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In serie A pure la lotta salvezza si è riaperta, sarà dura giocare “partite facili”

In serie A pure la lotta salvezza si è riaperta, sarà dura giocare “partite facili”

Come cambia il campionato. È stato un mantra di Sarri, una frase ripetuta e ribadita in quasi tutte le conferenze stampa degli ultimi mesi a Castel Volturno: «In dieci partite può cambiare tutto». In realtà, pure in meno tempo. Ecco che allora la nostra Serie A si riscopre equilibrata in tutti i suoi mini-tornei interni: lo scudetto, la Champions, l’Europa league e soprattutto la lotta-salvezza. Microcosmi e sfide che si incrociano tra di loro Da adesso in poi, anche a causa di questi stravolgimenti, ogni partita diventa fondamentale. 

Napoli e Juventus, «le due squadre che se n’erano andate e si giocheranno da sole il titolo fino all’ultima giornata», hanno rispettivamente sei e quattro punti di vantaggio sulla Fiorentina (il Napoli, ovviamente, ha una partita in meno). Il discorso-scudetto a due non è proprio così scontato, considerando pure le cinque vittorie consecutive della Roma di Spalletti (arrivata a 50 punti) e le sfide a croce della prossima giornata: Fiorentina-Napoli e Juventus-Inter. Quindi, come dire: attenzione anche a chi, da dietro, ha ripreso a marciare bene (pure la Viola di Paulo Sousa viene da tre vittorie nelle ultime cinque). Napoli-Milan di questa sera è una partita decisiva anche per la questione terzo posto: i rossoneri, vincendo, potrebbero lanciare un segnale chiaro (quarto successo, eventualmente, in cinque match) e portarsi a sei punti dalla Fiorentina. Che sono comunque tanti ma che in realtà equivalgono a due sconfitte della squadra avvesaria. Tutto è possibile, dunque, anche stasera: il Napoli deve fare attenzione a una squadra decisamente migliorata di recente, tutt’altra cosa rispetto al match di andata, e alla sua voglia di non salutare con largo anticipo ogni velleità Champions. 

Dietro, giù nella zona-salvezza, sta succedendo la stessa cosa. Quello che sembrava già deciso, adesso, non lo è più. Basti pensare all’incredibile rimonta del Verona di Delneri, roba da sette punti nelle ultime quattro partite. Pochi, sì, ma appena due in meno del 50% di quelli totali, 18. Gli scaligeri, ora, hanno appena sette punti di svantaggio dal quartultimoposto occupato dalla Sampdoria. In mezzo ci sono due neopromosse che ci credono ancora, e fanno bene. Carpi e Frosinone, designate come vittime sacrificali sull’altare della retrocessione, sono appena a cinque e a due punti di svantaggio dai blucerchiati di Montella, e quindi alla zona-salvezza. Distanze facilmente colmabili, soprattutto alla luce dello scontro diretto di domenica prossima che vedrà affrontarsi a Marassi proprio Sampdoria e Frosinone. Una partita che, a questo punto, ha un esito tutt’altro che scontato. E che sarà guardata con interesse da numerose squadre che d’improvviso si sono ritrovate risucchiate nella lotta retrocessione: il Genoa a 28 punti, l’Udinese a 27 e il Palermo a 26 non possono più dirsi tranquille. Due partite, sei punti, il vantaggio dell’Atalanta sulla zona calda; più lontane, e quindi ancora abbastanza serene, il Chievo (31 punti) e il Torino (32).

Il ritorno a un campionato più aperto, nella fascia destra come in quella sinistra della classifica, è una medaglia: ha due facce opposte e distinte. Da una parte aumenta la competitività, rende difficile il pronostico su tutte le partite e aggiunge magari un pizzico di imprevedibilità in più a match dall’esito già facilmente preventivabile. Come dire: ora come ora, se i risultati dovessero andare ancora nella stessa direzione, l’Udinese perderebbe ancora 0-4 in casa con l’Inter? Il Chievo si farebbe asfaltare dalla Juventus al Bentegodi, sempre per 0-4? Lo stesso Verona, pur perdendo “solo” 0-2, giocherebbe la stessa partita arrendevole vista all’andata contro il Napoli? Magari sì, perché i valori in campo sono quelli che dice la classifica. Ma il cambiamento dell’approccio psicologico, del contesto mentale di certe partite, potrebbe renderle quantomeno meno semplici per la squadra più forte. Come da tradizione, del resto, del campionato italiano. Un vantaggio per tutte e per nessuno, e questa è l’altra faccia della medaglia: d’ora in poi, tutte le partite saranno quelle della vita. Per tutte le squadre. E anche un punto, piuttosto che zero, può fare la differenza. Proprio per il Napoli, soprattutto per il Napoli, è una difficoltà non da poco: la squadra di Sarri, vedasi la sfida interna col Carpi, ha dimostrato di (poter) soffrire partite contro avversari chiusi, interessati esclusivamente al pareggio. Il difetto atavico che il Napoli, anche con Benitez e Mazzarri, si porta dietro ormai da anni. Dodici partite alla fine somigliano, al di là della retorica della conferenza stampa, davvero a dodici finali. Per chi corre per il titolo e per chi si ritrova a sperare ancora, incredibilmente, nella salvezza o in un posto Champions lontano ma non impossibile. Si comincia da Napoli-Milan. 

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