ilNapolista

Napoli, i primi quarant’anni di Gianni Cirillo il barbiere filosofo allievo di Osho

Napoli, i primi quarant’anni di Gianni Cirillo il barbiere filosofo allievo di Osho

Qualcuno ha già scritto che il mestiere del barbiere ha molte affinità con quelle dello psicologo. E ci sta, a condizione che il barbiere sia al di sopra di ogni sospetto. Gli antichi egizi, invece, sostenevano un’affinità molto forte con l’approfondimento del medico. Un personaggio complesso e non ancora ben definito, insomma, ma l’immagine classica aiuta a chiarire il concetto: il cliente seduto sulla poltrona girevole si rilassa con il procedere del taglio dei capelli; è arrivato stanco e spesso anche nervoso o depresso, ma le parole del barbiere-amico fanno bene al suo umore. «Poco a poco me lo porto dove voglio io – dice senza spocchia Gianni Cirillo che di queste cose ben s’intende avendo partecipato ai corsi di meditazione del venerando maestro Osho nell’estremo sud dell’India – e faccio in modo che il tempo che mi dedica sia propizio per lui ed anche per me. Abbiamo tutti bisogno l’uno dell’altro, ma pochi lo capiscono».

Barbiere, terapeuta e filosofo ma, soprattutto, un napoletano all’antica curioso quanto basta. E buon osservatore. Di strada, partendo dal vico Nocelle e da una bottega di via San Carlo dove il titolare per la prima volta gli affidò le forbici per un taglio di capelli in autonomia, ne ha fatta tantissima, ma l’energia che lo sorregge ha solidissime basi culturali e religiose. «Ho voluto percorrere tutte le esperienze ma alla fine di ogni percorso sono ritornato a Cristo. Sempre più convinto».

Gianni recita con un entusiasmo ancora intatto i tre ruoli in commedia che gli sono stati affidati e la sua “Barberia”, all’inizio di via Crispi, è un salotto frequentato dalla meglio società napoletana e internazionale. Sulla sedia dove mi ha appena scorciato la barba si sono accomodati perfino Bill Clinton, nei giorni del G7, Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano che si faceva accompagnare dal giudice Bertone. «Sono anni che il Presidente non viene, sarei oltremodo lusingato se ritornasse». Gli altri, invece, ritornano. E a tutti Gianni fa omaggio del libro che ha scritto sulla storia della sua bottega d’arte. I clienti quasi sempre sono diventati amici. Un notissimo notaio milanese arrivava in aereo, qualche volta accompagnato dall’ad di Pirelli, si sottoponeva al trattamento-barberia e ritornava in tempo per l’apertura dello studio. Che vuoi di più dalla vita. Con Luca di Montezemolo, presentato da Gianni Punzo che qui è di casa, si è instaurato un rapporto che va oltre il taglio di capelli: «È stato facile, lui è pazzo di Napoli, di Capri e dello “Scoglio” di Massa Lubrense e io gliela canto come vuole lui. In cambio non chiedo niente, mi basta contribuire a consolidare quella immagine di città-mondo che ancora resiste sulle macerie e che spero si consolidi con la conquista dello scudetto. Luca ci crede, forse più di quanto ci creda io, ma, come dico a De Laurentiis e prima ancora avevo detto a Ferlaino, a Gianni Punzo e a Roberto Fiore, tutti miei clienti, facimme festa quando il porco è stato ucciso».

La bottega di piazza Amedeo nel 2016 festeggia i primi quaranta anni, ma il barbiere filosofo non ha voglia di fare festa. Né tanto meno bilanci: vede ancora strada davanti a sé e vuole percorrerla tutta con i compagni di sempre, Enzo Vizioli, Tonino Gaeta, Roberto e gli altri. Una squadra con tanto di regista, insomma, che non rinuncia, anche formalmente, al suo look. Gianni riceve i clienti indossando un irreprensibile blazer blu e indossa il camice solo quando inizia il lavoro. La forma non è cambiata, la sostanza sì e il barbiere-filosofo definisce la sua analisi: «C’è poco da stare allegri – dice – ora dobbiamo solo contenere i danni e sperare che la classe dirigente napoletana acquisti quella capacità di gestione che oggi non ha. Il Porto che muore mi mette angoscia e così pure quei treni sgangherati, sporchi e spesso da buttare della cumana e della Circumvesuviana. Facendo la barba o tagliando i capelli lo predico al mio amico carissimo Maurizio Marinella e a Gianni Lettieri, ma le certezze cadono come le foglie d’autunno». E il barbiere è costretto a rifugiarsi ogni giorno di più nell’angolo del filosofo e a ripensare, come in sogno, alle massime di Osho, il suo maestro indiano. «Lui diceva che l’uomo deve vivere in armonia e gioiosa celebrazione di tutte le fasi della vita, ma, se devo essere sincero, faccio sempre più fatica ad applicarle».

ilnapolista © riproduzione riservata