ilNapolista

El Kaddouri, un prestito che ha funzionato: oggi è una buona riserva e sa pure essere decisivo

El Kaddouri, un prestito che ha funzionato: oggi è una buona riserva e sa pure essere decisivo

Oggi Il Napolista ha scritto e parlato di Gabbiadini, del suo impatto importante nella partita che è stata di Higuain. Una frase del pezzo è per l’assist, e individua un altro piccolo grande protagonista: «Una giocata che è valsa un gol, anche se il nome nel tabellino è quello del compagno». Il nome è quello di Omar El Kaddouri.

La sfida contro il Grifone è stata la celebrazione di quei calciatori che potremmo definire come le “vittime” del 4-3-3, di quel cambio di modulo operato da Sarri dopo un inizio stentato. Una roba benedetta, lo vedi nella classifica di Serie A e in quella dei cannonieri, senza bisogno di analizzare troppo i movimenti, gli schemi, le posizioni in campo. Il tecnico partenopeo ha azzeccato quello che è il modulo migliore per esaltare le caratteristiche del Napoli e dei suoi calciatori, ma ha finito per penalizzare, su tutti, due calciatori: Manolo Gabbiadini, e ne abbiamo già parlato pure qualche tempo fa. E poi, appunto, l’ex trequartista di Brescia e Torino.

Trequartista, appunto. Il ruolo di El Kaddouri è proprio quello, uomo di raccordo e fantasia dietro una o due punte. O al massimo, come in granata con Ventura, mezzala di propulsione. Comunque un calciatore offensivo, lotano dalla garra necessaria per fare il mediano nello schermo a tre di Sarri o dal raziocinio necessario per insidiare i galloni da titolare di Jorginho. Sarri aveva insistito perché El Kaddouri rimanesse proprio per poter giocare in quella posizione lì, un po’ da titolare e un po’ riserva di quell’Insigne dche doveva essere il diéz, senza dieci però, dello scacchiere azzurro. Era pure un premio alla positiva esperienza al Torino, due stagioni da titolare più o meno fisso (76 presenze in tutte le competizioni) che gli avevano conferito uno status di “calciatore di categoria” in Serie A. E poi l’Europa League dell’anno scorso, 13 presenze comunque positive dopo l’assaggio con il Napoli di Mazzarri nella stagione 2012/2013.

Il prestito del calciatore marocchino nato a Bruzelles ha funzionato bene, quindi: fuori un giocatore da sgrezzare, dentro un titolare aggiunto buono da rivendere a una cifra positiva o da tenere in squadra e far ruotare. Nel suo ruolo, però. Perché, come detto, El Kaddouri ha dovuto piegarsi alle scelte di Sarri verrsione 2.0 e reinventarsi un po’ esterno d’attacco e un po’ mezzala alla bisogna. Più esterno d’attacco, però: 14 spezzoni in campionato, sempre ad andare a sostituire uno dei lati del tridente, e 4 match da titolare in Europa League, più Napoli-Verona di Coppa Italia. La curiosità è che El Kaddouri, come Callejon e Mertens, ha segnato in tutte e tre le competizioni. A Higuain manca il gol in Coppa Italia, ad esempio. Per racchiudere tutto in una frase, potremmo definirlo come un comprimario che sa diventare protagonista sfruttando il momento. All’improvviso, e forse senza neanche rendersene conto.

Il gol col Genoa gli ha regalato la terza gioia personale in maglia azzurra, la prima in campionato. Un gol bello, nato da una splendida intuizione di Gabbiadini, ma anche da un movimento in tondo, a entrare in area di rigore, che racconta di un adattamento al nuovo ruolo comunque in divenire. Forse non totale, perché le occasioni per affinarlo sono state davvero pochissime (appena 146 minuti in campionato, 614 nell’intera stagione); ma lodevole, per il tentativo in sé ma anche per la professionalità. Mai una parola di troppo per El Kaddouri, mai un’uscita fuori dalle righe di procuratori, familiari e affini. Nonostante si parli di un calciatore comunque di livello, da 18 presenze in nazionale dal 2013 a oggi. Una buona riserva, anzi un’ottima riserva. Un bravo professionista. Che poi entra, e sa anche essere decisivo. Cosa chiedere di più?

ilnapolista © riproduzione riservata