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La moglie di Sarri in commissariato: «Non ho più notizie di mio marito, penso a un rapimento»

La moglie di Sarri in commissariato: «Non ho più notizie di mio marito, penso a un rapimento»

Mercoledì 10 giugno, commissariato di Empoli, entra una signora visibilmente spaurita, occhiali da sole, capelli non lunghi. Trema. 

“Signora, è successo qualcosa?”

“Beh, vede, cioè…”

“Prego, venga di là, si metta comoda sul divano, le prendiamo un bicchiere d’acqua”.

“Grazie”.

La signora respira con un certo affanno.

“Che cosa è successo?”

“Mio marito. Non è più tornato a casa da tre giorni. Non risponde al telefono. Ogni tanto appare una sua foto o video in cui entra e esce da un’automobile. Non capisco. Non mi hanno chiesto alcun riscatto”.

“Riscatto? Signora, si calmi, ci racconti tutto dall’inizio”.

“Siamo andati in Costiera la settimana scorsa…” La signora scoppia a piangere. Un’agente donna cerca di consolarla. Le accarezza il volto.

“Non si preoccupi, tutto si aggiusterà, vedrà, prosegua”.

“Eravamo lì, al Sud, era tutto bello, mio marito è nato a Napoli, si emoziona quando torna in quei luoghi. È fatto così, sembra burbero ma è un bambino”.

E poi cosa è successo?

“Abbiamo partecipato a questa manifestazione, abbiamo cenato, pernottato in un luogo incantevole e poi stavamo tornando a casa. Quando lui ha ricevuto una strana telefonata. In romanesco. Un uomo lo invitava a Napoli in uno dei migliori alberghi della città. Io gli ho detto subito: «Maurizio, lascia stare, torniamo a casa, si sentono tante brutte storie in giro, dai, siamo anche stanchi». Ma lui è testardo, ha accettato e siamo andati a Napoli. Effettivamente in questo grande albergo aspettavano proprio noi alla reception. Mi ha detto: «Vedi, sei la solita». Sembrava di vivere un sogno, ci siamo affacciati, il mare, il castello…” La signora scoppia nuovamente a piangere. Grida il nome del marito. Gli agenti provano di nuovo a rassicurarla.

Lei riprende il racconto: “A sera è arrivato quest’uomo, ben vestito, parlava bene anche se ogni tanto si tradiva, non so come dirle, c’era qualcosa del suo linguaggio che cozzava con quella figura di gentleman. Ha parlato di uno spagnolo, di un uomo sovrappeso, non capivo bene. Pare che lo abbia abbandonato. Seguivo e non seguivo perché poi conversavo con la moglie di quest’uomo, una donna affascinante, educata, intelligente, molto disponibile con me. Siamo rientrati in stanza e mio marito mi ha raccontato che quell’uomo voleva assumerlo, voleva che lavorasse per lui. Gli ha offerto una cifra che noi non abbiamo mai visto in vita nostra. Lo sa, noi siamo gente umile. Non ci possiamo lamentare ma quei soldi lì non li abbiamo visti. Io ero preoccupata, c’era qualcosa che non mi quadrava ma non ho detto niente, lui era così felice. Sapevo che se avessi espresso i miei dubbi lui si sarebbe adirato”.

La moglie prosegue il racconto: “L’indomani, sabato, ci siamo svegliati in quell’incanto. La moglie del signore distinto mi ha accompagnata per il centro di Napoli, ho trascorso una mattinata meravigliosa. Troppo bello per essere vero. Mentre mio marito ha continuato il suo incontro con quest’imprenditore. Abbiamo pranzato di nuovo insieme e poi siamo tornati a casa. Lui era al settimo cielo, in viaggio non parlava d’altro, Napoli, suo padre, e soprattutto batteva sempre sul concetto che non bisogna mai arrendersi, che la vita alla fine ti premia sempre. Dentro di me avevo una gran paura ma era così bello vederlo felice. Raramente lo avevo visto così. Piano piano ho cominciato a rilassarmi anche io, ho pensato che forse stavo esagerando e mi ero quasi convinta. Che c’è di strano se la fortuna bussa anche a casa nostra?”

“Lui ha trascorso la domenica a studiare e in serata abbiamo preparato una valigia. «Domani vado a Roma», mi ha detto. «Ti farò sapere, tieni il cellulare acceso e a portata di mano, mi raccomando, le belle notizie vanno prese al volo». Quella frase mi ha gelata. Non ho detto niente. L’ho abbracciato come se partisse per l’ultima volta. E quando è uscito, sono scoppiata a piangere”.

“Ho cercato di impegnarmi la giornata, sono uscita, ho preso tutti gli impegni possibili e immaginabili. Sempre con quel telefono in mano, lo guardavo continuamente, eppure niente. Nemmeno uno squillo. Poi su Internet è apparsa una sua foto, si vedeva e non si vedeva ma era lui lo riconosco. Scendeva da un’automobile ed entrava in una palazzina. Ne scrivevano tutti. Gli ho inviato un sms e lui niente. In serata, a tarda serata, mi risponde: «C’è qualche piccolo ritardo ma nulla di che, vedrai che sorpresa»”.

“Non ho dormito tutta la notte. Lo sapevo, lo sapevo che non era possibile che ci capitasse un colpo di fortuna. Ieri la stessa storia. Non una telefonata. E sempre quella maledetta automobile che entrava e usciva, e l’ultima volta senza Maurizio. Lo sapevo, lo sapevo. Ho provato a chiamarlo, niente. Un sms, due, tre, niente. Ho richiamato ieri sera e ha risposto quella voce romana: «Non si preoccupi, signora, sta con noi, ci sono le ultime carte da firmare». Non ho fatto in tempo a rispondere: «Ma Maurizio?» che aveva già posato.

“Sono due giorni che non lo sento. Fate qualcosa, vi prego, non so che cosa stia succedendo”. E la signora scoppia nuovamente a piangere, stavolta un pianto irrefrenabile.     
Ignazio detto il Torchio

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