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Il metodo Benitez sta rendendo adulto il Napoli

Il metodo Benitez sta rendendo adulto il Napoli

Terza vittoria consecutiva (non era mai accaduto in questa stagione, come ci hanno ricordato più volte nel corso della telecronaca Sky), distanza dalla Roma ridotta a quattro punti, vantaggio sulla quarta aumentato a cinque punti, vittoria sul campo del Chievo conquistata anche grazie alle ottime prestazioni dei nuovi acquisti Strinic e Gabbiadini, primo posto nella virtuale classifica del 2015.

Il Napoli ha vinto due a uno su un campo tradizionalmente ostile. Contro il Chievo Benitez ha evitato che si consolidasse l’idea di un Napoli A e un Napoli B: ha tenuto in panca Callejon e Gargano (oltre a Koulibaly squalificato) e schierato dal primo minuto Jorginho, Gabbiadini, Mertens con De Guzman alle spalle di Higuain. Oggi è il Napoli è la squadra di serie A che può vantare sul più ampio numero di combinazioni in attacco. Benitez ha l’opportunità di far ruotare sette elementi (con Insigne sarebbero otto): Higuain, Hamsik, Callejon, Zapata, Mertens, De Guzman, Gabbiadini. L’ultimo arrivato, poi, Manolo, può giocare in tutti e quattro i ruoli. A Verona ha segnato un gol da centravanti classico, rotazione sul piede perno e palla sul primo palo: una rete formidabile. Così come formidabile è stato l’assist di Higuain per l’ex sampdoriano in occasione della prima rete (fortunata).

Tra i vari meriti di Benitez, ce ne sono alcuni che vale la pena evidenziare. Innanzitutto la ripresa psicologica della squadra dopo la sconfitta contro la Juventus. Negli anni scorsi il ko coi bianconeri ha sempre rappresentato il ridimensionamento dei nostri obiettivi. Invece il Napoli ha reagito alla grande: tre vittorie consecutive in campionato, quattro se consideriamo la Coppa Italia.

Poi c’è la gestione della rosa. L’allenatore spagnolo, come tutti i fuoriclasse, è capa tosta. Ha ostinatamente lavorato sulla rosa, il suo obiettivo era ed è fare crescere collettivamente la squadra, ampliare il numero dei giocatori su cui poter contare. Un cambio di mentalità che parte da lontano, già dallo scorso anno. Che ovviamente ha attraversato momenti negativi – anche oggi, in caso di pareggio o sconfitta, sarebbero piovute critiche sulla formazione. Benitez è andato avanti per la sua strada e oggi siamo qui a commentare una vittoria frutto della gestione della rrosa e non più di quello che comunemente veniva definito turn over. 

Quindi il mercato. Ancora una volta il Napoli di Benitez ha colpito in maniera chirurgica sul mercato. Parafrasando Luca Carboni e il suo primo ellepì (“… intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film”), stiamo ancora aspettando il primo errore di mercato della gestione dello spagnolo. Bisogna aggrapparsi a Michu – infortunato – per provare ad avere una sia pure flebile voce in capitolo. In questa sessione, poi, Bigon e il tecnico sono stati perfetti: due colpi messi a segno subito. E che colpi. Strinic si è integrato perfettamente e si è rivelato un terzino perfetto, solido e affidabile. Poi ci sarebbe il capitolo Gabbiadini. E incredibile che qualcuno abbia sollevato dubbi sull’acquisto di uno dei cinque attaccanti più promettenti del calcio italiano (gli altri sono Immobile, Insigne, Destro e Zaza). Spesso si accusa il Napoli di avere scarsa lungimiranza e poi quando la società mette a segno un bel colpo c’è comunque chi storce il naso.

Si dovrebbe poi parlare dell’assetto tattico. Proprio quando stava raccogliendo i frutti di un anno di lavoro, Benitez si è ritrovato a dover fare a meno di Insigne l’ex incompreso che stava interpretando alla perfezione il ruolo che Rafa ha cominciato a insegnargli dall’estate 2013. Com’era facile prevedere, quel ruolo non era disegnato per Mertens che ha altre qualità e altri difetti. Benitez ha così lavorato su De Guzman che in breve tempo è diventato un elemento fondamentale. «Se segnasse anche, varrebbe trenta milioni», ha giustamente dichiarato oggi Benitez. 

A questo punto c’è poco da nascondersi. Il Napoli è a soli quattro punti dal secondo posto. E se la Roma si considera in corsa per lo scudetto non si capisce per quale motivo noi non dovremmo esserlo per il posto Champions. Tutto è perfettibile, ci mancherebbe. A centrocampo il Napoli continua ad attendersi (forse invano) qualcosa di più da Inler e Jorginho, così come la coppia centrale di difesa è senza valide alternative. Ma l’idea che questo Napoli fosse sideralmente lontano dalle prime due si è rivelata – almeno stando a oggi – una panzana. Gridata e sbandierata in maniera volgare e autolesionistica per mesi. E pazienza se a Sky Sport questo Napoli non diverte, ce ne faremo una ragione.  

Infine, un’ultima annotazione. Mai come in questa stagione abbiamo visto il Napoli crescere e mutare sotto i nostri occhi, abbiamo avuto la percezione fisica dei risultati prodotti dal lavoro dell’allenatore. Lavoro tecnico, tattico e mentale. Non è un caso che il Napoli abbia per la prima volta vinto tre partite consecutive. Si vince prima nella testa, e poi sul campo. Così come non è un caso che i nuovi arrivati si siano integrati così rapidamente. Napoli è esempio di abnegazione e organizzazione.  
Massimiliano Gallo

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