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«Restituisco la faccia a Maradona». Parte ai Quartieri Spagnoli il restauro del murales

«Restituisco la faccia a Maradona». Parte ai Quartieri Spagnoli il restauro del murales

Riportare alla luce il simbolo di un passato glorioso per restituire fiducia nel futuro dei Quartieri Spagnoli. È questo lo spirito con cui Salvatore Iodice, falegname noto per le sue opere di arredo urbano realizzate utilizzando rifiuti abbandonati, si appresta a restaurare il Murales Maradona l’icona più famosa del primo scudetto del Napoli.

L’immagine del Pibe de Oro campeggia da ormai trent’anni sulla facciata di un palazzo in via Emanuele De Deo, ai Quartieri Spagnoli, “‘ncopp’o cantier’”, come definiscono i residenti lo slargo su cui affaccia questo casermone di sei piani sul quale ormai appare quasi scolorito il disegno che ritrae Diego nell’atto di correre dietro a un pallone, il suo giocattolo preferito. Lo realizzò un giovane abitante dei Quartieri, Mario Filardi, scomparso misteriosamente in Olanda. Era l’anno dello scudetto, tutta la città si tingeva di azzurro, si moltiplicavano le rappresentazioni del trionfo di quella incredibile squadra. Qui, nel cuore dei Quartieri Spagnoli, nel cuore cittadino, sorse il più grande.

Domani mattina Salvatore Iodice inizierà il restauro del murales, dopo aver speso quasi un anno a raccogliere soldi attraverso una colletta di quartiere e a scervellarsi sul modo migliore per riportare alla luce, rinnovata, l’immagine di Diego: «Sono venuti in tanti a consegnarmi le loro offerte, in tutti questi mesi, chi 5 euro soltanto, chi 10, chi cifre più elevate, anche 200 euro. Ho annotato tutti i nomi su dei fogli. Si sono fidati di me e io adesso sto per consegnare loro ciò che ho promesso», commenta.

Nella raccolta dei fondi Salvatore è stato aiutato da altri commercianti e abitanti dei Quartieri: «Io raccoglievo i soldi nella mia bottega, la Miniera; Salvatore Visone, il parrucchiere di Hair Studio 76, in via Due Pone a Toledo, ha fatto una raccolta parallela, mettendo insieme più di 300 euro. Ci ha aiutati anche un ragazzo che abita qui e che lavora in una tipografia. Ha raccolto 80 euro. È lui l’ideatore del cartello che dice “Tu che sei dei Quartieri e tifi Juventus si’ na lota”. E poi i ragazzi di Balconata Zerazzero hanno completato la raccolta mettendoci quello che ci mancava: quando hanno letto l’articolo del Napolista sono venuti da me a offrirmi il loro aiuto e in cambio mi hanno chiesto di girare un docufilm sul restauro. Seguiranno il lavoro dall’inizio alla fine. Il documentario si intitolerà “Ci metto la faccia”, perché io dico sempre che non mi tiro mai indietro, che per i Quartieri ci ho sempre messo la faccia. E adesso la faccia la restituirò anche a Maradona, per il bene del posto in cui vivo e lavoro».

In circa un anno Salvatore ha messo insieme 1000 euro. Poi ha chiesto l’aiuto del Comune per ottenere la gru che gli permetterà di arrampicarsi sul palazzo per restaurare il murales: «Quando ho curato la direzione artistica del presepe vivente dei Quartieri, a Natale, venne a vederlo l’assessore alle Politiche giovanili, Alessandra Clemente. La conobbi in quell’occasione. Venne a trovarmi in bottega e poi andai io a cercarla in assessorato. Le chiesi un elevatore per compiere l’opera e lei in un mese mi ha risolto il problema. La gru arriverà domani mattina e io inizierò finalmente il lavoro. Non mi fermerò fino a quando non sarà finito».

I materiali per ridipingere Diego, invece, Salvatore se li è procurati grazie ai tanti amici conosciuti negli anni: «Alcune pitture me le sono procurate a costo ridotto, altre facendo scambi con oggetti creati da me e altre cose. C’è un colorista che mi regala la sua pittura, uno viene a portarmela dall’isola ecologica: a lui arrivano secchi di pittura da smaltire e lui me li porta la sera per farmeli utilizzare per le mie creazioni». I mille euro raccolti grazie alla colletta di quartiere andranno nelle casse della Miniera per continuare l’opera di abbellimento dei Quartieri Spagnoli intrapresa da Salvatore ormai da anni: le panchine artistiche ricavate con le reti dei letti abbandonati, i raccogli cicche ecologici, i restauri di murales nei vicoli, la pulizia di scale e luoghi comuni, come quello di Largo Baracche, realizzato a dicembre o quello delle scale di San Pasquale.

