ilNapolista

De Laurentiis, (ai tifosi piagnoni) dovevi parlare così

De Laurentiis, (ai tifosi piagnoni) dovevi parlare così

Quello che trovate qui sotto è il vocabolario De Laurentiis-Napoli, Napoli-De Laurentiis. Le frasi dette che hanno fatto infuriare i tifosi. Le frasi così come le avrebbero pronunciate altri presidenti facendosi battere le mani. Infine come avrebbe potuto parlare, senza cambiare il senso del discorso, facendosi apprezzare.

De Laurentiis, l’originale: «Io ci ho messo la faccia, 10 anni delle mie risorse per questo progetto, e non lascerò mai il Napoli. Abbiamo cominciato un processo di internazionalizzazione con un allenatore come Rafa Benitez e ci sarà tempo per rinforzarci sia sul piano mentale, sia dal punto di vista dell’organico. Saremo pronti per essere competitivi su tutti i fronti. Di negativo c’è che si è affetti da piagnonismo come direbbero a Roma. Io non sono un piagnone per natura e dico che le cose vanno giudicate alla fine. Ritengo scorretto e ingiusto poi stare dalla parte di chi è forte quando è forte e abbandonare chi invece in un momento sembra più debole. Molto triste e strano tutto ciò. È come essere innamorati di una donna bellissima e lasciarla per un’altra quando ha l’influenza per paura di ammalarsi. Come si dice qui, ‘a pazziella mmano ‘e criature. Sono creature o sono davvero innamorati i tifosi? La stagione non è neppure alla metà del percorso e noi siamo certi e consapevoli della forza che ha la rosa del Napoli. Una stagione è formata da vari momenti, ma i conti si fanno alla fine».

Come lo avrebbe detto Agnelli: «Dopo 32 scudetti vinti sul campo, dopo tutto l’impegno messo dalla nostra famiglia, non lasceremo ora la Juventus. Abbiamo cominciato un cammino con Massimiliano Allegri e davanti a noi c’è tutto il tempo per rinforzarci. Capisco il momento di sbandamento tra i tifosi, perché anche noi siamo tifosi come loro, siamo abituati a primeggiare e prometto che torneremo a farlo presto. Sedersi e commiserarsi non appartiene alla nostra mentalità sabauda. Mio padre diceva che la Juventus è un modo di essere, di esprimersi e di emozionarsi, di vivere insieme a tanti altri la nostra passione per il calcio, possibilmente per il bel calcio. Una passione che unisce persone di città, condizione sociali, fedi politiche diverse. Nella diversità delle opinioni di ciascuno, in questo momento delicato, dico che la Juve è sempre una bella signora che non si abbandona. I nostri tifosi sono troppo maturi per commettere quest’errore che peraltro darebbe un grande vantaggio a tutte le altre squadre che non aspettano altro.  Non siamo neanche a metà dell’anno, il nostro motto è fino alla fine». 

Lotito: «Allora, scusate, no perché qua si sta perdendo il contatto con la realtà, con una dimensione di condivisione della fattualità concreta che per un imprenditore come me, uno che in questa impresa ha deciso di apparire e di impegnarsi mettendoci la faccia, è la sola dimensione di operatività che possa davvero essere presa in considerazione. Io non lascio la Lazio, con Pioli c’è una progettualità spinta, con una sua tempistica, una tecnicalità e c’è una giusta misura nelle cose, est modus in rebus, sunt certi denique fines, come diceva Orazio. Siamo la prima squadra della capitale, i tifosi devono sape’ che i risultati si giudicano alla fine, ma omnia vincit amor, tutto vince l’amore, e sto a parla’ de’ Virgilio, no de’ Venditti. La Lazio è come una donna bellissima e non si può decidere di amarla na vorta sì e na vorta no, perché poi magari succede che la tempistica non coincide con la reciprocità del sentimento, periculum in mora, come diceva Tito Livio, che contrariamente a quanto ho letto su un quotidiano in questi giorni non era romanista ma d’’a Lazie. Non siamo neppure a metà stagione, non vorrei che dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, mentre a Roma si decide, Sagunto viene espugnata, ma poi sto Sagunto in che serie gioca? Non escludo niente, noi siamo per le multiproprietà, così i giovani possono fare esperienza invece di riempire le squadre de’ stranieri. Cogito ergo sum, cca’ nisciuno è fesso».

