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Operaismo, Bukowski, l’Italsider. Sarri piace da morire all’intellighenzia

Operaismo, Bukowski, l’Italsider. Sarri piace da morire all’intellighenzia

In attesa di sciogliere il nodo mogol-battistiano (lei verrà o non verrà), l’ombra di Sarri, due volte la nostra, si allunga su Napoli. È un’ombra operaista, con buona pace di Mario Tronti. Bagnoli. L’Italsider. Suo papà lavorava lì, perciò lui è di Napoli. E da bambino tifava Napoli, come ormai tutti sanno. In fondo anche il suo occuparsi di transazioni finanziarie lo riporta a sinistra. Perché la banca l’ha lasciata, si è quindi salvato secondo i parametri dell’Antonello Venditti sulle barricate. E poi ci sono le cinquanta e più sigarette al giorno. C’è Bukowski, Bandini. Quella chiacchierata con Gianni Mura. 

Insomma l’intellighenzia, o presunta tale per chi soffre all’idea, non può che esserne pazza. Qui sbaglia Monica Scozzafava a scrivere che la Napoli dei quartieri alti lo snobba. Perché l’operaismo alla Ken Loach è l’altra faccia dell’internazionalizzazione. È comunque una non-omologazione. Sulla rivista Undici, Alessandro Dalai traccia un elogio dell’alieno Sarri. “Perché è facile fare l’Alieno se sei Mourinho e gli stilisti fanno a gara per vestirti e i giornalisti a gomitate per farti sembrare ancora più arguto e intelligente di quanto tu non sia. Prova te a essere Sarri, a dover costruire la squadra con la paghetta del figlio di John Terry”. E ancora: “Il tema di quelli che cercano sempre temi è la replicabilità del modello Sarri su larga scala. Ce l’ha fatta Sacchi, hanno fallito Orrico, Malesani (io qui non sono d’accordo, ndr), Maifredi e moltissimi altri innovatori senza pedigree”. “Il direttore finanziario non accetterà mai di confrontarsi con un signore in tuta, magari con la voce rotta da troppe Marlboro, stanco, solitario y final”.

Sarri piace alla gente che piace. Perché, diciamolo, Sarri offre spunti come se piovesse. Articoli, non pietre. Potrei andare col pilota automatico su Bagnoli. Ricordo che quando aprì il Corriere del Mezzogiorno, era in programma un’inchiesta sul futuro di Bagnoli (anno 1997, sigh). Il direttore Demarco non ebbe dubbi: “chiamate Gallo”. Col nonno e la mamma all’Italsider avevo sbaragliato la concorrenza. Poi uno di destra e l’altra di sinistra. Non c’erano segreti per me. Ricordo quando il nonno al Circolo (Italsider, ovviamente) mi indicava lo zio dei Bennato e mi parlava dei nipoti come se avessero una strana malattia. Ho capito col tempo che quella malattia era il comunismo.

Si potrebbe proseguire all’infinito. Quei palloncini che perimetravano il cantiere (così veniva chiamato dai più anziani, il cantiere), quando si facevano più rossi l’aria era irrespirabile ed era meglio non stare lì. Come quando usciva quel fumo giallognolo che ti prendeva alla gola e non ti lasciava respirare. C’era il mare e nemmeno lo sapevi. Era dietro, lo tenevano nascosto. Lo scoprivi solo se una palla finiva lì per errore.  

Poi da mamma al cantiere non ci potevi andare. E tu non capivi perché. Non si poteva entrare. Da papà invece era una pacchia. L’Unità era un’Edenlandia, giocavi a pallone, freccette, con le macchine per scrivere, ce n’era una col posaceneri sul rullo perché il titolare (grande tifoso del Napoli) era un fumatore incallito

Le sparo tutte adesso le cartucce. La snob-city non può che stare con Sarri. Ma qui non si parla di calcio (lo faremo quando ci sarà la firma). Soprattutto, la snob-city sta col Napoli. E con Napoli. Cinematograficamente, De Laurentiis il colpo l’ha azzeccato (se dovesse essere lui). Calcisticamente ancora non so. L’Arrigo lo ha benedetto. Ma lui, l’Arrigo, è di parte, magari si commuove ripensando a sé rappresentante di scarpe nel centro Europa che, appena poteva, scappava a guardare l’Ajax e non solo. L’Arrigo è profeta di un altro calcio, non concepisce il tifo becero, non digerisce chi non giochi a pallone. Forse non vuole rendersi conto di quanto lui sia stato rivoluzionario e di quanto sia stato folle quel presidente che lo chiamò. Sarebbe bello oggi riprendere gli articoli sull’omino di Fusignano dopo la sconfitta del Milan in casa con la Fiorentina alla seconda giornata. E vale la pena ricordare che giocò praticamente tutto l’anno senza Van Basten (ma aveva un certo Virdis eh). 

Sarri è un universo. È pane per i denti degli intellò. Al punto da non citare mai un proscioglimento in un’inchiesta per calcioscommesse. E far finta di non accorgersi che è un tecnico all’avanguardia, che usa un drone per filmare i movimenti difensivi e ha un tecnico che gli cura il montaggio. Se di operaio parliamo, è altamente specializzato. La locandina del film funziona. Certo, De Laurentiis è passato da Jean Gabin a Franco Citti. Ma ancora oggi, al Pigneto, i turisti vogliono andare a vedere il bar di “Accattone”.
Massimiliano Gallo

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