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Sarà dura per il Napoli senza Insigne. Mertens non è la stessa cosa e Benitez lo sa. Cambierà il modulo?

Sarà dura per il Napoli senza Insigne. Mertens non è la stessa cosa e Benitez lo sa. Cambierà il modulo?

Senza Insigne come si farà. Trovata continuità nei risultati contro avversarie non banali, trovato un atteggiamento difensivo convincente, al Napoli viene meno uno dei giocatori migliori dell’ultimo mese. Un giocatore che da scugnizzo era a un passo dal diventare uomo. Il ritorno in nazionale avrebbe certificato l’ultimo miglio. La forza di Insigne oggi sta nella sua diversità. Non è più il talentino dei guizzi e dei gol di Pescara, o della prima estate in ritiro da napoletano, quando dopo l’amichevole con il Bayern Robben, stupito, va a chiedergli la maglia. Nel renderlo un giocatore più uguale a tanti altri, Benitez lo ha paradossalmente trasformato in un giocatore unico. Corre e rincorre, arretra e contrasta. Non c’è giocatore di qualità che abbia oggi il suo senso della fatica. Non c’è giocatore di fatica che abbia la sua qualità. L’Insigne di Benitez si vede sulla linea dei terzini a coprire e poi si inventa un passaggio in verticale. C’è voluto del tempo per essere tutte queste cose insieme. La fatica nelle gambe per il lavoro difensivo, a lungo gli ha tolto smalto in attacco. Gli ha tolto lucidità e gli ha aggiunto nervosismo. Come quando si sta a dieta. Insigne era a dieta di dribbling perché stava imparando a diventare grande. Ieri ha toccato 15 palloni in tutto prima di infortunarsi. Con quei 15 palloni ha calciato due volte nello specchio, una volta fuori, ha smarcato Hamsik sulla sinistra per il passaggio basso verso Higuain (5’) e ha messo Higuain davanti a Neto (13’). La straordinaria diversità di Insigne sta nell’essere diventato il più concreto fra i giocatori atipici. Questo lo rende speciale e prezioso anche nel giorno in cui non gli entrano i colpi. Lo ha capito da tempo Benitez, che ha fatto una scelta definitiva nel preferirlo a Mertens come titolare sulla sinistra. 

Mancherà molto Insigne al Napoli. Le ripercussioni possono essere pesanti. Tutte le volte che a Benitez sono mancati gli esterni, la squadra ne ha risentito in termini di equilibrio tattico e di incisività. L’assenza di Insigne si aggiunge a quella di Zuniga, che poteva essere una alternativa in quel ruolo (Benitez lo aveva anche già provato). Senza Insigne, il Napoli perde uno dei suoi uomini migliori nell’assist e nella giocata per il taglio. Insigne gioca in media 35 palloni a partita, con una percentuale di riuscita dell’82%, che è altissima per chi come lui non appoggia all’indietro e quasi mai di lato. La soluzione più logica e immediata è l’utilizzo di Mertens dal primo minuto. Ma quando Dries è entrato dall’inizio, le sue partite sono quasi sempre state leggere. Mertens ha una straordinaria capacità di incidere sulla partita mentre la partita si spegne, quando le gambe degli altri sono ingolfate di acido lattico. Dovrà crescere anche lui, come è cresciuto Insigne. Dovrà sacrificarsi, passare attraverso un periodo complicato, di ispirazione calante nella seconda metà del campo, dovremo stargli vicino, avere pazienza, non innervosirlo. Ma sospetto che Benitez si inventi anche altro. D’altra parte Mertens non potrà giocare 90 minuti ogni volta. De Guzman è il candidato principale per colmare il vuoto di Insigne in quel ruolo. Non so se abbia corsa sufficiente per sobbarcarsi il lavoro da esterno totale. Una soluzione potrebbe essere quella di tenere Callejon e Hamsik più stretti dietro Higuain, aggiungendo un uomo (anche lo stesso De Guzman o Gargano in certi casi) nella mediana, per sintetizzare direi un 4-3-2-1. E poi qualcosa sul mercato andrà fatta, sempre considerando i nostri parametri di intervento e di spesa.
Il Ciuccio

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