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Le affinità elettive tra Napoli e Fiorentina

Le affinità elettive tra Napoli e Fiorentina
Un tuffo nel passato per farsi passare l’intossicazione post eliminazione dalla finale di Coppa Italia è quello che ci vuole per distrarsi un pò dalle miserie calcistiche in cui versa la nostra amata squadra del cuore in questo particolare momento. L’incontro con la Fiorentina sembra capitare a proposito e ci fornisce il pretesto per andare a ritroso nel tempo. Conoscete quelle rubriche da ‘Settimana Enigmistica’? Bene, adesso proviamo a farne una noi scavando tra le curiosità legate alla lunga storia degli incontri tra Napoli e Fiorentina, squadre che avendo la stessa veneranda età di 89 anni, sembrano andare di pari passo nel Gotha del calcio nazionale per titoli vinti e fama. Ripercorrendo, così, la lunga storia d’amore calcistico che unisce in qualche modo il “patuto” napoletano col “bischero” fiorentino, abbiamo stilato una nuova tavola dei Dieci Comandamenti, quelli che sono i punti in comune, le affinità che legano le due società. Allora, ecco dieci buoni motivi per continuare ad odiare insieme i “gobbi” bianconeri. Soprattutto se, domenica, la partita la vinciamo noi.
 
LA PRIMA GARA Nonostante le due compagini siano nate nel 1926 bisogna aspettare il campionato 1928-29 per ripercorrere l’inizio di questa lunga storia e del loro primo match. Al di là del Bologna squadrone che il mondo tremare fa erano campionati di calcio pionieristico sebbene affascinanti e coinvolgenti. In quel torneo il Napoli finì ottavo ma dovette fare uno spareggio con la Lazio poiché l’ottavo posto era l’ultimo valido per l’ammissione al girone unico della stagione successiva. Fu un romanzo. Lo spareggio di Milano si chiuse sul 2 a 2 (reti di Sallustro e Innocenti II) ma la successiva gara fu evitata grazie ai buoni uffici di Ascarelli che convinse Arpinati, presidente della Federcalcio, che due grandi città come Napoli e Roma non potevano perdere le squadre nella massima serie. Fu così che l’anno dopo la serie A fu portata a 18 squadre. Con buona pace di tutti. Quell’anno la Fiorentina fu ultima con la bellezza di 96 reti subite. Tra quella caterva di gol dobbiamo mettere anche quelli degli azzurri che maciullarono i viola per 7 a 2  con tripletta di Sallustro  in casa e pareggiarono al ritorno per 1 a 1.

IL CAMPO NEUTRO La partita del 31 dicembre 1955 tra Napoli e Fiorentina fu disputata a Roma per la squalifica dello stadio Collana. Altro che fuochi di artificio, quella volta i napoletani si intossicarono l’ultimo dell’anno, maledetta vigilia. Ma perché gli azzurri, che finirono quattordicesimi mentre la Fiorentina vinceva il suo primo scudetto, giocarono in campo neutro? Tutto risale alla gara casalinga col Bologna di inizio novembre. Napoli in vantaggio di tre reti a pochi minuti dal termine, vittoria in cassaforte o almeno così sembra. Ma l’imponderabile è dietro l’angolo. I rossoblu, dopo la doppietta di Vinicio ed il gol di Vitali, segnano con Pivatelli, Bonafin ed ancora Pivatelli su un rigore molto dubbio concesso a tempo scaduto dall’arbitro Maurelli, pace all’anima sua. Il pubblico protesta, si aggrappa alla rete di protezione, inizia a scavalcare per una caccia all’uomo che non diventa selvaggia solo per l’intervento della polizia. Lacrimogeni ed idranti non saranno sufficienti a placare gli animi, alla fine si contano 140 feriti ed uno stadio che sembra una piazza dopo un bombardamento. Naturale la  squalifica, per il Napoli furono commissionate due gare in campo neutro. La prima fu pareggiata a Bari con la Juventus e la seconda fu ,appunto, quella con la Fiorentina stellare di Sarti, Gratton, Montuori, Virgili, Segato, Julinho, Cervato, Chiappella. Una doppietta a testa per Montuori e Virgili, a cui risposero tardivamente Vitali e Jeppson, sancì il 4 a 2 finale ed un amaro inizio anno per il popolo azzurro.

LA DATA DI NASCITA  Entrambe le società sono nate nell’agosto 1926, solo che il Napoli fu fondato il primo del mese da un Giorgio Ascarelli voglioso di dare un’identità precisa alla squadra della città. L’industriale tessile volle che venissero eliminati gli inglesismi e disse basta a Naples ed  Internaples. Da quel giorno noi siamo il Napoli. I viola, anch’essi nati dalla fusione di Palestra Ginnastica Fiorentina e Club Sportivo Firenze, nacquero il 29 di agosto per volere del marchese Ridolfi.

IL FALLIMENTO  Entrambe le società hanno subito l’onta del fallimento, sono morte e poi risorte a miglior vita come l’Araba Fenice. I fiorentini dovettero alzare bandiera bianca ed arrendersi alla ‘morte momentanea’ in una brutta estate del 2001 dopo che il Tribunale la dichiarò fallita mentre il Napoli subì la stessa onta nell’estate del 2004 prima che De Laurentiis arrivasse a salvare capra e cavoli e ridare  una dignità al popolo partenopeo.