Come lo avrebbe detto Pallotta: «Non sono venuto a investire in Italia per fermarmi dinanzi a un momento negativo e non lascerò mai la Roma. Abbiamo cominciato un processo di internazionalizzazione con un allenatore che tanti ci invidiano come Rudi Garcia, nel rispetto delle regole sul fair play finanziario ci rinforzeremo se ci accorgeremo che ce ne sarà bisogno. In questa città, ma dovrei dire in tutto il Paese, non è solo una cosa che riguarda la nostra Roma, esiste una tendenza che non mi piace perché non appartiene alla cultura dello sport americano da cui provengo. Ci si deprime troppo facilmente. Hey boys, così non va. Nella mia idea di sport si sostiene la propria squadra anche in un anno storto fatto di molte sconfitte, come mi è capitato da tifoso dei Boston Celtics. L’amore per una squadra è come quello per una donna, voi avete un inno bellissimo che è della Roma da molto tempo prima di me. Roma Roma Roma, unico grande amore. Unico e grande, più dell’amore di altre tifoserie per altre squadre. Come avete già dimostrato dopo l’1-7 con il Bayern. Non siamo neppure a metà del cammino e ci riprenderemo. Come si dice? Rome wasn’t built in a day. Vi voglio bene. God bless you».  

Come lo avrebbe detto Berlusconi: «Il mio impegno, quello della mia famiglia, del mio gruppo, delle mie aziende, delle mie proprietà, in questi anni non è venuto mai meno e mai succederà, lo dico ai tifosi mettendomi una mano sul cuore. Con un allenatore come Pippo Inzaghi abbiamo cominciato un percorso e ci sarà tempo per consolidarlo. Purtroppo, alcuni tifosi, sicuramente comunisti, manovrati politicamente da chi in questo Paese vuole farmi fuori, si lamentano. Io sono un uomo del fare e non del piangere, oltre tutto sapete che non mi piace essere giudicato (battuta, allusione, la gente capisce e ride, ndr). Aggiungo che mi ritengo un galantuomo e vi posso giurare che non ho mai, dico mai, lasciato una donna da sola sotto le coperte solo perché aveva 37 di febbre per paura di ammalarmi. Non voglio, come si dice a Napoli, lasciare la vulva in mano agli pargoli (risatona, ndr). Mi chiedo se questi tifosi che contestano siano innamorati allo stesso modo delle loro donne, perché altrimenti dovrei sollevare qualche mio dubbio personale sulle loro capacità amatorie (altra risatona, ndr). Scherzi a parte, sdrammatizziamo, la stagione è lunga e faremo la nostra parte fino in fondo».

De Laurentiis, come avrebbe dovuto parlare per far apprezzare il suo discorso: «Nel Napoli ho messo la mia faccia perché ho preso un impegno serio con voi, 10 anni sono lunghi, impegnativi, possono stancare. Io non sono stanco, non lascerò mai il Napoli. Abbiamo cominciato un processo di internazionalizzazione con un allenatore come Rafa Benitez che per il Napoli è un valore aggiunto. Ma c’è una cosa che non mi piace e la devo dire con la franchezza che il popolo napoletano apprezza da sempre. Come si dice qui, il parlare in faccia è fatto per gli amici. Io proprio non capisco perché dobbiamo abbatterci. Non capisco perché dobbiamo piangere. Vedo che c’è una piccola parte di tifosi che lo fa. Capitano momenti nell’arco di 10 anni, in un rapporto fra due parti, in cui uno è più debole e l’altro è più forte. Ci sono stati momenti in cui credo di aver dato io qualcosa alla città, adesso chiedo alla città di starci vicino. Non le chiedo di farlo per me, lo faccia per la squadra. Non voglio che qualcuno possa dire un giorno che Napoli sta dalla parte di chi è forte quando è forte e abbandona chi invece in un momento sembra più debole. Sarebbe triste. È come essere innamorati di una donna bellissima, Napoli è la città dell’amore, nessun napoletano lascerebbe la sua donna per un’altra nel momento in cui la prima si dovesse ammalare. Aiutatemi a non far diventare il Napoli una pazziella in mano a una creatura. I tifosi sono creature o sono innamorati? Io dico che sono innamorati. Siamo l’unica squadra al mondo ad aver come inno una canzone d’amore. I conti li faremo alla fine, il napoletano si fa secco ma non muore».
Nando Deguti

ilnapolista © riproduzione riservata