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Sarri e quella frase che condanna il Napoli all’estetica: «Non sappiamo vincere una partita sporca»

Sarri e quella frase che condanna il Napoli all’estetica: «Non sappiamo vincere una partita sporca»
L'abbraccio a Reina dopo la parata miracolosa all'ultimo secondo (Ciambelli)

Cominciamo col dire che Maurizio Sarri era una pasqua oggi a Castel Volturno, un uomo trasformato rispetto a quello spigoloso, nervoso, di una settimana fa, alla vigilia di Bologna-Napoli. È parso rilassato, più a suo agio, sicuramente sorridente. Forse più paziente. Insomma, sta bene.

Come al solito, non le ha mandate a dire. Persino a Higuain. «Non mi è piaciuto domenica a Bologna, ho rivisto quell’atteggiamento degli anni scorsi che non mi piaceva. Ha detto che l’ho reso felicissimo? Bene, speriamo che ricambi e renda lui felice me domani».

Ha dato di Napoli-Roma una definizione molto simile alla categoria che nel Tour de France assegnano a determinate montagne: hors categorie, come a dire che non può essere catalogata. È il Tourmalet, è l‘Alpe d’Huez, il Galibier, il Mont Ventoux. Montagne che si attaccano col cuore, non con la tattica. Lui ha detto “col cuore, non con la professionalità”. Perché Napoli-Roma è una partita particolarmente sentita a Napoli «e noi lo sappiamo». Anche se ha rigettato qualsiasi riferimento alla tragedia di Ciro Esposito. 

La prima partita dopo l’assurda morte di Ciro si giocò lo scorso autunno e fu una lezione di calcio impartita dal Napoli di Benitez alla Roma di Garcia. Un due a zero ben inferiore alla differenza vista in campo, soprattutto nei primi 45 minuti.

Sarri si è soffermato sugli errori di Bologna. Quelli commessi «dall’intera fase difensiva, non parlo solo della linea». E anche quello commesso in occasione del secondo gol del Bologna, su azione di calcio d’angolo.

Soprattutto, a domanda specifica, Sarri ha espresso un pensiero: «Non vinceremo mai una partita in maniera sporca, non credo proprio, non è nelle nostre caratteristiche». Ed è un punto sostanziale. La speranza è che Sarri abbia voluto esagerare, abbia voluto rimarcare questo passaggio anche per spingere il suo Napoli a giocare sempre al meglio. Sarri sa benissimo che giocare un campionato intero e non riuscire a vincere mai una partita senza averlo meritato sul campo è una sorta di condanna.

E in realtà, volendo anche noi estremizzare, è come se questo Napoli fosse condannato all’estetica, alla bellezza del gesto e del calcio espresso. È un Napoli che fondamentalmente entra in campo per giocare bene, per suonare uno spartito armonioso e intenso. Col rischio che se qualcosa si inceppa, la partita rischia di girare male. Sembra paradossale ma fin qui gli azzurri hanno offerto questa sensazione: di saper giocare in maniera divina ma anche di non saper fare altrimenti.

Sarri non lo ha detto ma è su questo punto che starà lavorando da tempo. Non sono tantissimi i casi, nello sport, in cui si riesce a vincere giocando alla perfezione. Federer. Stenmark. Il Barcellona di Guardiola. Katarina Witt (ma in una disciplina in cui l’estetica è tutto). Arriva un momento della competizione in cui la prestaziione viene giudicata da un insieme di fattori. Tante sono le partite – in qualsiasi sport – che vengono portate a casa in un modo o nell’altro. È questa la sintesi del termine “sporco”. Quegli uno a zero magari difesi con i denti. Che poi alla fine del campionato o di qualsiasi competizione risultano decisivi.

È questa una delle carenze che il Napoli si porta dietro da tempo. Con Mazzarri, con Benitez e ora con Sarri. Un limite non da poco. Che anche grandi club, come ad esempio il Chelsea, hanno impiegato anni per superare. C’è una soglia invisibile oltre la quale si diventa vincenti. 
Massimiliano Gallo

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