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Il Napoli paga anche il Kramer contro Kramer ma non regge come alibi. La stagione non è finita

Il Napoli paga anche il Kramer contro Kramer ma non regge come alibi. La stagione non è finita

E alla quarta il Napoli venne travolto. Quattro a due dall’Empoli allenato da Maurizio Sarri, l’ex bancario di cui oggi scrive un bellissimo pezzo Marco Ciriello sul Mattino. Il Napoli vede pericolosamente allontanarsi – non sfumare definitivamente – il terzo posto: ora è a meno sei dalla Lazio (seconda) e a meno cinque dalla Roma.

Quattro gol il Napoli non li aveva mai subiti quest’anno e nemmeno lo scorso. Quella di ieri sera è la nona sconfitta in campionato, con 43 gol incassati che ne fanno la dodicesima difesa della serie A. Decisamente male. Non ho fatto i conti in percentuale dei gol incassati dai due portieri perché non sono parente di Rafael. Diciamo che nonostante Andujar abbia dato maggiore sicurezza al reparto, i numeri dicono altro. Ma non sto mettendo in discussione Andujar. Come già detto, abbiamo la fortuna di avere un portiere che si porta sulla coscienza almeno un paio di gol su quattro e nessuno dice nulla: un patrimonio da tutelare. Andujar a vita tra i pali e senza ironia.

La partita. Non c’è stata per lunghi tratti. O meglio, l’ha fatta l’Empoli. Sembrava un Salernitana-Napoli di tanti anni fa, De Laurentiis ancora non c’era. Correvano il doppio gli empolesi, raddoppiavano, anche se lasciavano sempre quattro uomini a protezione della difesa. Almeno nel primo tempo. Abbiamo preso tre gol meritati nella sostanza ma non nella forma. Perché non è detto che per vincere si debba per forza convincere. Avremmo potuto anche subire l’Empoli senza prendere tre reti in 45 minuti. L’Empoli sfiora il gol al 25esimo secondo e poi segna con un uno-due da Villa Comunale con Maccarone che (avrebbe scritto Brera) uccella Andujar. In realtà lo perfora proprio, lo attraversa. Il Napoli non reagisce né però rischia tantissimo. Certo in campo c’è solo l’Empoli. Che nel finale di tempo segna due volte, la prima con autogol di Britos che prende in faccia una respinta goffa del portiere.

Nel secondo tempo l’Empoli continua a comandare il gioco. Lentamente il Napoli riaffiora. Segna su autogol, sfiora il secondo gol in un paio di occasioni (la più clamorosa con Maggio). Insomma, con un po’ di buona sorte avremmo anche potuto immeritatamente raddrizzarla. Poi Albiol chiude la partita con un’altra autorete. Il gol finale di Hamsik (fuorigioco di Koulibaly) serve allo slovacco per arrivare a quota dodici, a una rete dal suo record stagionale (13, nella stagione 2010-2011). Detto questo, il Napoli che continuava ad attaccare sul 4-1 mi ha dato un’idea di squadra inglese che a me è piaciuta molto (lo so, a voi no, l’ho detto a qualche mio amico, nessuno ha gradito).

In giro c’è sconforto. Le ultime prestazioni avevano riportato l’ago della bussola sull’ottimismo. L’enfasi della rimonta faceva il resto. Non credo che il balletto del contratto di Benitez pesi su questa sconfitta; nella stessa situazione abbiamo vinto altre partite ed eliminato il Wolfsburg. De Laurentiis ha sentito l’esigenza di intervenire mediaticamente perché si è sentito su un piano inclinato a lui sfavorevole ma neanche la sua uscita – certamente poco tempestiva – credo che abbia influito più di tanto. Di sicuro, il clima nel Napoli e attorno al Napoli non è dei migliori. Siamo in prossimità di un divorzio e ciascuno tende a tirare acqua al proprio mulino, talvolta facendo il male dei figli. E dimenticando di avere ancora obiettivi comuni. Una sorta di Kramer contro Kramer. Ma i calciatori non sono il piccolo Billy, dovrebbero agire anche senza tutela. Quelli dell’Empoli ieri sera avevano fame, i nostri no.

Il professor Trombetti lamenta l’assenza di giocatori di personalità. Di quelli che prendono per mano la squadra. Potrebbe aver ragione eppure mi domando: quanti ce ne sono in serie A? Tevez, Buffon, Pirlo. E poi? Mi sa più nessuno. Sono quei calciatori di cui Benitez parlò nella conferenza stampa prima di Natale alla Stazione Marittima, sono rari e costano. La memoria poi fa brutti scherzi e anche chi in un recente passato può essere ricordato come un trascinatore in passato qualche partita la sbagliava. Dobbiamo tornare di nuovo alla preistoria e francamente ci è venuto il torcicollo a furia di guardare indietro.  

Nel marasma emotivo che coinvolge non solo i tifosi, forse l’analisi più lucida è quella di Mario Sconcerti. La prima firma del Corriere della Sera dice ormai da giorni che il compito di Benitez si è esaurito, il tecnico spagnolo ha raggiunto l’obiettivo che si erano prefissati lui e la società: “europeizzare” il Napoli che oggi è la seconda squadra d’Italia nel ranking Uefa, è tornato in una semifinale di una coppa europea dopo ventisei anni. Ma, si sa, il canale dell’ambiente è unico – il campionato – e tutto il resto sembra superfluo. Si ragiona come se non ci fosse un domani. Ci si dimentica che quasi tutte le squadre in Italia – tranne la Juventus – hanno problemi di continuità. E potremmo proporre tanti esempi stranieri, evitiamo per carità di patria. Nello sport si perde. È un concetto ormai scomparso e rimosso. In alcune discipline, alla fine della partita, si stringe persino la mano all’avversario. È l’abc. 

Qualche piccola annotazione. Non era un folle Benitez a preferire Britos a Koulibaly. Questa squadra oggi non può fare a meno di Albiol. Dei gol di Hamsik abbiamo già detto. Ci fossero meno fucili puntati, forse ogni tanto potrebbe riposare anche Higuain. Infine, Sarri. A questo punto, se proprio bisogna pensare a un erede, considerato quel che abbiamo visto nelle ultime due partite (tra Sampdoria ed Empoli) verrebbe da dire Sarri tutta la vita. Non c’è dubbio. Ma Empoli è lontana anni luce da Napoli. È un’altra vita, un altro mondo. Gasperini lontano dalla sua Genoa è naufragato. Così come Galeone senza il Pescara. O Delneri che ha fatto bene col Chievo e con la Sampdoria. Gli ambienti difficili sono un’altra storia. Dietro quella squadra corta, quella gioia di giocare, quella frenesia, c’è anche tanta serenità. Impensabile da noi, come a Roma o a Milano. Però, poi, chissà, in fondo Sarri è nato a Napoli. E chi ha fatto tanta gavetta, non solo nel calcio, in genere sa come muoversi nella vita.

Nel frattempo, questa stagione è tutt’altro che finita. È molto probabile – toccando ferro – che il Napoli si giocherà tutto nell’ultima settimana. All’ultimo minuto. Vedremo.
Massimiliano Gallo

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