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Palermo-Napoli è il ritorno di Novellino, ex allenatore infallibile

Palermo-Napoli è il ritorno di Novellino, ex allenatore infallibile

Dopo la giornata di follia dell’altro ieri, qui al Napolista ci siamo chiesti, in vista di Palermo-Napoli, chi potesse essere l’allenatore che la squadra di Sarri si ritroverà ad affrontare domenica sera in una sfida che è un crocevia per lo scudetto. Zamparini ha scelto, alla fine, una vecchia conoscenza comune. Sua e nostra. Walter Novellino.

Circa dieci anni fa, Novellino era un allenatore che, semplicemente, non aveva mai fallito. Strano a dirsi oggi, all’approssimarsi di un ritorno in Serie A che diventa realtà a sei stagioni dall’ultima panchina in massima serie, col Torino nel 2009. Eppure, il tecnico di Montemarano, all’alba della stagione 2005/2006 veniva da questi risultati qui: promozione in C1 e finale di playoff, sempre in C1, raggiunte con il Gualdo, salvezza in Serie B col Ravenna, promozione e salvezza in Serie A col Venezia, promozione con il Napoli, promozione e salvezza in Serie A col Piacenza, promozione, salvezza e qualificazione in Coppa Uefa con la Sampdoria. Perfetto.

Novellino è una garanzia asoluta, soprattutto per campionati di vertice in Serie B. Ce l’ha fatta con Zamparini, ce l’ha fatta in piazze ambiziose come Napoli e la Genova blucerchiata. E ce l’ha fatta con alcune certezze incrollabili, sempre le stesse: difesa a quattro, schieramento a zona e due attaccanti complementari, il centravanti stangone e la seconda punta di movimento. Al suo arrivo in Serie A, col Venezia nel 1998, parla così di sé stesso: «Io gioco a zona, e non cambio il mio atteggiamento neanche a confronto con i fenomeni del massimo campionato». Manterrà la sua parola  e salverà i lagunari anche grazie all’intercessione di un divino uruguagio, Alvaro Recoba, che arriverà in prestito dall’Inter e formerà con Pippo Maniero una coppia molto più pericolosa della Maniero-Schwoch che aveva aperto il campionato con le maglie da titolare addosso. Schwoch finirà al Napoli, sei mesi prima del ricongiungimento. 

Fu un Napoli accettabile, quello targato Novellino. Pure se in Serie B, la squadra riuscì a costruire un buon rapporto con il pubblico e una buona continuità di risultati. In positivo come in negativo, tra l’altro: in un campionato vissuto praticamente sempre in zona promozione, mai tre vittorie consecutive. E poi un attacco di buona Serie A: il feticcio Schwoch, il classico ariete Stellone e la riserva di lusso Bellucci, più l’enigmatico Luciano Galletti. Paradossalmente, l’argentino ha disegnato la carriera migliore rispetto a tutti i suoi compagni di quella stagione e quella promozione, in cui un suo gol ebbe un peso decisivo. Rivedere quel Napoli-Cosenza 1-0 vuol dire rivedere anche il Napoli di Novellino. Roba che (non) fa male.

Alla fine di quel campionato, il Napoli decise di non confermare il tecnico avellinese e di giocarsi il jolly boemo con Zeman. Andò male agli azzurri, benissimo a Novellino: Piacenza e Genova confermano la sua aura di vincente, giusto un po’ ridimensionata solo dall’ultimo biennio blucerchiato, un dodicesimo e un ottavo posto. Niente di negativo, ma nessun picco positivo. Quando firma per il Torino, estate del 2007, Novellino è l’uomo più felice del mondo. I granata sono da sempre la sua squadra del cuore, tanto che una sua frase sul Filadelfia, stadio dell’epopea del Grande Torino, fa il giro del web: «Al Filadelfia c’erano muri che sembravano persone, e persone che erano come muri».

Non ripeterà quelle gesta, Walter, fallendo con Cairo in quello che era riuscito con Zamparini. Esonerato, richiamato, riesonerato. Tutto in due stagioni di passione, le ultime in Serie A. Dopo è down continuo, inarrestabile: l’infelice esperienza di Reggio Calabria, il Livorno nel 2011 e infine un passaggio a Modena, in Serie B, in cui dimostra di non essere proprio cotto. Il primo anno centra i playoff, persi nella semifinale col Cesena. Poi, nella seconda stagione, giusto l’ultima, va meno bene. L’esonero a febbraio, con una carriera che sembra al capolinea.

Un peccato a cui pone rimedio Zamparini, in giornata, con l’ultimo colpo di teatro dopo che Iachini è andato via sbattendo la porta («Ho una mia dignità»). Novellino, da par suo, si è detto felice dell’occasione in Sicilia e ha parlato così del presidente rosanero: «Il presidente è fatto così, ormai lo conosciamo da anni. Palermo, per me, è una grande piazza e una bellissima sfida». E magari un modo per dimostrare che il vincente di un tempo non sarà ricordato solo, tra qualche anno, come un “tecnico di categoria”. Ok per promozioni e salvezze sparse, ma resistere per due esperienze diverse a Maurizio Zamparini è un vero miracolo. Novellino ci (ri)prova. Bentornato, semplicemente.

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