A Sarri il merito di aver cambiato idea e di aver migliorato la difesa del Napoli. Gli resta la prova più ardua: la continuità

Se c’è una cosa complicata da fare è migliorare una buona squadra. Forse addirittura più complicato che farne una da zero. In questo è a mio avviso la grande difficoltà del compito che attende Maurizio Sarri. I giudizi sul Napoli sono abbastanza uniformi. Oscillano dalla buona squadra alla squadra forte. (Qualcuno, pensando soltanto all’attacco atomico, […]

Se c’è una cosa complicata da fare è migliorare una buona squadra. Forse addirittura più complicato che farne una da zero. In questo è a mio avviso la grande difficoltà del compito che attende Maurizio Sarri.

I giudizi sul Napoli sono abbastanza uniformi. Oscillano dalla buona squadra alla squadra forte. (Qualcuno, pensando soltanto all’attacco atomico, dice anche fortissima). Come ho giàdetto in altra sede sono convinto che a questa squadra occorra una buona manutenzione. E non una rivoluzione.

Sui limiti della compagine azzurra i giudizi convergono. Difesa non eccelsa. Quando non scarsa. Mancanza di continuità. Da partita a partita. E nel corso della stessa partita. In particolare un rendimento deludente contro le cosiddette piccole. Su queste due debolezze è chiamato ad intervenire Sarri.

Sul primo problema si intravedono segnali positivi. Probabilmente la scelta di un centrocampo a tre sta pagando. Intanto ha consentito a Jorginho di giocare ad alto livello. Sembra poi aver assegnato finalmente ad Hamsik compiti che consentono di ottimizzare il suo rendimento. Accorciando la zona di campo in cui deve operare.

E con tre uomini fissi in mezzo al campo, tra cui un giocatore di quantità ma non privo di qualità come Allan, il reparto difensivo è molto, ma molto più protetto.

Non dimentico l’enorme lavoro di Callejon e Insigne in copertura. Ma questo c’era già l’anno passato. Sarri ha il solo merito di non averlo cancellato. Perchéè uomo saggio. Che non cambia per il gusto di cambiare. Per puro esibizionismo. Forse all’inizio della stagione stava cadendo in tentazione. Ma poi si è rapidamente ravveduto. Capire ed ammettere gli errori è dote facile da enunciare ma difficile da trovare in giro.

Ancora. Il tecnico ha mandato Maggio in panchina. Scelta coraggiosa e dolorosa. Ma opportuna. Perché é Maggio è un giocatore che ha dato tantissimo alla maglia azzurra. Senza mai tirarsi indietro. Ma gli anni passano inesorabili per tutti. Partendo dalla panchina con la sua esperienza e la sua personalità potrà ancora tornare molto utile.

Il secondo problema, quello della discontinuità di rendimento, mi sembra più difficile da risolvere. Perché, come ho detto in apertura, migliorare una buona squadra può essere più complicato che farne una da zero. Francamente il problema c’è ma non saprei nemmeno lontanamente come affrontarlo. Che cosa suggerire.

Certamente la squadra deve imparare a giocare, almeno pezzi di partita, sotto ritmo. Quando vanno tutti a mille è irresistibile. Ma nemmeno l’Olanda di Cruijff giocava tutte le partite e tutti i novanta minuti a mille. (Ricordo una partita contro la nazionale italiana in cui gli orange fecero il torello per lunghissimi tratti con il povero Rocca a sfiancarsi perché liberato da Bearzot a caccia del pallone!)

Come si ottiene ciò? Questione tattica? Psicologica? Boh! Alcuni invocano il dio mercato. Che è sempre la posizione più facile da assumere. Per intervenire in quale ruolo domando? Per comprare chi? Io francamente non so rispondere. Certo se prendessimo Messi o Cristiano Ronaldo o…

Ma io sono soltanto uno dei tanti tifosi. Non un tecnico. Quindi ci sta che brancoli nel buio dei rimedi ipotetici ed astratti.

A Sarri il compito di passare dall’astrattezza del tifoso qualunque ai risultati. Lo ripeto non sarà facile. Migliorare una buona squadra è uno dei compiti più complessi da affrontare. Il mostro sacro Benitez (che questa buona squadra ha costruito) ha fallito sul punto specifico. Ma qui si parrà la sua (di Sarri) nobilitate!
Guido Trombetti

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