Si tratterà di un restauro completo che ricalcherà le forme sbiadite del Maradona gigante e ripristinerà i colori originali, quelli appartenenti alla squadra: «Certo, il risultato sarà leggermente diverso, perché io ho un mio stile, ma le linee resteranno identiche, quelle originali. Sarà diverso solo lo stile di pittura». Salvatore lavorerà da solo, sulla gru. Giù in strada ci saranno alcuni amici che gli daranno consigli su come procedere: «Una cosa è vederlo da vicino, dall’alto della gru, una cosa è vederlo da sotto, in tutta la sua grandezza. Mi servirà il loro aiuto». Promette di finirlo in due giorni, entro domenica. Assicura che, una volta rifatta la faccia del Pibe, il grosso sarà fatto.

Da anni al posto del viso di Maradona, sulla facciata dell’edificio è spuntata una finestra abusiva. Nell’appartamento a cui appartiene l’affaccio (quasi un sacrilegio) vive il signor Ciro che si è subito messo a disposizione di Salvatore: «È tifosissimo del Napoli. Quando la squadra perde una partita, piange. Mi ha raccontato che ogni sera si prendeva collera per questo Maradona quasi scomparso che stava sulla sua finestra. Ma lui ha comprato l’appartamento quando la finestra già c’era, non è colpa sua, e ha subito messo a disposizione la casa. Fino a una settimana fa pensavo di dipingere direttamente sulla tapparella, poi mi è venuta l’idea di un pannello di legno che si apre come una finestra e ieri sono andato a montarlo. Mi ha fatto entrare in casa sua per farlo. Quella finestra non la apriva quasi mai, per non rovinare Maradona, adesso è tutto orgoglioso di averci messo del suo a riportare Diego al suo splendore originario». 

Affacciandosi alla finestra del signor Ciro, Salvatore ha fatto anche un’altra scoperta. Sull’orecchio di Maradona c’è un orecchino: «Un brillantino tipo cristallo Swarovsky. La signora che abita nell’appartamento che ha la finestra accanto a quella dove c’è il viso di Maradona mi ha raccontato che loro vendevano finimenti e chiusure lampo e che lo donò lei al ragazzo che fece il murales. Mi ha detto che lo attaccarono con l’Attack e sta là da trent’anni. Penso che ci farò un rinforzo di silicone e dipingerò tutto attorno».

Salvatore racconta che sono giorni che non dorme per pensare a Maradona: «Mi preoccupano i tratti mancanti, quelli che ormai sono così sbiaditi che non si vedono. Sono andato a farmi stampare un disegno di quando era intatto per capire come muovermi. Ho una tensione fortissima addosso, tutti gli occhi puntati su di me, mi chiamano giornalisti a tutte le ore. Io penso solo che devo fare questo Maradona come si deve, riportarlo allo splendore originario. Restituirlo al quartiere».

Un valore altamente simbolico quello che Salvatore attribuisce al lavoro che si appresta a compiere: «La riuscita di questo progetto farà capire che la rinascita dei Quartieri è possibile. Saremo riusciti a far avverare un sogno. Sono anni che quelli che guardano Maradona non lo vedono più perché sta scomparendo. Speriamo che in questa rinascita comincerà a crederci anche chi ora non lo fa, che tutti abbiano un po’ più di fiducia in me e nelle altre persone che si stanno spendendo per organizzare Carnevale, Natale, Capodanno e decine di eventi in questo posto disgraziato ma bellissimo che è cambiato tanto. Qui non ci si spara più, non si vende solo la droga, il tempo del Far West è finito, l’esercito lo hanno mandato a Forcella, alla Sanità, ma non da noi: non ce n’è bisogno».

E non si fermerà al murales Maradona l’opera simbolica di Salvatore: «Nei prossimi mesi voglio riportare alla luce anche gli altri disegni che fece Mario Filardi in quel periodo: oltre al Maradona, dipinse il Gennarì, la mascotte del Napoli, nei pressi di Largo Baracche, e poi, dove c’è la croce di Cariati, in mezzo alle scale, ormai totalmente scomparso, c’è il disegno della lingua dei Rolling Stones. Sono di media grandezza e li riprenderò tutti e due. E poi farò ancora un’altra raccolta di fondi per realizzare un altro grande dipinto sempre nella piazzetta di via De Deo: c’è un’altra superfacciata da poter dipingere e voglio fare qualcosa sempre a sfondo Napoli».

Salvatore racconta che la cifra più alta che gli è stata offerta per la realizzazione del restauro del murales Maradona è stata quella di 200 euro da parte di un avvocato con studio ai Quartieri Spagnoli: «Mi convocò nel suo studio e mi diede i soldi. Mi disse che a lui non importava se fossi scappato, “io sono avvocato, se scappi ti denuncio”, disse. A lui interessava solo che facessi Maradona. Mi ha chiesto di tornare da lui solo dopo averlo finito, perché a lui solo quello interessava, potere andare a guardarlo di nuovo. Quando avrò finito lo andrò a prendere col motorino per mostrarglielo».

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