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Sarri, ultima tuta blu, non è arrivato il momento di cambiare look?

Sarri, ultima tuta blu, non è arrivato il momento di cambiare look?
Maurizio Sarri in una foto di Matteo Ciambelli

Nell’ostentata esibizione di una tuta blu resiste ancora un aroma di Fiom, sopravvivenza di un richiamo operaio in terra milionaria, è forse il rimando instancabile a umili origini, la necessità di vestire comodi panni e nulla di più impegnativo o, più realisticamente, la rischiosa interpretazione di una certa arroganza che oppone se stessa alla leggerezza di sfumature estetiche diverse?

Quel modo di presentarsi, gentile Sarri, o meglio, di imporci il suo malinconico pret-à-porter, è fotografia fedele di una stagione che si stinge nei colori e negli entusiasmi. Che toglie definitivamente ogni illusione di immaginarla diversa da se stesso, capace di svestire quei panni lisi per indossarne di più allegri, perché no, meno prevedibili, semplicemente altri. Lei, Sarri, naturalmente avrebbe titolo per opporci quel nome sacro in terra campana, l’Ottavio Bianchi che condusse sapientemente la banda scudettata e che sedeva spesso come lei inguainato nell’elettrica tutina. Solo che, prendendo informazioni in merito, verrebbe a conoscere anche la versione che fece di Bianchi un “arbiter elegantiarum”, fatta di cravatte Hermès, le sue preferite, giacche blu di sartoria e scarpe rigorosamente inglesi.

Ora non si allarmi, mister, sarebbe un contrappasso insostenibile già solo immaginarla in siffatta condizione, che la porterebbe, se imposta dall’alto, a immediate e irrevocabili dimissioni. Però si faccia almeno una domanda: perché nel mondo del calcio è rimasto giusto lei a vestire così, a mantenere ferma l’idea bislacca secondo cui si è uomini di campo solo se ci si compenetra coi giocatori, condividendone gli stracci? Non sarebbe più utile opporre qualche grado di separazione, anche estetico, per marcare le opportune differenze e considerarsi il vero general manager di una società che intende modernizzare e valorizzare il suo patrimonio di immagine? Resta un’ultima malizia e un’urgenza letteraria a cui dare sbocco concreto: la tuta, è sempre la stessa da inizio stagione o, una volta ogni tre/quattro settimane, subisce l’affronto di un “lavato con Perlana”?

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