CAMPIONI D’ITALIA  Entrambe le squadre sono state due volte Campione d’Italia. Certo da parte nostra, così come credo tra qualche anno i viola, aspiriamo al terzo tricolore della storia ma per ora le statistiche parlano di semplice doppietta. La prima volta della Fiorentina fu con lo squadrone degli anni ’50. Nel 1955-6 gli uomini di Bernardini stracciarono il campionato vincendo con cinque giornate d’anticipo e nel 1968-9 con Pesaola allenatore sbarazzarono i rivali con una squadra giovane e di prospettiva. I nostri due scudetti sono molto più ravvicinati nel tempo e, come sappiamo, sono legati all’era di Re Diego Maradona I, 1986-7 e 1989-90.

L’INNO Entrambi i team hanno una canzone che li contraddistingue da sempre. Se a Napoli, appena ascoltiamo O surdate nnammurato, cantato da Massimo Ranieri o dal fruttivendolo sotto casa, pensiamo alla nostra squadra del cuore, a Firenze hanno la Canzone viola, inno composto da Marcello Manni e reinterpretato dal 1965 da Narciso Parigi. Per intenderci, è quello che mandano spesso a “Quelli che il calcio” quando segna la Fiorentina.

IL SIMBOLO Entrambe le formazioni hanno cambiato quasi subito la loro precoce e primigenia identità. Il Napoli nasce notoriamente con il simbolo di un cavallo rampante, quello che troviamo sui vecchi stemmi risalenti agli anni ’20 e diventa Ciuccio dopo il primo campionato di Serie A. La leggenda vuole che un tifoso, sotto la Galleria Umberto, commentando tutte le sconfitte degli azzurri di quel campionato esclamasse “Uà, ‘sta squadra, pare o’ ciuccio e Fichelle, novantanove piaghe e a’ coda fradicia”. Da quel momento il Napoli adottò come simbolo il Ciuccio e credo nessun altro al mondo potrà cambiare la tradizione. La Fiorentina, invece, per i primi tre anni della sua storia aveva maglie bianche e rosse, come i colori sociali della città, ma presto aggiunse il giglio che identifica la squadra e il luogo di provenienza.

LA COPPA DELLE ALPI  Entrambi i team hanno vinto quella che oggi chiameremmo una ‘coppetta’ ma che all’epoca aveva una sua valenza, la Coppa delle Alpi. Questa era una coppa che si disputava a fine torneo nazionale tra le squadre italiane e svizzere per decretare la regina delle ‘Alpi’ divise per l’occasione in due gironi da quattro. Al termine  si disputava la finale tra le prime due nel più classico dei tornei sportivi. La Fiorentina la vinse di diritto nel 1961, con il mitico Hidegkuti allenatore,  mentre gli azzurri, sotto la guida di un Pesaola in stile Benitez per il quale ‘vincere aiuta a vincere’, batterono il Servette per 3 a 1 con reti di Bean, Canè e Montefusco nel 1966. Attualmente questa Coppa fa ancora parte della bacheca del Napoli dopo che, prima dell’avvento di De Laurentiis, la curatela fallimentare aveva provato a mettere all’asta tutti i trofei vinti dagli azzurri. 

IL CAMPIONATO DI GUERRA  Entrambe le formazioni furono inserite, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel campionato Misto Bassa Italia prima del ripristino e dell’organizzazione della nuova Serie A che ricominciò nel 1946-7. In quello strano campionato, per il quale è stato assegnato lo scudetto ai Vigili del Fuoco di La Spezia solo sessanta anni più tardi, il Napoli fu primo nel girone eliminatorio mentre la Fiorentina fu solo quinta. Le due compagini affrontarono, proprio per il clima di immediato post guerra, squadre come la Salernitana, il Siena, il Pescara, la Pro Livorno, l’Anconitana, non proprio delle blasonate. Le due gare, dicembre 1945 a Firenze e marzo 1946 a Napoli, furono entrambe ad appannaggio degli azzurri per 1 a 0 con gol di Di Costanzo e Baldi.

LA COPPA DI LEGA ITALO-INGLESE  Entrambi gli undici possono contare nel  loro palmares una vittoria nella Coppa di Lega Italo-Inglese, a distanza di un anno l’una dall’altra. La Fiorentina la vinse nel 1975 battendo il West Ham mentre il Napoli bissò il successo italiano l’anno dopo sconfiggendo il Southampton in un doppio confronto in Inghilterra e al S.Paolo. La sconfitta per  1 a 0 subita in terra d’Albione non compromise nulla tanto che al ritorno Chiarugi, Bruscolotti e una doppietta di Speggiorin ( che curiosamente aveva segnato anche l’anno prima con la maglia della Fiorentina ) portarono il trofeo sulle rive del Golfo con una certa facilità. Questa coppa, che oggi non si disputa più, piena di fregi ed imponente nella sua struttura, è una delle più belle che abbia mai visto, una di quelle che ogni calciatore vorrebbe alzare. Anche se solo per una sera.

IL MERCATO  Entrambi gli ‘undici’ hanno sempre avuto ottimi rapporti in sede di mercato e spesso c’è stato un flusso notevole di giocatori che, dalle rive dell’Arno, sono finiti alle pendici del Vesuvio e viceversa. Basti ricordare che, negli anni ’60, al di là dei calciatori, si scambiarono un pezzo di storia chiamato Bruno Pesaola che poi portò la Fiorentina allo scudetto con i ragazzi ye ye fatta di giovani beat e scapestrati come Chiarugi, Merlo, Ferrante, Maraschi, Rizzo. Negli anni ’70 lo squadrone di Vinicio nasce quasi da una costola della viola con gli acquisti di Esposito, Orlandini, Clerici e Braglia mentre Pecci e Bertoni vanno a fare i pilastri del centrocampo e dell’attacco del Napoli di Maradona e daranno le basi al primo scudetto della storia partenopea.

Davide Morgera
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