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Rafael-Hamsik-Higuain: da porta a porta in tre mosse e meno di dieci secondi. Il calcio verticale di Benitez

Rafael-Hamsik-Higuain: da porta a porta in tre mosse e meno di dieci secondi. Il calcio verticale di Benitez

Lui, Rafa Benitez, lo conosce come lo scacco matto del pastore. Noi, evidentemente avvezzi più alle barbe che alle transumanze, lo abbiamo sempre definito lo scacco del barbiere. Una roba per principianti, un utilizzo lunare dei due cavalli e il bianco dà matto con la donna protetta dall’alfiere. Scacchi: lo sport in assoluto più violento su questa terra, disse Gerry Kasparov. Benitez è appassionato di scacchi. L’anno scorso incontrò, a Napoli, la campionessa Maria De Rosa. In Inghilterra gli scacchi tornano in più di un’intervista del tecnico spagnolo. In Italia non ne parla o magari, più semplicemente, non glielo chiedono.

Fatto sta che martedì, a Cesena, il suo Napoli è andato a rete in tre mosse, una in meno dello scacco del barbiere. Tre mosse e in totale sette tocchi. Il tripudio del calcio verticale, quello di cui parlò Callejon quando venne convocato in Nazionale: «Me considero un jugador muy vertical». Rafael che con le mani lancia per Hamsik, lo slovacco quasi sulla linea di metà campo sbriga la pratica in due tocchi, controllo e lancio in profondità dove è scattato Higuain. L’attaccante argentino controlla, supera il portiere, se la accomoda e poi la deposita in rete. Quattro tocchi per il 2-0. Poco meno di nove secondi per passare la palla dalla porta nostra a quella del Cesena, in fondo al sacco. 

Meno di nove secondi, a Cesena. Dieci secondi e mezzo, lo scorso anno, a Napoli, per il raddoppio di Mertens contro la Juventus. A rinviare, allora, fu Pepe Reina, sempre con le mani. La appoggiò lunga a Pandev, il macedone la fece sfilare oltre la metà campo, non la controllò, la girò al volo a Mertens. Fin lì, due tocchi: la mano di Reina, il sinistro di Goran. Mertens la stoppa di petto, la difende, la porta avanti con due tocchi e poi fa secco Buffon. In tutto sei tocchi e poco più di dieci secondi. Da porta a porta.

Dodici, sempre di secondi, ne impiegò il pallone a Firenze lo scorso anno per finire dai piedi Reina fino in fondo alla porta di Neto. Con un passaggio in più. Lancio di Reina, stop sontuoso di Pandev a tre quarti campo, apertura immediata verso Higuain sulla sinistra, stop, si aggiusta la palla e poi di esterno destro la lancia verso Callejon che accorre sulle sua fascia: tiro al volo, palla che rimbalza e finisce sul secondo palo. Quattro calciatori, sette tocchi, dodici secondi e un gol. Il calcio verticale. Da porta a porta in dieci secondi e tre mosse. Altro che scacchi.
Massimiliano Gallo

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