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I diritti tv rappresentano il 65% del fatturato del Napoli. I rapporti tormentati tra De Laurentiis e Sky

I diritti tv rappresentano il 65% del fatturato del Napoli. I rapporti tormentati tra De Laurentiis e Sky

Il giorno dopo Napoli-Inter più che dell’ottima e sfortunata partita degli azzurri, che han forse accusato un po’ di stanchezza nel finale di gara, a tenere banco è la rovente polemica tra il Napoli e Sky. Il silenzio stampa imposto dalla società, o meglio, l’ostracismo verso la tv satellitare è una notizia ma non esattamente una novità. Sky ha seguito il Napoli di De Laurentiis fin dalla sua ripartenza trasmettendo le gare degli azzurri sia in Serie C che poi in B; tuttavia negli ultimi anni il rapporto ha evidenziato più di qualche crepa: già nel 2013, per disaccordi tra il club e l’emittente, il ritiro estivo degli azzurri finì praticamente oscurato sugli schermi di Sky salvo poi trovare un accordo in corsa.

È però evidente come il livello dello scontro si sia alzato dopo ieri sera. Se da un lato è possibile ipotizzare che il Napoli abbia reagito alle parole scomposte di Massimo Mauro nel dopo gara di Torino-Napoli, dall’altro c’è la possibilità che la presa di posizione di De Laurentiis sia figlia dell’ingerenza avuta da Sky nella vicenda Parma. La lettera dell’emittente ha indubbiamente esercitato una forte pressione sui club, timorosi di dover magari rimborsare parte dei diritti Tv a Sky (uno scenario impossibile per molte società) per la mancata disputa delle gare del Parma, fino a portare dunque alle delibere dell’Assemblea per appoggiare le eventuali azioni di salvataggio.

Si è appreso che nell’Assemblea di venerdì scorso De Laurentiis, insieme ad altre società, è stato tra i più attivi nel chiedere chiarimenti sulla vicenda del club parmigiano e poi nel farsi portavoce di un malumore che ha colpito anche Juventus, Roma, Sassuolo e Cesena. L’astensione in prima votazione e poi addirittura il voto contrario alla seconda delibera delineano un chiaro quadro di scontro per come si è deciso di affrontare le difficoltà di un club.

Per come è configurata giuridicamente e operativamente la Lega Serie A (non è né la Premier League, né tanto meno l’NBA), qualsiasi intervento di salvataggio è stato ipotizzato al di fuori delle regole che infatti non lo prevedono. Il fallimento di un club, come è stato per il Bari durante la scorsa stagione di Serie B, è questione che interessa la giustizia ordinaria e il tribunale fallimentare che stabiliscono autonomamente se sia possibile far terminare regolarmente la stagiono o meno. Di fronte alla paura di possibili risarcimenti a Sky si sarebbe dovuto tenere presente che il fallimento costituisce un’eccezione contrattuale. Se il Parma non fosse più sceso in campo, sarebbe stato per causa di forza maggiore e, considerato che il club è stato correttamente iscritto alla Serie A (per la normativa vigente), ci sarebbe stato ben poco da obiettare da parte delle tv.

In attesa che De Laurentiis chiarisca le ragioni di questo silenzio, possiamo solo fare delle ipotesi, ma qualora il presidente avesse deciso di andare allo scontro con l’emittente satellitare è chiaro che la cosa avrebbe del clamoroso. Non c’è naturalmente alcun rischio dal punto di vista degli abbonati, la trasmissione delle partite, la copertura degli eventi è garantita contrattualmente, ma è chiaro che per il resto le conseguenze sarebbero del tutto imprevedibili.

Come ricordato da Sky più volte in questi giorni, la multinazionale europea (che comprende anche BSkyB in Inghilterra e Irlanda, e anche SkyDe in Germania e Austria) è il principale finanziatore del calcio italiano; per il Napoli i diritti tv rappresentano addirittura il 65% del fatturato complessivo. Nel quadro contrattuale e legislativo attuale non è neanche ipotizzabile una qualche rottura degli accordi, dunque potrebbe essere stato anche semplicemente un segnale quello inviato da De Laurentiis alla tv.

Per Sky è stato comunque uno smacco vedersi messa all’angolo: nel match clou della giornata calcistica, il Napoli ha regolarmente concesso i suoi tesserati a Rai, Mediaset, Radio Kiss Kiss e carta stampata. L’emittente satellitare che ha sbraitato in diretta con Ilaria D’Amico e Massimo Mauro talvolta dimentica che i tifosi azzurri rappresentano comunque un patrimonio commerciale, trattandosi della quarta tifoseria italiana per numero. L’apparire (perché poi quel che resta impresso è l’apparenza) in contrapposizione al Napoli finisce dunque con l’essere soltanto un favore alla concorrenza di Mediaset Premium.

E dunque, a prescindere da quelle che fossero le intenzioni di De Laurentiis, protestare per la condotta di Mauro o provare a rimettere la tv al suo posto dopo le ingerenze nell’attività della Lega Serie A, le azioni del Napoli hanno certamente colpito nel segno. Non resta che attendere le parole del patron azzurro e capire se e quale sarà la mossa successiva in questa guerra di posizione.
Andrea Iovene

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