
“Higuain, senza Champions, chiederà di essere ceduto”. Ieri e oggi l’ha scritto la Gazzetta, e non è la prima volta che l’argomento salta fuori. La rosea l’aveva già detto a gennaio dopo la sconfitta contro la Juve, se n’era parlato a dicembre quando contro il Milan il Napoli toccava il punto più basso del campionato, lo si era ipotizzato da più parti anche tra match d’andata e di ritorno contro il Bilbao. “Sentito lo sfogo del Pipita? In caso di eliminazione dai Preliminari molla la casacca azzurra”. Invece è rimasto, malgrado la débâcle al San Mamès.
Il campione che va via senza Champions è un luogo comune del giornalismo sportivo. Non affligge solo Napoli né il solo Higuain. Guardate un servizio sull’Inter, ad esempio, e certamente sentirete dire che senza l’Europa che conta uno tra Icardi e Handanovic è destinato a cambiare aria.
Come ogni cliché, non è mai del tutto vero, ma neanche completamente falso. Giocarselo non costa niente ed è inoffensivo. Voglio pensare, oltretutto, che i cronisti prima di scrivere qualche riscontro ce l’abbiano. Perché se il retroscena, specialmente nel caso dei giocatori del Napoli, si basa solo su estensioni logiche, non sta in piedi. E per due ordini di ragioni.
Uno: i precedenti. Questa solfa a Napoli non la scopriamo oggi, sono almeno quattro anni (da quando siamo tornati a frequentare certi palcoscenici) che ci ammorba. Eppure è storia che Lavezzi si sia fatto promettere la cessione alla fine della stagione 2011, cioè quando il Napoli conquistava la partecipazione alla massima competizione continentale per la prima volta dopo vent’anni. Cavani, invece, ha firmato (pur tribolando) il rinnovo alla fine dell’estate 2012, quando il Napoli risultava qualificato all’Europa League, salvo poi puntare i piedi per farsi vendere l’anno dopo, quando l’accesso diretto alla Coppa Campioni era sicuro. La correlazione tra partecipazione del club azzurro alla Champions ed evasione dei campioni non risulta quindi così provata.
Due: lo stesso impianto logico. Si dirà: “Un calciatore importante ritiene fondamentale giocare in Coppa Campioni per il prestigio e per gli stimoli”. E’ vero, dobbiamo però solo metterci d’accordo sulla definizione di “fondamentale” per un giocatore del livello di Higuain. Cominciamo dagli stimoli. Passando dal Real al Napoli il Pipita ha accettato di trasferirsi da una società che ogni anno ha tra gli obiettivi la vittoria della coppa dalle orecchie lunghe a una che ritiene soddisfacente giocare le sei partite del girone, di assoluto prestigio aggiungervi le due degli ottavi, storico arrivare ai quarti. Dobbiamo immaginare che Gonzalo abbia messo in conto che a Napoli le principali soddisfazioni non se le sarebbe tolte il mercoledì sera, ma che in cima ai suoi pensieri ci sarà stata la possibilità di affermarsi in altri campi. Passiamo al prestigio. Datolo nell’inverno del 2010, quando scaldava la panchina nel primo Napoli mazzarriano, chiese di essere ceduto all’Olympiakos: si andava incontro ai Mondiali sudafricani, lui era uscito dal giro della Nazionale argentina e aveva bisogno di una vetrina per riconquistare la camiseta albiceleste. Vi pare che Higuain abbia bisogno della Champions per ricordare al movimento calcistico mondiale chi sia e che faccia?
In conclusione: che il Napoli si qualifichi alla Coppa Campioni è importante per un mucchio di ragioni. Ma non è da quello che dipenderà la permanenza del Pipita. Certo vorrà garanzie sul progetto tecnico, e la partecipazione alla Champions è una parte rilevante del quadro. Ma possiamo stare sereni: tanto, a dirla tutta, Gonzalo in estate può decidere di andarsene pure col Napoli qualificato nell’Europa di serie A.
Roberto Procaccini