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La Juve sbanda per amore, la Fiorentina è prima nonostante i tifosi. E a Napoli hanno dimenticato Soriano (e Pino Daniele)

La Juve sbanda per amore, la Fiorentina è prima nonostante i tifosi. E a Napoli hanno dimenticato Soriano (e Pino Daniele)

È passato quasi un mese dalla rivolta della tifoseria (ma sarebbe più corretto dire della città) che in un momento di forte richiamo civile fece sentire stentorea la sua voce per la sciagurata perdita di Soriano, avvenuta in un modo offensivo per il nostro popolo così sentimentalmente legato a quella maglia, popolo che in cambio dell’amore riceveva e riceve solo schiaffi e prese in giro.

In meno di un mese sono successe tantissime cose. A Napoli e non solo. A Napoli è successo che improvvisamente ci siamo dimenticati di Soriano. Sono fenomeni inspiegabili, dovremmo chiedere a Raniero Virgilio e al suo dottor Freud: si tratta di rimozioni che chiaramente affondano le radici in quel tormentato rapporto con papà Aurelio De Laurentiis. Ma non possiamo limitarci a Soriano. È successo che il Napoli ha rialzato la testa, ha vinto due partite per 5-0 e soprattutto ha sconfitto l’odiata Juventus. E, adesso, con un decimo posto in classifica, in città e sui giornali si parla e si scrive decisamente di altro. È il potere taumaturgico della Juventus. 

E a proposito di Juventus, di solidità societaria – che pure io qui avevo elogiato e non rinnego – va detto che non pochi sono convinti che alla base del disastroso inizio di stagione ci sia una questione di donne e di tradimenti che ha scosso non poco l’ambiente bianconero. È successo che il presidente Andrea Agnelli si sarebbe invaghito della moglie dell’ex responsabile del marketing Francesco Calvo. Un incidente che a catena ha provocato una serie di sbandate: familiari, societarie e di squadra. Calvo, il regista dell’operazione Adidas-Juventus, ha lasciato in tutta fretta i bianconeri ed è andato al Barcellona. Seguito, pare, dalla moglie. Agnelli, invece, è rimasto solo. La di lui consorte lo ha mollato e se n’è andata con i figli. Questo in una grande società come la Juventus. Anche in una grande azienda quando il capo perde la testa le conseguenze sono inevitabili. E si chiamano Udinese, Roma, Frosinone, Napoli. E anche Coman che a Monaco sta facendo divertire Guardiola e i tifosi del Bayern. 

E sempre parlando di grandi società e di presidenti che sì che ci sanno fare. Mister Bee non si trova più, non si capisce se questo contratto lo firmerà o no. A dirla tutta pare proprio di no. Ha fatto puf, come il progetto per il nuovo stadio del Milan. Mentre nell’altra Milano, quella nerazzurra, Thohir oltre a consolare Mancio e i suoi deve affrettarsi a smentire un deficit di bilancio di novanta milioni. E senza nemmeno Soriano!

Ma i tifosi sono uguali ovunque, questo è il leit-motiv. E quindi, direbbe la nonna, se il tuo compagno si butta giù tu subito lo segui, giusto? Perché è vero che ormai il tifoso di calcio ha ritagliato per sé il ruolo dello stupidotto. Legato a valori dimenticati – l’orgoglio, l’appartenenza, la mentalità, i soldi degli altri -, il tifoso contesta. Sempre. Anche a Firenze. Dove si sono ritrovati in testa alla classifica dopo quindici anni grazie a un allenatore non voluto e a una campagna acquisti aspramente criticata (e lo scorso sono arrivati quarti in campionato e in semifinale di Europa League, mi ricordano qualcuno). Ovviamente hanno dato ancora una volta prova di non capirci niente: la Fiorentina non solo è prima, non solo ha impartito una lezione di calcio all’Inter, ma gioca bene, si diverte, ha acquistato un centravanti – Kalinic, ex Dnipro – lontano dai riflettori e tiene in panchina il pezzo pregiato del calciomercato: Mario Suarez.

Giusto, il calciomercato. Considerato l’unica possibilità di rinforzare una squadra: se non cacci quattrini non si cantano messe, e ti devi indebitare per dimostrare il tuo attaccamento alla maglia. E poi succede che, per fare un esempio, l’acquisto in extremis della Juventus – Hernanes – si riveli il peggiore in campo a Napoli, a dispetto di un Pereyra che incide molto di più. O, ancora, che l’attesissimo Valdifiori venga momentaneamente accantonato per fare spazio a un Jorginho che era stato inserito nell’operazione Maksimovic (che a sua volta avrebbe estromesso Koulibaly): due piccioni con una fava. E potremmo parlare del rendimento dei due grandi acquisti dell’estate rossonera: Bertolacci e Romagnoli. E di altre squadre. Ma non esageriamo che si sono giocate appena sei giornate.

I tempi cambiano. La realtà ovviamente non farà cambiare idea a nessuno. Nemmeno a quelli che reclamavano a gran voce Napul’è come inno degli azzurri e che ora forse neanche hanno notato il suo accantonamento. Pino è Pino (soprattutto quando c’è da piangere al funerale) ma senza di lui il Napoli vince. E pure senza Soriano.
Massimiliano Gallo

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