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Se i tifosi del Napoli (rafaeliti come me e papponisti) sposassero lo spalla a spalla di Benitez

Se i tifosi del Napoli (rafaeliti come me e papponisti) sposassero lo spalla a spalla di Benitez

La squadra ha cambiato passo rispetto all’incerto inizio di stagione. 

Da un bel po’ di partite, ormai, si vedono gioco, impegno, grinta che nelle prime apparizioni del Napoli 2014/15 sembravano un miraggio.

Serve, ora, un cambio di passo anche da parte del tifo. Dev’essere un cambio deciso, in grado di coinvolgere anche quella parte della stampa cittadina che continua a dimostrare di condividere poco o niente la visione di Rafa Benitez.

Per questo torno con la mente ad uno dei motti lanciati dal nostro allenatore, quello “spalla a spalla” che lanciò quando il pubblico sembrava essersi allontanato irrimediabilmente da alcuni dei ragazzi.

Oggi quella distanza sembra essersi colmata, ma se n’è creata un’altra: da una parte quelli che chiamerò gli scontenti, dall’altra i fiduciosi.

Gli scontenti sono con la testa ancora al mercato di agosto, ai nomi che non sono arrivati, all’esclusione dalla Champions. I fiduciosi sono quelli che nella squadra e nel mister hanno continuato a credere anche di fronte alle partite più brutte, che hanno deciso di avere pazienza di fronte agli acquisti di De Guzman e Michu, che hanno sofferto per l’eliminazione con il Bilbao, ma che non se la sono sentita di dichiarare chiusa la stagione dopo il preliminare.

Io appartengo alla schiera dei fiduciosi, ma credo che, obiettivamente, in entrambi i sentimenti si possa ritrovare più di qualche ragione.

Allo stesso tempo credo, ed è questo quel che mi preme di più in questo momento, che per il bene del Napoli sia giunto il momento in cui fiduciosi e scontenti debbano mettersi vicini, spalla a spalla, e sostenere la squadra in tutte le sue componenti.

Ragionevolmente non possiamo pensare di continuare, per tutta la stagione, a rinfacciarci le nostre convinzioni. Non possiamo permetterci di aspettare il primo passo falso per continuare a deprecare il turn over dopo le sconfitte (come in Svizzera) o la prima vittoria per incensarlo (come ieri).

Sarei un ingenuo, d’altra parte, se chiedessi ad ognuno di cambiare idea. Infatti non lo farò.

Ai rafaeliti dico di rimanere tali, così come ai papponisti. Nessuna abiura, piuttosto la richiesta di prendere consapevolezza che il Napoli, in questa stagione ha ancora molto da dire. Siamo in corsa in campionato, in Europa League, in Coppa Italia e dovremo giocarci la Supercoppa.

Può essere un’annata piena di successi e in parte dipenderà anche dal clima che sapremo creare attorno alla squadra. Non possiamo aspettarci nulla, lo sappiamo, da una buona parte del mondo dei media. I personaggi li conosciamo tutti, non starò qui a rivangare le motivazioni recondite e gli interessi che spingono questo o quell’altro commentatore, di volta in volta, a mettere l’accento o addirittura a creare ad arte la polemica del giorno. Sappiamo che il Napoli spesso e volentieri viene maltrattato dalle televisioni nazionali e di quelle locali non voglio neanche parlare.

Sta a noi, dunque. Dobbiamo scegliere.

“Spalla a spalla” dice il mister.

“Scurdammece ‘o passato” dice una nota canzone napoletana che per la verità non mi è mai piaciuta, ma che in una strofa meno nota recita

“Tarantella, ‘stu munno é ‘na rota,

chi saglie ‘a sagliuta,

chi sta pe’ cadé:

dice buono ‘o motto antico,

ccá se scontano ‘e peccate,

oggi a te, dimane a me!”
Fabio Avallone

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