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La cucina campana e siciliana figlie della stessa madre: la Magna Grecia

La cucina campana e siciliana figlie della stessa madre: la Magna Grecia
C’amma stà’. Davanti alla cucina siciliana, c’amma stà’. Noi e loro, figli della Magna Grecia e di quello straordinario modo di vivere e di pensare, ne abbiamo di cose da dire, in ogni campo. Ma sul cibo, questa volta, la gara è veramente dura. Il primo libro di cucina della storia sapete dove è nato? In Sicilia. Autore: Miteco Siculo, nato a Siracusa. Una vera personalità del mondo culinario. Siamo nel quinto secolo prima di Cristo e fu lui a far conoscere e apprezzare la cucina sicula in Grecia, dunque nel mondo di allora. E suo compagno di mantesino e cucchiarella era l’altro maestro di lopas e tagena: Labdaco di Siracusa. Inoltre, poiché già allora c’era il detto che chi sa fare fa e chi non sa fare, insegna o fa il critico, sempre dalla Sicilia arriva il padre dei critici dell’arte culinaria, l’antenato di Masterchef, tale Archestrato di Gela, autore del poema “Gastronomia”.

Lopas e tagema sarebbero i corrispettivi di padelle e tegami. In quel momento storico di grande splendore e fervore culturale, perfino nella fattura degli attrezzi da cucina gli artigiani erano più illuminati di qualsiasi designer dei giorni nostri. È in Magna Grecia che si trovano per la prima volta particolari padelle in terracotta, dotate di un breve manico forato per introdurci un manico di legno, utile per non scottarsi. Ne volete sapere un’altra? Nella batteria di cucina e nei corredi di stoviglie, già esisteva il piatto da pesce, dalla forma di pesce e “con orlo ricurvo e incavo-omphalos per contenere il condimento al centro della vasca”, diffuso nel corso del IV sec. a.C. “in Sicilia e da qui poi in Campania, a Paestum, in particolare con le officine di Asteas e Python”. In generale, si legge ancora nei vari testi antichi, tanta era la cura per i banchetti e  l’attenzione rivolta ai cibi che, secondo la tradizione, nel VI sec. a.C. Smindiride di Sibari si recò alla corte del tiranno di Sicione, Clistene con circa mille cuochi al seguito. Che pariàta!

Si può dire che le due millenarie culture abbiano cromosomi comuni. A parte le altre e varie contaminazioni, Napoli e Palermo condividono parentele importanti nell’albero genealogico. Poi, certo, ognuno si è specializzato su determinate tipicità che non cito perché l’elenco sarebbe lunghissimo e poi perché sono fin troppo note. Di base c’è la stessa culla, quella Magna Grecia che era così avanti perfino nella conoscenza della Dieta Mediterranea che, pensate, si utilizzava l’olio di oliva per cucinare prima dell’VIII secolo avanti Cristo. E, giusto per chiarire un concetto che anima il dibattito di queste ore in Europa: l’olio prodotto in Magna Grecia trovava un uso massiccio soprattutto come condimento per cucinare; mentre l’olio prodotto in Spagna e soprattutto in Africa era considerato pessimo e veniva utilizzato esclusivamente per l’illuminazione.

E chest’è. Edamus, bibamus, gaudeamus! E sempre forza Napoli!
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