornei in programma questa estate. Il Brasile ha scelto di schierare la sua stella più luminosa ai Giochi di Rio, in casa. La grande occasione per mettere nella bacheca della Federcalcio verdeoro l’unico trofeo che ancora non è mai stato conquistato. Abbiamo descritto questo piccolo contenzioso come un “pericoloso precedente” perché siamo dei nostalgici, e vorremmo che, per i giocatori, gli impegni per il proprio paese vengano non prima, ma almeno accanto a quelli dei club. Sappiamo che questo non è più possibile, pur con tutta la malinconia del caso.

Nel titolo abbiamo elogiato la Juventus. Lo ribadiamo, non stiamo prendendo in giro. Non siamo sarcastici. Siamo davvero convinti che una società di calcio si gestisca così, senza farsi né intimidire né tantomeno ammorbidire da un’esclusione dalla Coppa America o da un torneo olimpico. E dal “caso umano”, tra mille virgolette, di un ragazzo di 22 anni che avrebbe voluto giocare per la sua nazionale. Perché il prossimo campionato italiano inizierà il giorno dopo la finale dei Giochi Olimpici, e i bianconeri vogliono iniziare da subito la corsa verso il suo sesto scudetto. Con Dybala. Alla Juventus, pur con tutta l’amarezza consapevole per un calcio che è cambiato, conta vincere. E basta.

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