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Contro l’Inter di Herrera esordì il giovane Juliano, il napoletano atipico elogiato da Ghirelli

Contro l’Inter di Herrera esordì il giovane Juliano, il napoletano atipico elogiato da Ghirelli

Una volta tanto il protagonista di questo scritto non è il giocatore famoso ma un suo “fanatico” seguace il quale ci ha permesso di pubblicare una foto inedita, scattata prima di uno sfortunato Napoli-Inter del 1963 (ahimè!). Ci aveva promesso che l’avrebbe portata e così è stato permettendoci anche di rivivere a grandi linee la carriera di uno dei più importanti giocatori della storia del Napoli. Questa, quindi, diventa la piccola storia di un giocatore bandiera ma anche di uno dei suoi più accesi fan. Per i giornali, la vita quotidiana e quella calcistica, qui non ci sono nomi di fantasia, la realtà è dietro l’angolo, palpabile e concreta, lo chiameremo col suo nome vero. È quella di un tifoso che sa vita, morte e miracoli del suo idolo. Lui si chiama Mimmo Aveta e quando era bambino andava a farsi la merenda in una salumeria di San Giovanni a Teduccio. Caso volle che quell’esercizio commerciale lo gestiva la mamma di un giovane calciatore del Napoli, Juliano, quello di cui poi è diventato una sorta di biografo ufficiale. A lui potete chiedere tutto, se gli fate vedere una squadra schierata con Totonno vi sa dire prima di quale gara è stata scattata, se il Napoli ha una divisa particolare vi dice l’anno prima che qualcuno inizi a fare ipotesi bislacche, se il suo idolo quel giorno indossava la maglia numero 8 o 11 (eh sì, diverse gare il Nostro capitano le ha fatte col numero dell’ala sinistra di una volta, anche l’esordio). Non sbaglia mai, è impressionante. È lui che ci ha portato la foto della prima gara ufficiale di Juliano con la maglia della squadra della sua città.

Il 17 febbraio 1963 il Napoli affrontava appunto l’Inter del mago Helenio Herrera che poi avrebbe stracciato il campionato mentre gli azzurri sarebbero mestamente scesi in Serie B per un punto (chi non ricorda la pagina triste della partita col Modena in casa?). La squadra partenopea aveva due tecnici in panchina, il giovane Pesaola e il monumento Monzeglio, che a tratti andavano anche d’accordo. Su una cosa, in quel pre partita, furono concordi. Far esordire un giovane ventenne di belle speranze, un napoletano d.o.c., un giovanotto che poi avrebbe fatto una brillante carriera.

Nato calcisticamente nella squadra del suo quartiere, la Fiamma Sangiovannese, fu prelevato dal Napoli a 16 anni e da lì partì tutta la trafila verso la prima squadra. Una vita spesa per il calcio, per gli azzurri, nazionale compresa, che sarebbe stata molto più gratificante se davanti non avesse avuto giocatori del calibro di Rivera, Mazzola, Bulgarelli e De Sisti. In quel brumoso febbraio, lo si vede dalla foto, gli azzurri le buscarono di santa ragione e persero per 5 a 1 con la rete della bandiera segnata da Fraschini contro la tripletta di Di Giacomo “O’ bersagliere” e le reti di Suarez e Corso. Purtroppo, dopo quella gara, Juliano non giocò più e quella rimase la sua unica presenza di quel maledetto anno.

Lo scugnizzo iniziò a giocare con continuità solo l’anno dopo, in Serie B, conquistandosi pian piano i favori di pubblico e critica e soprattutto del nuovo mister Lerici. Dopo il secondo anno in B che si concluse con la promozione del 1965, Juliano sarà un punto fermo che non uscirà più di squadra tanto che quando si fecero agli acquisti boom di Sivori ed Altafini, non si potè prescindere dal pensare che le redini del centrocampo sarebbero state affidate allo scugnizzo di San Giovanni a Teduccio. In due anni, quindi, il Nostro bruciò le tappe e fece innamorare sempre più tifosi. Forse il signor Aveta, per una questione anagrafica, non sarà stato tra i promotori dello striscione che mostriamo qui in foto (JUniorLImpidoAtletaNostrano) apparso in curva nel 1966 ma sicuramente sarà capace di donarci ancora tante chicche sul nostro capitano.

Bandiera del calcio napoletano, ancora oggi ci chiediamo spesso se veramente Napoli lo abbia amato come meritava. Un testardo, un uomo di carattere, diverso dal napoletano indolente perché presto si rese conto che, in quanto nato in questa città, doveva lui essere da esempio per i ragazzini, conscio che si accoglievano meglio quelli che venivano da fuori che quelli che uscivano dal vivaio. Ma forse il ritratto migliore di Antonio Juliano lo fece una volta Ghirelli quando scrisse: “Ha una qualità non dico rara, ma certo insolita in noi napoletani: la serietà, la forza del temperamento, la tenacia. Di lui mi piace la mancanza di quella genialità e di quella fantasia che sulle rive del golfo sono diffuse quasi quanto i germi del paratifo”.
Davide Morgera
In alto, la foto dell’esordio in Serie A di Juliano: Napoli-Inter del ’63. Più sotto, Juliano con indosso un’inedita maglia rossa del Napoli. E infine, lo striscione per lui e la foto con sua madre nel negozio. (Archivio Morgera) 

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